Cop29 di Baku, Giulia Giordano (ECCO): “Mitigazione, adattamento, finanza: le parole chiave per non fermare la transizione
Le elezioni statunitensi. Un mondo estremamente frammentato, con conflitti che si intensificano. Una nuova Commissione europea appena insediata. È in questo clima di grande incertezza che si sta per aprire la COP29, che si terrà a Baku, in Azerbaigian, dall’11 al 22 novembre prossimo. Ma è una COP, come ci spiega Giulia Giordano, director mediterranean & global strategy di ECCO, il think tank italiano per il clima, “caratterizzata anche da molte aspettative, soprattutto tra i Paesi del sud globale, rispetto agli impegni annunciati dai Paesi del nord. Ecco perché un elemento chiave anche di questa COP sarà la finanza”.
Mitigazione, adattamento, finanza: sono i tre pilastri centrali in ogni COP. Possiamo fare il punto?
La mitigazione, ovvero le azioni di riduzione delle emissioni a livello globale, per centrare l’obiettivo di 1,5°C, è fondamentale. Obiettivo messo a rischio, come ha evidenziato la scorsa settimana il rapporto sui divari emissivi del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), ma occorre a tutti i costi provare a difenderlo. L’anno scorso a Dubai c’è stato un accordo senza precedenti, per la prima volta nella storia delle COP si menzionavano le fonti primarie delle emissioni, le fonti fossili. E sempre nel testo di Dubai c’è scritto che dobbiamo triplicare le rinnovabili, raddoppiare l’efficienza energetica ma soprattutto abbandonare le fonti fossili.
Cosa abbiamo fatto di tutto questo?
I movimenti sono lenti e non stanno avvenendo alla velocità di cui avremmo bisogno, ci sono dei paesi che stanno facendo dei passi in avanti. Si tende però purtroppo a continuare a considerare il gas come una fonte di transizione. Al contrario, dovremmo immediatamente smettere di investire in nuovi progetti fossili e continuare a investire nelle rinnovabili che, come ha dimostrato di recente un report dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, stanno prendendo piede rapidamente. Ma occorre considerare anche che questa COP è una sorta di COP “di transizione”.
In che senso?
Baku si trova tra la COP28 di Dubai e la prossima COP30 in Brasile. Nel 2025, a Belem, ci sarà la revisione degli NDC, ovvero degli impegni nazionali di riduzione delle emissioni. Sarà un momento cruciale in questa decade fino al 2030 per fare un bilancio. A Baku sarà fondamentale la finanza, l’elemento chiave per rilanciare la fiducia tra i Paesi più sviluppati e le economie più deboli che stanno chiedendo un supporto, perché non riescono a porre in essere una transizione delle economie interne, allineate al clima. Allo stesso tempo, gli stessi Paesi sono costretti a sostenere impatti del cambiamento climatico, ad esempio in Asia e Africa.
Il contributo fino ad oggi è stato di 100 miliardi l’anno.
Sì, ed è stato raggiunto solo nel 2022. Secondo nuovi studi sarebbero necessari né milioni, né miliardi ma migliaia di miliardi. Da questo punto di vista vorrei menzionare una iniziativa che stiamo sostenendo, Teramed, supportata da Irena, International Renewable Energy Agency, per individuare per la regione del Mediterraneo un target di rinnovabili che possa contribuire al target globale, circa 112 Terawatt. Il Mediterraneo potrebbe arrivare ad 1 Terawatt, cifra ambiziosa ma assolutamente a portata di mano. Passare da obiettivi globali a operazioni regionali in cui si crea una strategia congiunta tra Paesi del Mediterraneo, dunque anche nord Africa e Medio-Oriente, per creare opportunità di sviluppo e rilanciare una nuova cooperazione tra nord e su, darebbe concretezza alla transizione energetica. Tornando alla finanza, bisognerà vedere a che punto è il Loss and Damage Fund e cosa accadrà al G20, dove il tema finanziario sarà centrale. Ma si registrano alcuni aspetti positivi.
Quali?
C’è stata la riunione dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia ed Iran), che nella loro dichiarazione finale hanno sottolineato l’importanza della COP e del clima come elemento geopolitico centrale e importante. Inoltre, la presidenza di Baku, insieme a quella della COP brasiliana e a quella di Dubai formano la cosiddetta “troika” che vuole portare avanti iniziative congiunte per mantenere in vita l’obiettivo di 1,5 gradi di aumento di temperatura, un obiettivo importante se consideriamo che questi Paesi sono attivamente coinvolti nello sviluppo delle fossili. Infine, l’Europa sembra aver preso nuovamente il suo spazio, la nuova Commissione ha intenzione di mettere il clima di nuovo sul tavolo e speriamo che, nonostante negli ultimi anni abbia puntato anche sul gas, prenda posizioni più coraggiose.
E l’Italia che ruolo ha?
Possiamo aspettarci sicuramente un allineamento con le posizioni europee e la volontà di dare un contributo, finanza e adattamento sono due temi sui quali l’Italia ha avuto un ruolo importante. Sulle rinnovabili potremmo fare tantissimo, l’iniziativa sul Mediterraneo di cui parlavo prima (Teramed) si allinea perfettamente con gli obiettivi del Piano Mattei. Che vuole cooperazione con i Paesi africani per creare sviluppo e garantire sicurezza energetica. L’impegno a sviluppare un terawatt di energie rinnovabili potrebbe rimettere al centro l’Italia, rilanciando una visione a lungo termine e un approccio strategico che ancora, sempre sulle rinnovabili e sulla transizione energetica, non si è ancora visto.
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