Guardando le prime due puntate della serie Django, presentate in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e nel 2023 su Sky e Now, ci si chiede dove sia finito il pistolero di Corbucci. Che fine ha fatto? Nella serie di Francesca Comencini il cowboy col cappello nero, la barba incolta e la pistola bollente è uno straniero ferito nell’animo per la perdita della famiglia, che giunge nella città di New Babylon, fondata dall’orfana Sarah (Lisa Vicari) e dal nero John Ellis (Nicholas Pinnock). Una città dove tutti sono i benvenuti e dove non esistono discriminazioni.

Django è in crisi, non è quello di una volta. Siamo nel 1872, ma lo scenario è palesemente cambiato e il western si affida all’azione e alla fermezza delle donne: di Sarah, che si scoprirà essere la figlia di Django, unica sopravvissuta della famiglia alla carneficina di cui sopra, e della cattiva Elizabeth Thurmann (Noomi Rapace), la potente e spietata Signora di Elmdale, la città dei bianchi, il cui scopo è liberarsi dei peccatori che abitano a New Babylon.

Django è in profonda crisi, un uomo soffocato dalla perdita e da un legame famigliare lacerato. «Abbiamo voluto omaggiare la tradizione del western e al tempo stesso utilizzare la cornice di quel genere che amo per parlare del nostro tempo», afferma la regista, «il protagonismo è affidato ai personaggi femminili. Il nostro Django è un antieroe la cui crisi è legata alla sfera affettiva. Inoltre raccontiamo un mondo senza frontiere dove si avverte la paura verso il diverso». La radicalità di questo sentimento è incarnato nel personaggio di Noomi Rapace. 

Noomi Rapace. (Sky)
Noomi Rapace. (Sky)

Elizabeth «non è solo una cattiva», chiarisce Comencini, «è una donna che diventa quasi la più feroce guardiana di un ordine patriarcale. Nel corso delle puntate cerchiamo di interrogaci su cosa c’è dietro questo suo estremismo». E Django? Pensa al suo ruolo di padre, alla seconda possibilità che potrebbe avere se riuscirà a conquistare la figlia. Insomma sembra prospettarsi una nuova era per il western.

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