Padrin: «Faremo di tutto per fermare il Vanoi. La pianura ci dia ascolto»
«Il nostro no al Vanoi è totale, non se ne parla proprio». Dopo il primo dibattito pubblico con il Consorzio di Bonifica del Brenta, il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, non cede di un centimetro sul tema dell’invaso in Val Cortella e afferma che la posizione del Bellunese non cambierà mai, anzi.
«Siamo pronti a fare qualsiasi cosa, con ogni mezzo possibile, per evitare che quella diga venga costruita». Il sindaco di Longarone, però, resta anche disponibile ad allungare una mano alla pianura nella ricerca di soluzioni contro la siccità.
Presidente Padrin, il commento della Provincia dopo il primo dibattito pubblico con il Consorzio di Bonifica del Brenta è stato molto duro. Cosa pensa di questo strumento previsto dalla legge?
«Lo abbiamo detto con forza e in maniera molto chiara: è una perdita di tempo. È una modalità che non va bene e che ci ha lasciati profondamente delusi. La parola dibattito presuppone che ci siano due o più parti che si confrontano. Non è così, il dibattito pubblico è inutile. Detto questo, lunedì una nostra delegazione andrà a Canal San Bovo per il secondo incontro».
Come si ferma il progetto del Vanoi?
«Faremo di tutto, tutto ciò che sarà nelle nostre possibilità. Si parla per atti e l’ente Provincia, in sede di consiglio, ha già espresso molto chiaramente e fermamente il suo no, senza margine di equivoci. Io però credo nel dialogo, penso che la montagna non si debba isolare. Vorrei che si potesse lavorare insieme alla pianura per cercare insieme delle soluzioni a un problema che è reale».
Quali soluzioni?
«Credo che i tempi siano maturi per condividere - montagna e pianura insieme - la necessità di una gestione attenta e parsimoniosa della risorsa idrica. Sappiamo tutti quali sono le esigenze dell’agricoltura, e quanto sia urgente arginare gli effetti climatici sulla disponibilità idrica.
Ma non serve creare opere faraoniche e irrispettose degli ecosistemi e delle popolazioni che li abitano per realizzare gli obiettivi di conservazione dell’acqua. Insieme agli uffici della Provincia, che ringrazio per il prezioso lavoro, abbiamo proposto almeno due linee di intervento: da una parte l’ammodernamento delle opere irrigue, ancora troppo spesso basate su sistemi a scorrimento, con grande spreco della risorsa idrica; dall’altra la riconversione delle colture in base alle mutate condizioni climatiche. Perché non è solo la carenza d’acqua a incidere, ma ci sono anche l’aumento delle temperature i e l’evaporazione. Non solo in pianura, ma ormai anche in montagna».
La guerra dell’acqua non è iniziata oggi, lei da sindaco di Longarone lo sa bene, ed è destinata solo a peggiorare. Davvero pensa che la pianura si piegherà ai no della montagna?
«Montagna e pianura devono essere alleate e non vedersi l’un l’altra come competitor su un tema - quello della risorsa idrica - che riguarda tutti, nella stessa misura. La pianura ha bisogno della montagna, della nostra acqua e quindi, se vogliamo risolvere davvero i problemi, la pianura non deve venire a imporre soluzioni, ma a parlare e a condividere. Io non sono mai stato uno che dice no a tutto o a prescindere, non è il mio modus operandi, per questo credo sia giusto proporre alternative. Ma la diga non è una di queste, non se ne parla proprio».
Ha mai affrontato l’argomento con il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia?
«Non ancora, ma prossimamente avremo modo di incontrarci e intendo discuterne anche con lui».
E con la Provincia di Trento? Sembra molto determinata a fermare il progetto, potrebbe essere il vostro miglior alleato.
«Sì, mi sono già confrontato con il presidente Fugatti, so che lui è sulla nostra stessa posizione e questo è importante anche per il nostro territorio».