Caro scuola, studenti e consumatori: “Spesa media da 1.200 euro a studente”. Confesercenti e gli editori si difendono
Autunno in salita per le famiglie italiane. Lo chiamano “caro scuola” e quest’anno più del solito ha creato un vero e proprio scontro. Da una parte la Rete degli studenti, la Flc Cgil e Federconsumatori che denunciano un esborso medio pari a 1200-1300 euro a studente tra quaderni, zaini, diari, prodotti di cancelleria, materiale da disegno, libri. Dall’altra la Confesercenti e l’Associazione italiana editori che si difendono parlando di un aumento dei costi, per quanto riguardo riguarda i testi, del 2,4% alle medie e del 2,8% alle superiori.
A dar ragione al sindacato e ai giovani è l’Osservatorio nazionale Federconsumatori: dal monitoraggio effettuato la spesa per il corredo scolastico ammonterà quest’anno a circa 647 euro per ciascun alunno, con un incremento del 6,6% rispetto al 2023. A questa voce va aggiunta quella dei libri: per ogni studente in media si spenderanno 591,44 euro per i testi obbligatori più due dizionari. Una variazione rispetto al 2023 del +18%. “Spese proibitive – spiegano a Federconsumatori – per molte famiglie, i cui bilanci sono già messi duramente alla prova dai rincari sui beni di largo consumo”.
Confesercenti però non ci sta a far passare le cartolibrerie come degli speculatori. “Negli ultimi giorni – spiega Antonio Terzi, presidente del Sindacato italiano librai e cartolibrai Confesercenti – sono state diffuse notizie riguardo al costo delle dotazioni per l’inizio dell’anno scolastico molto lontane dalle realtà: si parla di aumenti quantificabili anche nel 15%, quando in realtà si collocano mediamente attorno al 3%, in un range che va dall’ 1,8% al 3,5%. E a dirlo non siamo noi: è sufficiente confrontare il prezzo dei singoli testi presenti nei cataloghi degli editori sia nel 2023 che nel 2024 per riscontrare l’effettivo aumento del prezzo dei libri di testo”.
A detta del Sil gli articoli inseriti nelle rilevazioni sopra citate non possono essere considerati in un’analisi sugli acquisti medi delle famiglie. “Far passare – aggiunge Terzi – picchi massimi di spesa come medie ingenera solo allarmismi esagerati e orienta in maniera errata le scelte d’acquisto. Non va dimenticato anche che articoli come i dizionari svolgono la loro utilità per l’intero ciclo scolastico e non vengono di certo acquistati ogni anno”.
A illustrare a ilfattoquotidiano.it, invece, la questione dei libri di testo è Paolo Tartaglino, presidente del Gruppo educativo dell’Associazione italiana editori: “Gli studenti hanno fatto dei conti che sono un po’ diversi dalla realtà: in tre anni vi è stato un aumento per i libri scolastici del 15%. I nostri dati sono resi pubblici all’inizio dell’anno quando vengono fissati i prezzi. Tra l’altro il nostro codice di autoregolamentazione ci impegna, quando pubblichiamo una nuova edizione, a cambiare il 20% del contenuto iconografico e grafico di ogni testo. Noi non obblighiamo nessun docente ad adottare un nuovo libro”.
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