Zaia: «Senza sicurezza assoluta la diga del Vanoi non sarà fatta»
foto da Quotidiani locali
Se negli approfondimenti del progetto sulla diga del Vanoi si riscontreranno problemi relativi alla sicurezza… Luca Zaia, presidente del Veneto, non permette neppure che l’interlocutore concluda la sua espressione. «È evidente che non s’ha da fare». Il Consorzio di Bonifica Brenta ha avviato la fase della consultazione popolare. E il 1° agosto, a Cittadella, incontrerà le categorie economiche, quelle che spingono perché si vada avanti.
A tema il “futuro della gestione idrica ed irrigua del nostro territorio”. «Riteniamo fondamentale confrontarci sul tema in oggetto – si afferma, senza ovviamente specificare che si parlerà del Vanoi -, visto il momento storico in cui si stanno definendo alcuni percorsi strategici e complessi nell’ambito delle acque, fondamentali sia per il mondo agricolo e le svariate funzioni ecosistemiche connesse, sia per le realtà produttive di tutti i tipi».
Sono stati invitati Confagricoltura, Cia, Acli, Federazione provinciale Agricoltura di Padova, Treviso e Vicenza, Liberi Agricoltori, Confartigianato, Confindustria Anbi, Consorzi di Bonifica. L’invito è firmato dal presidente Enzo Sonza, il quale va sul sicuro perché tutte queste organizzazioni hanno posto il tema dell’urgenza dell’approvvigionamento idrico. Intanto, però, si fa serrato lo sbarramento della Provincia di Trento.
Il presidente Maurizio Fugatti ha fatto sapere ad autorevoli esponenti della Regione Veneto che dell’argomento non vuol neppure trattare, perché mai e poi mai accetterebbe la richiesta di una diga nel proprio territorio. In virtù dell’autonomia, la guerra sarebbe costituzionale.
La posizione della Regione, presidente, è sempre attendista?
«Ma quale attendista? Io – ci risponde il presidente Luca Zaia che incontriamo a margine del raduno degli emigranti veneti in Pian Cansiglio – ho solo una posizione, da sempre. Queste infrastrutture così importanti pesano sui territori e vanno valutate fino in fondo dai tecnici che ci dovranno dire benefici e malefici, pregi e difetti».
Dopo di che, scatterà la valutazione politica. Che si può immaginare come finirà?
«Lei lo sa già?... Dopo di che, dicevo, vedremo cosa uscirà dalla valutazione tecnica. Io non sono né innamorato del progetto, né tifo per altra soluzione. Abbiamo l’obbligo di vedere. Il Vajont insegna».
Se il Vajont insegna, e lei lo ha detto anche a margine della visita del Consiglio regionale al cimitero di Fortogna, non si può fare, è evidente.
«Io dico questo: la preoccupazione è giusto che ci sia e i tecnici devono chiarire fino in fondo la situazione. Non è che la politica può decidere di fare le opere o non farle in virtù del sentimento, ma bisogna decidere sulla base di aspetti tecnici. Se c’è anche un minimo dubbio, le opere non devono essere fatte».
Pare che il minimo dubbio ci sia perfino da parte del Consorzio Brenta. E lo è senz’altro da parte della Provincia di Trento. Che ha detto di no. E che ha minacciato di far valere la sua autonomia.
«La Provincia di Trento legittimamente ha detto di no. Dopo di che noi attenderemo anche la risultanze dell’analisi tecnica e decideremo, valuteremo cosa si può fare. Nella totale serenità e trasparenza. I Comitati fanno i Comitati, le Istituzioni fanno le Istituzioni»
Ma lei sembra sempre più dubbioso, quindi contrario. Dica la verità.
«La mia posizione è ininfluente perché i cittadini devono cominciare a capire che non è che possiamo sempre dire “decide lui”. Per fare un’opera così importante, ci vuole una valutazione tecnica. È un’opera che se io dovessi scadere fra un anno non sarò neanche nelle condizioni di autorizzarla in maniera definitiva. Sarà comunque un problema per chi arriverà sulla scrivania dopo di me. È bene che sulle opere ci siano approfondimenti seri a garanzia di tutti, perché poi tutte le opere hanno comitati contro».
In questo caso, per la verità, oltre ai Comitati sono schierate le istituzioni.
«A maggior ragione ci daremo ancora più tempo per fare gli approfondimenti».