L’Avis rimette a nuovo una struttura messa a disposizione dall’Asl, investe circa 50mila euro in macchinari e strumentazioni ma da due anni e mezzo i donatori sono costretti a utilizzare l’autoemoteca, l’ambulanza, per offrire il loro sangue a chi soffre.Succede a Salerno dove dal luglio del 2014, i volontari dell’Avis attendono che dalla Regione arrivi finalmente quel provvedimento che consentirà loro di poter operare nei locali all’avanguardia e con gli strumenti che hanno messo a disposizione del pubblico ma a cui la burocrazia della sanità non ha ancora dato il via libera ufficiale. Eppure per ottenere finalmente l’agognato accredimento, almeno quello provvisorio, secondo i volontari, non basterebbe che un sopralluogo da parte della stessa Asl.Un sopralluogo che però si sta facendo aspettare da tempo. Da due anni e mezzo. A nulla sono valse le lettere e le comunicazioni inviate dal presidente dell’associazione, il dottor Matteo Mari, a Regione, Asl e Prefetto nel corso dei mesi per ottenere che la questione potesse essere finalmente risolta. E così, allo stato attuale, poltrone e strumentazioni restano ferme, avvolte nel cellophane e inutilizzate. Con il rischio di assestare un colpo importante e pesante al numero di donatori nella città di Salerno.Il fatto di avere una struttura al centro della città, facilmente raggiungibile da chiunque, infatti, aveva creato attorno all’Avis un bel giro di volontari. Che però, adesso, sono costretti –per donare – a recarsi direttamente in ospedale oppure ad aspettare la disponibilità del “furgoncino”. E il paradosso sta nel fatto che l'autoemoteca si ferma e accoglie i donatori proprio nel cortile della struttura "dimenticata" dalla burocrazia campana.“Abbiamo perso già più di mille volontari – dice Mari -, e la situazione rischia di peggiorare. Se ha un costo sbrigare le pratiche per l’accreditamento della nostra struttura, il fatto di avere meno sacche di sangue a disposizione per questa provincia rappresenta costi economici per la sanità che sono sicuramente più alti”.
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