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Manovra, ok definitivo della Camera: l’Italia delle riposte passa sui cartelli della sinistra. Meloni: “Priorità a famiglie, lavoro, imprese e sanità”

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Manovra: via libera definitivo alla Camera. Con 216 voti a favore, 126 contrari e 3 astenuti, la Camera ha approvato in via definitiva la Legge di Bilancio. L’ok finale arriva dopo la maratona notturna e una pausa in mattinata. Sui banchi del governo sono presenti, tra gli altri, i ministri Giancarlo Giorgetti, Antonio Tajani, Carlo Nordio, Luca Ciriani e il viceministro Maurizio Leo.

Il sipario sulla Legge di Bilancio 2026 si alza con un segnale di stabilità e concretezza. Con 216 voti favorevoli, Montecitorio ha fatto scattare il semaforo verde su una manovra che la premier Giorgia Meloni ha definito senza esitazioni «seria e responsabile». È l’atto finale di una maratona parlamentare che consegna alla nazione un pacchetto di misure da 22 miliardi di euro, costruito per dare certezze a famiglie, lavoratori e imprese. Nonostante un contesto internazionale complesso.

Via libera della Camera alla manovra con 216 sì. Meloni: «Priorità a famiglie, lavoro e sanità»

Non a caso, subito dopo l’approvazione, la presidente del Consiglio ha rivendicato con orgoglio il senso politico dell’operazione: «Il Parlamento ha approvato la Legge di Bilancio 2026. È una manovra seria e responsabile, costruita in un contesto complesso, che concentra le limitate risorse a disposizione su alcune priorità fondamentali: famiglie, lavoro, imprese e sanità. Proseguiamo nel percorso di riduzione dell’IRPEF per il ceto medio. Nel sostegno alla natalità e al lavoro. Come nel rafforzamento della sanità pubblica e nel supporto a chi investe, produce e crea occupazione», scrive sui social Giorgia Meloni.

«Un altro passo avanti per dare certezze alla Nazione e continuare a costruire un’Italia più solida e competitiva»

E prosegue: «Abbiamo lavorato – sottolinea la premier – per rendere strutturali misure già avviate. E per rafforzare quelle che incidono realmente sulla vita quotidiana degli italiani. Mantenendo fede agli impegni assunti. Un altro passo avanti per dare certezze alla Nazione e continuare a costruire un’Italia più solida, competitiva e capace di guardare al futuro con fiducia».

Manovra, i pilastri del provvedimento

Dunque, come si evince dalle stesse parole della premier, il cuore della manovra è soprattutto la riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33% per i redditi fino a 50mila euro. Una boccata d’ossigeno reale per quel ceto medio troppo a lungo dimenticato dai governi precedenti. Ma ecco, di seguito, gli altri pilastri del provvedimento appena varato. La Legge di Bilancio, infatti, non si limita ai saldi tanto deprecati dall’opposizione, ma delinea una visione di crescita. Tra i punti cardine, un fisco più equo: oltre al taglio Irpef, allora, arriva il contributo di 12 miliardi da banche e assicurazioni, a dimostrazione di una manovra che non guarda in faccia ai poteri forti.

Fisco più equo, sviluppo e infrastrutture, e agricoltura al centro

E ancora. Si punta sul sostegno sociale: come? Per esempio con 3,5 miliardi per le famiglie, con il rafforzamento del bonus mamme, e la conferma della “Carta dedicata a te”. E sul fronte “Sviluppo e Infrastrutture”, ecco rifinanziati la Nuova Sabatini per le PMI e il Ponte sullo Stretto, opera strategica che prosegue il suo iter. Mentre in ambito “agricoltura”, il ministro Lollobrigida ha sottolineato come il settore primario resti centrale, con politiche che hanno reso la produzione agricola italiana la prima in Europa per valore aggiunto.

Ok alla Manovra, la sceneggiata strumentale della solita opposizione…

Eppure, a fronte di tanto e tale lavoro culminato nella Manovra al via libera definitivo della Camera – e molto di più – ancora una volta l’opposizione non ha mancato di inscenare in aula il suo teatrino strumentale. Infatti, mentre il centrodestra compatto approvava misure imprescindibili per il Paese, i banchi del centrosinistra offrivano l’ennesimo spettacolo di polemica virulenta e strumentale. Al momento del voto, il Partito democratico ha allestito la solita recita a soggetto a favore di telecamera, alzando cartelli con la scritta “Disastro Meloni”. Una contestazione vuota, priva di controproposte alternative, che conferma solo lo scollamento del centrosinistra tra il Palazzo e la realtà del Paese.

Manovra, Giorgetti: «Falso dire che è per ricchi, abbiamo fatto un grande sforzo sui redditi medio bassi»

A cui per primo ha replicato il ministro Giorgetti, sostenendo e rilanciando: «È assolutamente falso» definire la legge di Bilancio appena approvata una manovra «per ricchi». Non solo. Il ministro dell’Economia, in un punto stampa organizzato al termine del voto finale alla Camera sulla legge di Bilancio, ha anche aggiunto e sottolineato: «Basta leggere i documenti dell’Ufficio parlamentare del bilancio, della Banca Centrale Europea e di tutte questi istituzioni che notoriamente non sono amicissime del governo, che dicono che lo sforzo che abbiamo fatto è uno sforzo che si concentra sui redditi medio bassi. Soprattutto sui lavoratori dipendenti con redditi medio bassi, tale che ha permesso di recuperare ampiamente il cosiddetto fiscal drag».

Pertanto, ha chiosato il ministro sul punto, se si guarda «l’andamento delle entrate fiscali» – i cui dati definitivi arriveranno domani – «si scopre che la tassazione sul lavoro dipendente genera minori entrate. Mentre aumentano di diversi miliardi le tasse sui capitali e sulla rendita», ha concluso Giorgetti.

Le repliche all’insurrezione tutta chiacchiere e distintivo del centrosinistra

Dura, allora, tra le varie, anche la replica di Paolo Trancassini (FdI), che in un suo commento fotografa impietosamente lo stato delle minoranze e sanziona politicamente «una sinistra unita solo dall’anti-melonismo, incapace di proposte. E che tifa sempre contro l’Italia». Non mancando nelle more di evidenziare: «Ci sono 143 miliardi per la Sanità, la cifra più alta mai investita. Nessuno aveva mai speso tanto».

Così come anche il deputato Fabrizio Rossi, (esponente di Fratelli d’Italia e componente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera), non manca di ribadire come questa manovra riesca a coniugare «attenzione sociale e tenuta dei conti pubblici», smentendo nei fatti il catastrofismo delle opposizioni.

E intanto, con l’ok della Camera, il governo Meloni mette in sicurezza il 2026, trasformando le promesse elettorali in norme dello Stato. E lasciando alla sinistra il solo compito di agitare cartelli, mentre l’Italia torna a correre facendo lo slalom tra gli slogan e gli striscioni di una opposizione in panne e a corto di contro-proposte e alternative valide.

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