“All’ex Ilva abbandono manutentivo, emissioni diffuse e incontrollate”: le accuse dei pm. Così le ispezioni svelano la gestione Morselli
“Abbandono manutentivo“. Con queste due parole la procura di Taranto sintetizza la situazione accertata dentro l’ex Ilva nel corso dell’inchiesta che sta facendo luce sulla gestione dell’ex ad Lucia Morselli, indagata con altri 8 dirigenti e dipendenti, per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’inquinamento e alla truffa ai danni dello Stato. Alla base delle accuse dei pubblici ministeri Francesco Ciardo e Mariano Buccoliero ci sono le ispezioni dello Spesal che in diverse occasioni negli ultimi mesi ha fatto ingresso nella fabbrica, controllando la situazione nei reparti Cokeria, Sottoprodotti e Batterie: “L’esito delle attività ispettiva svolte sugli impianti ha dunque accertato il cattivo stato di manutenzione delle tubazioni di gas coke e degli impianti di pressurizzazione e filtrazione aria a servizio degli uffici e delle macchine operatrici”, si legge nelle carte rivelate oggi da La Gazzetta del Mezzogiorno.
“Dai controlli visivi effettuati – scrivono i magistrati – sono emerse svariate criticità strutturali (corrosioni, trasudazioni, etc…) che hanno fotografato il reale stato di conservazione della rete di distribuzione gas coke nei reparti”. Il “cattivo stato di manutenzione – annotano i pubblici ministeri – delle tubazioni ha determinato nel tempo delle perdite di gas coke con conseguenti emissioni diffuse e non controllate, confermate dai valori di benzene evidenziati nel Report Arpa Puglia“. In sostanza, secondo l’ipotesi accusatoria, la scarsa manutenzione di alcuni reparti avrebbe provocato l’innalzamento dei livelli di benzene nell’aria, sia dentro il perimetro del siderurgico gestito da Acciaierie d’Italia che nei quartieri più vicini. In alcuni casi, sempre secondo i magistrati, negli anni della gestione targata Morselli le criticità erano sostanzialmente diventate invisibili: per quanto riguarda la manutenzione delle tubazioni della “rete gas Batterie 1/12″, si legge, “dall’analisi della documentazione si riscontra che nulla veniva segnalato nelle ispezioni visive effettuate nel 2022-2023 al contrario delle criticità che sono emerse successivamente nelle ispezioni effettuate nel 2024 (cioè con i commissari straordinari, ndr) che hanno determinato lavori di ripristino”.
Nel corso delle ispezioni, lo Spesal, che sta svolgendo gli accertamenti insieme a carabinieri del Noe, Guardia di Finanza di Bari e i tecnici di Arpa Puglia, ha anche effettuato dei campionamenti ambientali (oltre 150) e dalle analisi “risultavano elevate concentrazioni di Benzene: nelle cabine di comando delle macchine caricatrici, negli uffici del sinottico e concentrazioni non trascurabili del cancerogeno in ambienti ove si opera senza alcuna forma di cautela e senza indossare dispositivi individuali di protezione delle vie respiratorie per le quali sono state predisposte prescrizioni specifiche”.
Gli investigatori hanno inoltre individuato cattiva manutenzione (sostituzione filtri e efficienza dei sistemi di chiusura elettrici delle porte di accesso alle cabine delle macchine operatrici) che, secondo i pubblici ministeri, “espone i lavoratori ad elevate concentrazioni di sostanze cancerogene, mutagene, teratogene“. Sarebbe in sostanza a rischio la loro salute, così come quella di chi vive nei pressi dell’ex Ilva. Da qui l’accusa nei confronti di Morselli (indicata come la “promotrice”) di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale e all’inquinamento. Con, con queste accuse, sono indagati anche il suo segretario Carlo Kruger, i direttori Vincenzo Dimastromatteo e Alessandro Labile, i procuratori speciali di Adi Francesco Alterio, Adolfo Buffo e Paolo Fietta, il procuratore con funzioni di direttore finanze Antonio Mura, e il dipendente Felice Sassi. Di altre ipotesi di reato risponde anche Sabina Zani, consulente di PriceWaterCooper.
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