Difesa Hannoun: accuse basate su prove israeliane, impossibile verificarne legalità e rispetto delle garanzie
Secondo la difesa di Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione dei palestinesi in Italia e principale indagato nell’inchiesta, le accuse sarebbero “largamente costruite su elementi probatori e valutazioni, anche giuridiche, di fonte israeliana”. I legali Dario Rossi, Emanuele Tambuscio e Fabio Sommavigo sostengono che, proprio per questa provenienza, “non è possibile un reale e approfondito controllo su contenuti e rispetto dei principi costituzionali, convenzionali e codicistici di formazione della prova”.
È su questo sfondo che si collocano le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Genova, che si stanno ora concentrando su una serie di file informatici che sarebbero stati cancellati dai computer di alcune associazioni ritenute coinvolte nella raccolta di fondi destinati ad Hamas. Parte della documentazione sarebbe stata eliminata dai pc delle sedi operative per il timore di controlli e arresti, ma una copia sarebbe stata conservata su un hard disk esterno e affidata a un “amico di fiducia”.
Un elemento che, per gli investigatori, potrebbe aprire nuovi sviluppi nell’inchiesta e consentire di ricostruire in modo più dettagliato la rete di contatti e i flussi di denaro diretti verso le brigate di Al Qassam – e almeno in un caso anche per Hezbollah – che, secondo l’accusa, circolavano talvolta sui camion umanitari.
Dalle intercettazioni contenute nelle carte emerge che, per la paura di essere scoperti e arrestati, alcuni degli indagati – Mohammed Hannoun e Abu Falastine (il cui vero nome era Ra’Ed Hussny Mousa Dawoud) – avevano deciso di cancellare quanto era presente sul pc della sede dell’associazione “La cupola” in via Venini a Milano, uno dei presunti collettori di denaro destinato al “Movimento di resistenza islamica”. A giugno Falastine affermava: “Ho cancellato tutto…i vecchi file tutti cancellati… tutte le ricevute cancellate. Ovviamente ho tenuto una copia e l’ho messa in un hard disk e l’ho lasciata da un amico di fiducia”.
Nel corso delle perquisizioni, i militari hanno sequestrato diversi computer e supporti informatici. In un caso, tre pc sarebbero stati trovati nascosti nell’intercapedine di una parete di un appartamento di uno studente a Sant’Angelo Lodigiano, in provincia di Lodi. Si tratta di materiale che gli inquirenti definiscono di particolare interesse investigativo e che sarà analizzato nei prossimi giorni per verificare la presenza di documenti utili a confermare le ipotesi accusatorie.
Al di là dei contenuti digitali, secondo l’accusa sono diversi gli elementi che confermerebbero l’adesione ad Hamas del gruppo attivo in Italia. “Toufan al Aqsa, 7 ottobre 2023, è stato l’inizio della liberazione. Noi adesso siamo sulla strada della liberazione…”, diceva Abu Falastine, considerato dalla sicurezza interna di Hamas un riferimento in Italia e in possesso anche di un video dei tunnel sotto Gaza. L’“Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese”, con sede a Genova e guidata da Hannoun, organizzava raccolte di denaro inviando non solo bonifici ad altre presunte charity. Spesso, secondo gli investigatori, il denaro viaggiava sui camion assieme agli alimenti diretti a Gaza: contanti che potevano arrivare a centinaia di migliaia di euro e che giungevano nella Striscia passando per Il Cairo, Amman o Istanbul, sfruttando “alcuni dipendenti dell’associazione, utilizzando ‘cash couriers’ oppure ricorrendo a escamotage come delegazioni filantropiche”.
Una di queste iniziative, denominata “Un convoglio per Gaza”, fu organizzata nel 2024 e presentata nella sala della Parrocchia di Piazza San Lorenzo in Lucina a Roma, con testimonial il maratoneta italiano Modestino Preziosi. Secondo l’accusa, quelle banconote – quasi sempre dollari – avrebbero invece foraggiato i terroristi. A dimostrarlo vi sarebbe un’intercettazione in cui Suleiman Hijazi, stretto collaboratore di Hannoun, ammette che “per quanto riguarda i progetti la maggior parte dei soldi vanno (…) alla Muqawama (Hamas) (…), quasi tutto!”.
Dalle conversazioni captate non emerge solo Hamas. Il 14 febbraio, in un’intercettazione, “Dawoud parla del trasferimento di una somma di denaro da Istanbul ad Amman in favore di Hezbollah”, mentre in un’altra intercettazione del 2024 un interlocutore di Hannoun, dopo una consegna, “specifica di aver preparato 10 camion e menziona 3 o 4 borse piene di dollari aggiungendo che ormai nessuno vuole più farina, essendocene in abbondanza”. In un’ulteriore conversazione emergono anche lamentele: “I 400mila dollari spesi per l’acquisto di alimentari per la carovana benefica saranno rubati in quanto i camion vengono assaliti”.
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