In altri tempi sarebbero già iniziati i riti di espiazione. Il santo ha negato il miracolo al suo popolo. Il sangue di San Gennaro non si è liquefatto. A Napoli, questo non è buon presagio.E' l’ultimo rito d’autentica paganitas, di partecipazione antica e popolare alla fede e alla spiritualità. Si tratta forse dell'ultima testimonianza di un mondo davvero tradizionale che è cambiato troppo in fretta per riconoscere il suo passato e del ritratto di una devozione che non c'è più. Il miracolo del santo patrono di Napoli, San Gennaro, nonostante tante accuse, polemiche, studi e a volte calunnie e (soprattutto) nonostante la secolarizzazione incontrovertibile della religiosità, più orientata alle vicende del mondo che a quelle dello spirito, è tra le pochissime reliquie che dal vecchio mondo rurale e contadino sono transitate nella nostra modernità.Lo scioglimento del sangue custodito nell’Ampolla conservata al Duomo è prodigio che si verifica tre volte l’anno. Si inizia in primavera, il primo sabato di maggio, come una benedizione dei campi e una predizione sull’andamento del raccolto, poi il 19 settembre, in occasione della festa a lui dedicata. Infine il 16 dicembre, in ricordo del miracolo che fermò l’eruzione del Vesuvio salvando Napoli da distruzione certa, nel 1631. Quando il Santo non ha concesso al popolo la sua benedizione, mediata nel miracolo del suo stesso Sangue, è sempre accaduto qualcosa di brutto.Non si sciolse il sangue quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale nè quando l’Italia entrò in guerra, nemmeno quando ci fu l’epidemia di colera in città nel ’73 e manco quando nell’80 si sarebbe poi verificato il dramma del terremoto dell’Irpinia. L’ultima volta che il miracolo non s’è verificato è stata dieci anni fa. Anche ieri il santo non ne ha voluto sapere.Come riporta il Mattino, l’abate Vincenzo De Gregorio ha notato che: “Il sangue si scioglie e poi si ricoagula, non si può parlare di prodigio”. La celebrazione iniziata al mattino, poi interrotta e ripresa nel pomeriggio, s’è conclusa senza successo poco dopo le 19. Il prelato, poi, ha chiesto ai fedeli di non lasciarsi sopraffare dalla tentazione della paura di disgrazie o sciagure imminenti.
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