Vasco Rossi, la «vita spericolata» attraverso le sue canzoni
Cesare Cremonini – direttore artistico del nuovo numero di Vanity Fair (in edicola fino al 24 novembre) – ha voluto costruire il giornale intorno alla parola «Vivere», e a Vasco Rossi ha scritto una lettera, un invito speciale che il rocker di Zocca ha raccolto scrivendo un testo in cui spiega il significato che «Vivere» ha per lui. E qui vogliamo ricordare tutte le altre parole del rocker di Zocca.
In equilibrio sopra la follia. Un verso che è diventato una specie di manifesto, ritratto inappuntabile della vita del suo autore, Vasco Rossi: «In realtà poi, cantandola, ho capito che siamo tanti in questa situazione», scherzava in passato il rocker di Zocca. Che con intensità e passione ha sempre raccontato se stesso attraverso le proprie canzoni: le donne, in primis, poi provocazioni, delusioni e grandi successi.
«Uno dei miei primi show l’ho fatto vicino a casa, ci tenevo a fare bella figura. Ma appoggiandomi sulle spie sono caduto giù dal palco», ha rivelato Vasco. «Così, rientrando di notte con una tristezza pazzesca, ho scritto “Siamo solo noi”, che è anche una risposta generazionale ai genitori. Mia madre mi diceva sempre che ero solo io a comportarmi così». Mamma Novella, figura fondamentale nella vita del Blasco.
Casalinga appassionata di musica, è stata lei ad iscriverlo a una scuola di canto. Il padre Carlo, invece, morì all’improvviso nel ’79, stroncato da un infarto: a lui, l’artista ha dedicato «Anima fragile», dopo aver addirittura pensato di abbandonare le scene. D’altronde Vasco non si è mai nascosto davanti al dolore, alle difficoltà della vita, che emergono con forza nei suoi pezzi: le cadute di «Sally» sono anche un po’ le sue.
Scivolare per rialzarsi più forti, questo è lo spirito di Vasco: «Vita spericolata l’ho scritta prima di un concerto in Sardegna, in un campo sportivo. Pioveva e io dentro l’auto mi resi conto che tutto sommato, anche in quell’occasione, meglio una vita piena di guai che una vita monotona. Poi a causa del pregiudizio qualcuno l’ha identificata con lo sballo, ma di droga in quel testo non c’è neanche il pensiero».
Un inno alla vita intensa, insomma. Anche a livello sentimentale, come dimostrano i tanti brani dedicati a donne e relazioni che hanno segnato la carriera del «Kom»: da Susanna Marani, protagonista dell’omonima «Susanna», che andava a ballare in una discoteca modenese dove Vasco faceva il dj, a «Silvia», una ragazzina di 14 anni vicina di casa dell’artista, rappresentata come lo «sbocciare dell’adolescenza».
«Ne avevo un’immagine solo mia, come della giovane donna che tutti i giorni vedevo scendere dalla corriera a Zocca e che ha ispirato Albachiara», ha raccontato l’artista. «Un giorno andai a dirle che avevo scritto il testo guardando lei. Mi diede del bugiardo e scappò via: da quell’episodio nacque così Una canzone per te». Poi, naturalmente, ci sono le donne con cui Vasco ha creato relazioni più durature.
In primis (cronologicamente) Gabriella Sturani, in arte «Gabri», mamma del secondo figlio di Vasco, Lorenzo, nato pochi mesi dopo il primogenito Davide, avuto con Stefania Trucillo. Infine, nel 1987, la strada di Vasco si è incrociata con quella di Laura Schmidt: «Ho fatto la cosa più trasgressiva possibile per una rock star, ossia ho deciso di metter su famiglia. Mi ero stancato dell’instabilità, tutto è cambiato».
È lei la protagonista del celebre verso «Laura aspetta un figlio per Natale», Luca, che poi è nato nel 1991, accolto dal brano «Benvenuto». Insomma, nelle canzoni di Vasco c’è un po’ di tutto: la famiglia, appunto, l’amore, la passione, le provocazioni (come «Delusa» sulle ragazze di «Non è la Rai»), le cadute e le rinascite. Situazioni di vita personale, ma nelle quali – seppur indirettamente – si ritrovano tutti i suoi fan.
Come lui, «in equilibrio sopra la follia».