Maltratta la madre: via da casa e braccialetto elettronico
Braccialetto e via da casa. I continui maltrattamenti alla madre sono costati un’altra misura di sicurezza a Thomas Peterle: il pubblico ministero Alberto Primavera l’ha chiesta e ottenuta lunedì 29 luglio mattina dal giudice per le indagini preliminari Enrica Marson.
Il 36enne feltrino è difeso di fiducia dall’avvocato Giorgio Gasperin, che poco poteva opporsi, di fronte al fatto che, nel solo mese di luglio, i carabinieri sono dovuti intervenire almeno una decina di volte, in quell’abitazione della periferia cittadina.
Molto spesso chiamati dai vicini di casa, perché la donna tende a difendere il suo ragazzo e non ha mancato di farlo anche in tribunale, in uno dei procedimenti nei quali è stata rappresentata dagli avvocati Roberta Resenterra e Liuba D’Agostini. Non si era costituita parte civile, naturalmente.
Il giudice ha disposto che l’uomo lasci l’abitazione materna, non si avvicini alla donna a mano di 700 metri e soprattutto indossi il braccialetto elettronico, lo strumento in grado di rilevare eventuali trasgressioni. Se sgarri, il provvedimento si aggrava e si può arrivare anche al carcere, come era successo nel luglio di due anni fa. Non è rimasto per molto tempo detenuto nella casa circondariale bellunese di Baldenich e non aveva altro posto in cui andare a rifugiarsi.
Ha un problema di alcolismo, che però tende a minimizzare, e si arrabbia con la madre quando lei gli nasconde gli alcolici: «Ti ammazzo, dimmi dov’è il vino», è stata una delle minacce sentite durante un’udienza a palazzo di giustizia, un paio di anni fa.
Secondo l’accusa, è capitato che si sia scatenato contro le porte e le finestre, sfondandole o rompendole, ma in diverse occasioni se la sarebbe presa con la mamma, insultandola pesantemente, colpendola a ripetizione, provocandole dei lividi o prendendola per i capelli.
Eppure non ci sarebbe nemmeno una denuncia firmata dalla parte offesa e nemmeno un accesso al Pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria del Prato di Feltre per un certificato medico in grado di innescare un procedimento penale.
Hanno fatto tutto i concittadini, che vivono nei dintorni, ai quali non potevano certo sfuggire le urla disperate della donna. Si arriva all’attualità, quando il numero di interventi delle forze di polizia si sono di nuovo intensificati e c’è stata la richiesta del pm: accolta.