Premio Wondy 2020, la serata più bella per la letteratura resiliente
La terza edizione del Premio Wondy, dedicato alla letteratura resiliente, nell’anno 2020, quello della pandemia, è stata costretta a cambiare data più volte. Ma non poteva non esserci. Perché come ha ricordato il giornalista Alessandro Milan, presidente dell’associazione «Wondy sono io», «quest’anno di resilienza ne abbiamo avuto bisogno parecchio, e temo ne avremo bisogno ancora, Ma la sala piena, rispettando ovviamente il distanziamento, di stasera è uno splendido segnale di rinascita». Siamo al Teatro Manzoni di Milano, stretti intorno agli occhi (azzurri) di Wondy, la giornalista e scrittrice Francesca Del Rosso, che di Alessandro Milan era la moglie, morta nel dicembre 2016 dopo una lunga battaglia contro il tumore. Un premio molto sentito organizzato dall’associazione culturale Wondy sono io, e dalla casa editrice Condé Nast, in ricordo anche del blog Le chemioavventure di Wondy sul sito di Vanity Fair, in cui Francesca Del Rosso riusciva a raccontare con grande e delicata ironica la sua malattia.
La giuria tecnica di quest’anno è stata presieduta da Massimo Gramellini, giornalista e scrittore, e composta dalla giornalista e scrittrice Ritanna Armeni, dal giornalista Luca Dini, direttore editoriale Condé Nast Italia, dalla ricercatrice e scrittrice Chiara Fenoglio, lo scrittore Fabio Geda, lo scrittore Lorenzo Marone, Emanuele Nenna, CEO e co-fondatore dell’agenzia “The Big Now”, la scrittrice Nadia Terranova, Gianni Turchetta, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Milano, e la scrittrice Simona Vinci.
Alla conduzione, Paolo Kessisoglu. Quest’anno sono stati sottoposti alla giuria una sessantina di titoli, tutti simbolo della letteratura che ha al centro la capacità di resistere, con l’obiettivo di portare avanti il messaggio di Francesca Del Rosso, sensibilizzando sulla capacità di far fronte possibilmente con il sorriso agli ostacoli della vita e trasformare le difficoltà in opportunità. Hanno partecipato alla serata finale sei scrittori con altrettanti titoli: Senza salutare nessuno di Silvia Dai Prà, La straniera di Claudia Durastanti, il graphic novel Cinzia di Leo Ortolani, L’uomo che trema di Andrea Pomella, Come mosche nel miele di Francesca Tassini e Ninfa dormiente di Ilaria Tuti.
Ad aprire la serata è stata l’esibizione al piano e al violino del maestro Salvatore Accardo accompagnato per la prima volta dalla figlia 12enne Irene Accardo. A leggere sul palco un estratto dai sei libri finalisti sono stati gli attori Euridice Axen, Denise Tantucci e Nicolas Vaporidis. «Leggere storie di resilienza durante una pandemia ha avuto su di me un effetto rincuorante», ha fatto sapere in collegamento il presidente Gramellini, «Si tratta di essere umani cui la vita ha teso una trappola, e che insegnano come andare avanti senza rassegnarsi. Un messaggio importante soprattutto in questi giorni».
Il premio Wondy alla letteratura resiliente è andato ad Andrea Pomella, un lavoro autobiografico sulla depressione. «Una malattia che fa ancora paura, e che in molti non vogliono conoscere», ha detto Pomella, che ha rivelato di aver avuto l’episodio depressivo più buio nel 2017. È allora che ha scritto L’uomo che trema: «Al tempo presente, è un uomo che si racconta proprio nel momento in cui trema». Al vincitore, un premio di 5 mila euro e un’opera su tela dell’artista Luca Tridente. A Leo Ortolani è alla sua Cinzia, l’eroina transessuale dei suoi fumetti, è stato, invece, assegnato il premio della giuria popolare (dal valore di 2 mila euro) che ha votato via Facebook.
A premiare Pomella è stato Umberto Ambrosoli, presidente di Banca Aletti (Gruppo Banco BPM), e prossimo presidente della giuria tecnica del Premio. Tra una lettura e l’altra, a scaldare il teatro Manzoni sono state le note di Anastasio e quelle di Sofia Tornambene. La giovanissima vincitrice dell’ultima edizione di X-Factor ha salutato tutti con l’augurio più bello in un verso: «So che il mio giorno migliore è quello che vivrò».