L'avvertimento di Mosca sulle riserve di gas europee
L'inverno è alla porte e la Russia torna a bussare all'Europa per ricorda il suo potere nel sistema energetico continentale. Le nocche sul portone della Ue sono un avvertimento a Kiev che sta intaccando le riserve di gas per il suo uso interno e se le temperature nei prossimi mesi dovessero crollare verso febbraio i paesi della parte occidentale potrebbere trovarsi in una situazione "spiacevole".È Vladimir Chizhov, rappresentante permanente russo presso l'Ue, ha portare l'avviso. C'è da sapere che il gas stoccato nei depositi sotterranei ucraini è infatti di norma conservato per far fronte ai picchi di utilizzo nei periodi più rigidi dell'inverno. "Qualora in Europa le temperature dovessero precipitare di 10 gradi - ha sottolineato Chizhov in un'intervista a Interfax - i consumi schizzerebbero in tutti i paesi. Ma una molecola di gas impiega due settimane per viaggiare dai depositi di Utengoi fino al centro di smistamento austriaco di Baumgarten. Per questo servono i depositi sotterranei: per controbilanciare i picchi di consumo. E se vengono svuotati all'inizio dell'inverno, la situazione potrebbe diventare spiacevole a febbraio, specialmente nei paesi europei"Insomma, un campanello d'allarme che rientra nella strategia di Mosca. La Russia, d'altra parte, è sempre il primo fornitore di gas dell'Ue, con il 39% delle importazioni nel 2013. Dall'epoca delle crisi del 2006-2009, quando un pezzo di Europa rimase al freddo, però, la situazione è in parte cambiata e il livello dei depositi di gas in Europa è rassicurante: sono pieni per quasi l'81%. L'Italia è il Paese che li ha più pieni di tutti, con circa il 94%. E anche i Paesi a rischio, dalla Bulgaria alla Polonia, superano l'80%. Le scenario è ad ogni modo in rapido mutamento. Mosca ha infatti deciso di intensificare i lavori per il raddoppio del Nord Stream-2, il gasdotto del Baltico che aggira l'Ucraina - Kiev ha protestato con forza contro questo progetto - e porta l'oro azzurrò direttamente in Germania.Chizhov ha giurato che questa mossa non è una "rappresaglia" per il congelamento del gasdotto Turkish Stream. "L'accordo commerciale tra Gazprom e i suoi partner occidentali europei - ha detto Cizhov - è stato firmato molto tempo prima delle ultime elezioni in Turchia e le successive azioni ostili delle autorità turche nei confronti della Russia". Eppure è proprio sul fronte meridionale, con le relazioni bilaterali russo-turco al minimo storico, che si potrebbe concentrare l'attenzione della 'gasdiplomacy' russa. La Turchia, infatti, riceve il 55% della sua fornitura di gas proprio da Mosca. La maggior parte viene usato da Ankara per la produzione di energia elettrica e la produzione industriale. In caso di interruzione della fornitura, dunque, a soffrirne sarebbe in primis l'economia turca. Inoltre, ricorda l'esperto di energia Necdet Pamir in un'analisi per la Deutsche Welle, "non è vero che il gas del Qatar potrebbe essere acquistato al posto di quello russo" perchè le infrastrutture turche "non ne consentirebbero" l'immissione nella rete; stessa cosa per quanto riguarda il gas dell'Azerbaijan e quello dell'Iraq. Morale: se la Russia decidesse di chiudere il rubinetto difficilmente Ankara potrebbe correre ai ripari in fretta. E Mosca questo lo sa bene