«Jova Beach Party»: l’ultima, grande festa all’aeroporto di Linate
Sotto al palco, uno scatenatissimo «Jova Vip Party»: da Pif e fidanzata a Stefano Accorsi con moglie Bianca e figlio Orlando; da Miriam Leone neo-bionda a Paola Iezzi e Cristina Parodi; da Luca Tommassini ad Amadeus a don Gino Rigoldi (ebbene sì). Sopra al palco, alternati: Ex Otago e Rkomi; Bombino e Takagi & Ketra; Fatoumata Diawara e Benny Benassi, e poi ancora Benny Benassi e Salmo (passando per un «redisolo» Tommaso Paradiso). Tutt’intorno, gente di tutti gli accenti e tutte le età, a cantare e ballare insieme, felici.
Tutto si può dire, tranne che a Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti manchi il dono dell’«ecumenismo», quella capacità semplice e allo stesso tempo irresistibile di riuscire ad arrivare a tutti. E a farli divertire insieme quei tutti, pure così diversi, da oltre trent’anni. Ne ha passate di «mode del momento», Jovanotti, per arrivare fin qua, a riempire davanti ai suoi occhi una intera pista dell’aeroporto milanese di Linate (al momento chiuso per ristrutturazione) e farci cantare, ballare, sudare, sfegatare sopra, per ore, quasi centomila persone.
In assenza di spiagge, fratini, dune, tartarughe caretta-caretta, qualcosa s’inventeranno comunque, i detrattori, per provare a demolire una festa che altro non è, e non è stato. La più grande festa di fine estate che ci si potesse immaginare, che ha concluso senza mare ma con un oceano di gente l’avventura del Jova Beach Party 2019, il sogno itinerante sulle spiagge inaugurato il 6 luglio da Lignano Sabbiadoro e poi approdato per 7mila chilometri in sedici luoghi d’Italia (anche in montagna), non senza problemi e polemiche.
«Non ero sicuro di uscirne con le ossa sane quando a novembre è cominciata questa avventura», ha commentato il numero uno della Trident Music, Maurizio Salvadori, organizzatore dell’evento. «Come tutte le nuove iniziative abbiamo avuto una montagna di rogne ma anche tantissime soddisfazioni».
Tra le rogne, ovviamente, ci sono in primis le accuse degli ambientalisti, che hanno trovato qualsiasi pretesto per attaccare la manifestazione in questi mesi. E ciò, nonostante ci fosse addirittura una partnership col WWF a garantire sulla sostenibilità del progetto. «Il Jova Beach Party non è stato a impatto zero, ma niente può essere ancora a impatto zero, oggi», ha ribadito Jovanotti dal palco.
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Se v'indigna il «Jova Beach Party», allora indignatevi anche per...L’impegno, però, fosse anche solo per pararsi il c**o come diranno i nemici, c’è stato: la pulizia è stata impeccabile, e le bottigliette in plastica che per legge dovevano essere distribuite («non si poteva fare diversamente») sono state in larga parte riciclate, e ne sono state ricavate t-shirt, borraccette, coperte. Persino una bicicletta, con duecento lattine.
Ecologia a parte, comunque, il Jova Beach Party è stato un esperimento riuscito, una follia vinta, un successo clamoroso. E il finale assolutamente grandioso. Jovanotti si è regalato il suo ultimo sogno da bambino, godendoselo tutto, insieme al pubblico. «Sembra una di quelle feste di trenta persone dove ci si conosce tutti: siamo un pochino di più, ma l’atmosfera è quella», ha ripetuto tra un ma che figata! e l’altro, scusandosi «se lo dico spesso». Ma a Jovanotti, si sa, è l’entusiasmo che lo frega, ed è proprio quello il (suo) bello.
E così, correndo e saltando da una parte all’altra come solo lui a 52 anni sa come fare, Jovanotti ha di nuovo fatto festa mettendo insieme, per tre ore alla console, i Blur e i Daft Punk, le note latine e i Green Day, il Sirtaki e i Nirvana. Salmo e Tommaso Paradiso (loro dal vivo). Oltre a tanti suoi successi, da Ciao mamma a Gli Immortali, da Tutto l’amore che ho a Ragazzo Fortunato e Bella.
«Non ci posso credere che sia finita, ma vi prometto che sarà presto “ricominciata”», ha urlato con le ultime corde vocali rimaste in gola a fine concerto. E noi speriamo che sia proprio così. Perché qualora ce ne fosse ancora bisogno, questa estate ha dimostrato che Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti è davvero il più grande performer musicale che abbiamo in Italia. E uno così, è un peccato tenerlo a riposo.
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