Il Ponte Alpi si ritrova dopo 40 anni. Costantini: «Squadra super, che ricordi»
Aneddoti, ricordi di campo e di giornate passate ad allenarsi a Soccher, ma anche tante risate e tanta voglia di festeggiare il gruppo che nella stagione 1983-84 vinse la Prima Categoria e conquistò la Promozione con il Ponte nelle Alpi di mister Alfredo Bui.
La rosa di quella squadra si è ritrovato a Pian Longhi per festeggiare i quaranta anni dalla storica vittoria, arrivata ufficialmente con il successo per 1-0 sul campo del San Fior grazie ad una rete del bomber Bepi Azzano.
A capitan Renzo Costantini, aiutato da Angelino De Bona e Massimo Collarìn, è bastata qualche telefonata per riunire i vecchi compagni di squadra.
«Ho fatto qualche telefonata, ho inviato qualche messaggio e tutti quelli che ho contattato hanno dato disponibilità immediatamente», ha spiegato Costantini, «in qualità di capitano mi sono assunto la responsabilità di organizzare qualcosa per celebrare quello storico traguardo. La nostra forza è sempre stata il gruppo e l’amicizia che ci lega è rimasta intatta in questi anni. È un piacere ritrovarsi a festeggiare quella stagione straordinaria».
Siete partiti da un gruppo di pontalpini e poi avete aggiunto qualcuno da fuori. Che squadra era quel Ponte nelle Alpi 1983-84?
«L’ossatura della squadra era tutta pontalpina. Eravamo tutti ragazzi che si trovavano in paese a giocare e che hanno voluto costruire qualcosa di importante con la squadra locale. Piano piano abbiamo aggiunto qualcuno da Longarone e dalle zone limitrofe. Dopo tante ore di campetto insieme siamo arrivati a realizzare qualcosa di importante con il Ponte Alpi, rinunciando anche ad andare in altre società. Il gruppo ha sempre fatto la differenza e non ci è mai pesato allenarci e prepararci per cercare di portare il Ponte più in su della Prima Categoria. È diventato un obiettivo già nel precampionato e lo abbiamo raggiunto con merito».
Il gruppo era unito dentro e fuori dal campo, anche il rapporto con gli accompagnatori e la dirigenza era forte...
«Io a febbraio 1984 mi sono rotto il ginocchio e mi sono dovuto fermare, ma ho supportato i miei compagni da fuori. Ricordo sicuramente tante battaglie in campo e tanti allenamenti duri a Soccher, sotto la guida di mister Alfredo Bui, in un campo che non è certo nelle stesse condizioni di oggi. Ricordo con piacere i viaggi con Ernesto detto “Teto” il nostro autista. Era sempre una festa per noi viaggiare e ci divertivamo a fargli degli scherzi. È capitato anche di restare fermi in autostrada e alcuni di noi si sono dovuti dar da fare per sistemare il pulmino».
Ricordi qualcosa in particolare riguardo alle disavventure con il pulmino?
«A Silea ricordo che eravamo rimasti in panne in autostrada poco prima di arrivare al campo. Con il nostro pulmino capitava piuttosto spesso. A quel punto, visto che eravamo piuttosto vicini al campo, abbiamo scavalcato guard rail e reti per raggiungere il terreno di gioco».
Massimo Collarìn, organizzatore della serata, direttore sportivo di quella squadra, è la memoria storica del gruppo.
«Abbiamo dominato il campionato e abbiamo meritato la promozione. La compattezza e l’amicizia di questo gruppo sono esemplari e difficilmente replicabili, dal mio punto di vista. Colgo l’occasione per ricordare gli assenti Lino Bristot, Francesco De Bortoli e Gigi Renna che non hanno potuto essere presenti per motivi personali. E porgo un grande saluto al caro Vezio D’Incà, un grande portiere che purtroppo non c’è più».
Cosa è cambiato in questi 40 anni di calcio?
«I capelli e la pancia senza dubbio - ride - Credo che sia aumentata la velocità e sia necessaria una maggiore tecnica di base per eccellere, perché tutto succede più velocemente in campo. Una volta si giocava molto di più per strada e si migliorava la tecnica giocando ore ed ore tra campetti ed oratorio. Questo vedo che manca un po’ nel calcio attuale. Per il resto credo che la differenza nel calcio la faccia sempre il gruppo, noi come Ponte da quel punto di vista lì siamo stati, e siamo tutt’ora, veramente fortissimi». —
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