Affidiamo a un nostro affezionato lettore, Franco Martiradonna, il compito di “farci gli auguri” in questo passaggio di anno, non particolarmente lieto e sereno in giro per questo agitato e complicato pianeta. Ovviamente noi tutti della redazione ci associamo e vi diamo un arrivederci a brevissimo. Feste di ieri e Feste di oggi Quando ero piccolo, molti anni fa, il Natale era la festa di tutti, in senso religioso e famigliare. Le strade si addobbavano non grazie agli sponsor, ma perché i commercianti sentivano l’aria di festa ed addobbavano i loro negozi con la merce migliore, che forse vendevano solo in quella occasione. Il pomeriggio e la sera la città si animava in modo particolare. Tutti, chi più chi meno, si impegnavano allegramente a comperare l’occorrente per il pranzo natalizio o i regali. Di solito erano poveri regali, per i più piccoli, mentre i grandi si scambiavano affettuosamente gli auguri. Adesso, a partire dai primi giorni di dicembre è l’affannarsi di tutti tra la confusione nelle strade e nei centri commerciali, come ad una fiera, lo strombazzare dei clacson per l’enorme traffico, l’acquistare con ingordigia i regali, non importa se inutili, tanto poi vengono reclinati a chi ha bisogno e si ha la serenità di aver compiuto una buona azione. Tutto cessa alla antivigilia, perché il 24 dicembre i più sono in vacanza in amene località in cerca di qualcosa che riempia la propria vita. Non parliamo del pranzo di Natale, occasione di ritrovarsi per la famiglia patriarcale di quell’Italia povera, in cui si stava insieme legati da un vincolo invisibile, fatto di affetto e di rispetto. Ora si contano gli assenti e si assiste alla fuga dei presenti dopo il taglio frettoloso del panettone. Resta l’abitudine degli auguri, anche se non si sa di che cosa. Queste feste le avvertiamo un po’ diverse, però, in cui ci sentiamo spaesati e angosciati a causa del tragico conflitto con l’Is. Facciamoci un regalo diverso: aiutiamo gli altri a vivere con serenità nelle famiglie, negli affetti, nel lavoro. Ma auguriamoci anche che le persone serie, oneste, che sanno e che vogliono fare, e che si trovano – ne sono convinto – in tutti i partiti, si capiscano e si uniscano contro i furbi e gli approfittatori, facciano emergere i più meritevoli. Chi amministra la cosa pubblica dev’essere trasparente come un cristallo, evitando le ipocrisie. Auguriamo ai giornalisti di darci in maniera semplice ed obiettiva le notizie, contribuendo ad una informazione educativa senza andare alla ricerca sensazionale in una società costruita di sola immagine. Che le minoranze non giochino sull’emotività della brava gente, ma stiano anche loro alle regole. Che la cultura sia un mezzo per aiutare e non sia usata per sopraffare il prossimo. Ai magistrati auguriamo di fare i giudici con serenità e al di sopra delle parti, rispettando la dignità di tutti. Ed infine auguri a tutti noi, di impegnarci a “curare la casa comune”, come ci ha esortati papa Francesco, e di vedere con i nostri occhi e non con quelli degli altri, per provare insieme a cambiare quello che si può cambiare e per imparare a sopportare quello che non può essere modificato o corretto. BUON 2016 A TUTTI!