Che cos’è la «positività tossica» e come evitarla, per sè e per gli altri
Stai vivendo una situazione difficile che ti mette ansia? «Pensa positivo»! Attraversi un momento d’incertezza? «Non preoccuparti, andrà tutto bene»! Apri i social e ti senti infastidita e confusa da tutti i sorrisi stampati? Relax e #onlyGoodVibes! Se queste risposte non fanno che aumentare la tua rabbia e frustrazione, non c’è niente di sbagliato in te. Anzi! Rinnegare le tue emozioni ti porterebbe solo a conseguenze peggiori.
L’essere positivi a tutti i costi, infatti, ha un nome e si chiama «positività tossica». Abbiamo chiesto alla dott.ssa Erika Leoni di Guidapsicologi.it, di guidarci in questa giungla emotiva.
Cosa s’intende per positività tossica?
«Con il termine positività tossica si intende un atteggiamento eccessivamente positivo, che non permette di riconoscere le emozioni che stiamo vivendo, negando ogni emozione non classificabile come positiva. È la convinzione che se ignoriamo le emozioni difficili e anche le parti della nostra vita che non funzionano, saremo molto più felici».
Quali rischi comporta l’essere eccessivamente positivi?
«La positività tossica può essere pericolosa perché ci fa cadere in uno stato di negazione della realtà e ci costringe a reprimere le nostre vere emozioni: potrei sentirmi sbagliato perché provo rabbia, tendendo in questo modo a sopprimere quelle emozioni essenziali per la sopravvivenza e per fare esperienza nel mondo. Il problema è che la positività tossica semplifica eccessivamente il cervello umano e il modo in cui elaboriamo le emozioni, e può effettivamente essere dannoso per la nostra salute mentale. Sentirsi connessi e ascoltati dagli altri è uno dei più potenti antidoti alla depressione e all’ansia, mentre l’isolamento alimenta questi problemi emotivi, quindi sarebbe molto più utile identificare le emozioni che proviamo, affrontandole ed elaborandole, anche attraverso la parola».
Perché il pensiero positivo a tutti i costi ci può far male, soprattutto in tempi di ansia e stress come questi?
«Stiamo affrontando un periodo particolarmente difficile, in cui abbiamo sperimentato una vasta gamma di emozioni: dalla frustrazione dell’incertezza alla rabbia per le limitazioni sociali che ci sono state imposte, dalla paura del contagio all’ansia del vaccino. Ci sono diversi modi in cui possiamo reagire a quest’emergenza: parlandone in continuazione, tendiamo a ingigantire il pericolo, ma si può anche incorrere nell’errore opposto, cioè quello di sottovalutarlo, negandolo, anche per sfuggire all’angoscia che ne deriva. Entrambi gli atteggiamenti sono dannosi: non si basano su una visione oggettiva ed equilibrata della realtà e portano a comportamenti sbagliati e pericolosi, per se stessi e per gli altri».
Qual è l’equilibrio giusto?
«Nascondere tutte queste emozioni in un contenitore da tenere ben chiuso non è affatto conveniente. Come ci insegna Freud i contenuti ideativi rimossi non vengono annullati, ma trasferiti nell’inconscio, da dove ritornano sotto forma di sintomi. In questo momento può capitarci di aver paura, e come precedentemente detto la paura è un’emozione fondamentale per la nostra difesa e la nostra sopravvivenza, se non la provassimo non riusciremmo a metterci in salvo dai rischi, quindi una limitata dose di paura è necessaria per attivarsi e mettersi al sicuro. Per renderci conto di come tutte le emozioni giochino un ruolo fondamentale nell’equilibrio psico-fisico della persona, vorrei citare il film d’animazione INSIDE OUT, in cui soltanto una corretta interazione tra le sei emozioni fondamentali (gioia, rabbia, tristezza, disgusto, rabbia, paura), ha permesso alla giovane protagonista di affrontare il trasloco in un’altra città. Se ricordate, nel film, Gioia ha preso il sopravvento e Tristezza è fuggita, ma sarà quando Tristezza riuscirà a mettere le mani sui suoi ricordi primari che la ragazzina potrà finalmente ricordare il passato con la nostalgia necessaria a dargli il giusto valore. E per recuperare Gioia è necessario permettere alla Tristezza di fluire liberamente prima dentro e poi fuori di noi. Quindi è importante identificare, riconoscere ed esprimere le emozioni che stiamo vivendo, senza aver paura di metterci in gioco».
Come evitare di cadere nella positività tossica e stabilire invece un sano approccio al disagio/dolore che si sta vivendo?
«È importante comprendere che ogni emozione ha valore e deve essere riconosciuta ed espressa, non possiamo essere sempre felici, allegri, ci troveremo a vivere momenti di frustrazione, di tristezza, in cui vogliamo stare soli con il nostro dolore. È necessario dare il giusto valore a questi momenti accettando la tristezza e permettendole di fluire prima dentro e poi fuori di noi.
Come comportarsi con la tristezza di un amico o persona cara?
«Quando vediamo che un nostro caro sta attraversando un momento di tristezza il mio consiglio è di non ripetere frasi del tipo «pensa positivo» o «vedila in modo diverso», che sottendono un giudizio. In questo modo il vostro amico potrebbe sentirsi in colpa per non aver reagito nel modo giusto. Ma qual è il modo giusto?».
