Negli ultimi tempi si parla moltissimo di intolleranze alimentari e sugli scaffali dei negozi è boom di prodotti privi di lattosio o glutine. Ma cos’è un’intolleranza? Le diete prive di glutine o lattosio, per persone che non sono intolleranti a questi alimenti, sono davvero una scelta sana? Per fare chiarezza su queste questioni abbiamo interpellato la dottoressa Silvia Goggi, medico in scienze dell’alimentazione, che ha risposto con gentilezza alle nostre domande. Dott.ssa Goggi, sentiamo spesso parlare di allergie alimentari e di intolleranze, potrebbe spiegarci la differenza? L’allergia alimentare è una risposta esagerata del sistema immunitario nei confronti di un determinato alimento e si verifica poco dopo l’ingestione di quest’ultimo. È facilmente diagnosticabile con le giuste analisi del sangue o attraverso test allergologici cutanei. Il termine intolleranza è invece un vero e proprio vaso di pandora, che comprende patologie vere e proprie come la celiachia (definita, in modo riduttivo, intolleranza al glutine) e l’intolleranza al lattosio (fastidiosa ma di certo meno pericolosa); accanto a queste vi sono molti altri tipi di intolleranze purtroppo, ad oggi, ancora difficilmente diagnosticabili con metodi scientifici oggettivi. Quali sono i sintomi di un’intolleranza e quali sono gli alimenti che più comunemente causano intolleranza? Eccezion fatta per la celiachia e l’intolleranza al lattosio, con sintomi codificati e intorno ai quali c’è ormai il consenso della comunità scientifica, i sintomi delle intolleranze sono soggettivi e spaziano dai fastidi gastrointestinali (gonfiore, diarrea, senso di pesantezza, stipsi), alla cefalea, ai disturbi del sonno e della concentrazione, alla stanchezza cronica. Gli alimenti che, in assenza di diagnosi di intolleranza al lattosio o di celiachia, il paziente riconosce autonomamente come causa dei suoi disturbi sono spesso i derivati del latte o alimenti che contengono glutine, anche a fronte degli esami diagnostici negativi. Questo avviene perché si attribuisce impropriamente al glutine e al lattosio la colpa della propria sintomatologia, quando invece la causa va ricercata in altre componenti dell’alimento in questione ad esempio il lievito che crea gonfiore e stipsi e gli zuccheri che concorrono ad acuire il senso di stanchezza. Negli ultimi tempi le diete gluten-free e lactose-free stanno aumentando, gli scaffali dei negozi hanno spazi sempre più ampi dedicati a questi prodotti, si tratta di una moda? qual è la sua opinione a riguardo? È sicuramente positivo il fatto che chi soffra di celiachia o di intolleranza al latte possa accedere ad una gamma di prodotti sempre più ampia e gustosa. Questi pazienti hanno aspettato anni per vedere riconosciuto il loro diritto ad un’alimentazione meno monotona. Per i soggetti ‘sani’ che consumano cibi senza glutine e senza lattosio vi è il rischio che, nell’erronea convinzione di ottenere un qualche beneficio per la salute, si possa andare incontro a una serie di carenze nutrizionali che potrebbero diventare causa di altre patologie come ad esempio l’osteoporosi per la mancanza di calcio. Consumare prodotti senza glutine senza una reale necessità può essere poi controproducente perché per sopperire alla mancanza di glutine, proteina che fa da legante – dando una consistenza e un gusto gradevole al cibo, per intenderci – questi prodotti abbondano in grassi e zuccheri semplici dannosi per la salute. Consumare cibi senza glutine e senza lattosio perché la pubblicità ci convince che se un prodotto è “senza” (glutine, lattosio, ma anche grassi, zuccheri e uova), allora è per forza “meglio”, non è solo sbagliato, ma anche controproducente. #universityita #universityitalia #intollerenze #alimentazione #benessere