Alex Del Piero compie 50 anni. L’ex tutor della foresteria del Padova: “In camera aveva il poster di Platini, per lui era un sogno”
L’uomo che oggi compie 50 anni è invece un ragazzino nell’estate del 1988, quando si presenta timidamente al Calcio Padova, convocato nella formazione dei Giovanissimi Regionali. L’allenatore è Gianfranco Bozzao e il responsabile del settore giovanile Romolo Camuffo. Ad averlo segnalato alla società l’osservatore Vittorio Scantamburlo, dopo averlo visto una prima volta nel novembre dell’anno prima, rimanendo estasiato dalla classe del piccoletto. In quel Padova c’erano giocatorini che avrebbero fatto una buona carriera come Ivone De Franceschi, Gianluca Zattarin e il povero Alessandro Cartini, scomparso tragicamente nel 2003. Altri come il portiere Andrea Cagnin, che non sarebbe mai passato professionista, ma a cui il ricordo del giovane campione rimane nel cuore.
Il compagno di Del Piero con più talento in quel Padova è Ivone De Franceschi. Si è detto spesso che allora fosse addirittura più forte lui. “Solo dai miei parenti – scherza con ilfattoquotidiano.it De Franceschi, che comunque è arrivato alla Serie A ed è diventato un mito allo Sporting Lisbona – perché Ale era un predestinato dal punto di vista tecnico, quello era impossibile non vederlo, ma anche da quello fisico e psicologico. Era già mentalizzato nel fare non il giocatore, ma il campione. Poi io ho anche il ricordo del ragazzino spensierato con cui si usciva insieme e lui si comportava esattamente come tutti i suoi coetanei. Due flash. Il primo di lui in spogliatoio dopo un 2-0 alla Fiorentina, tutti contenti, lui deluso per non aver fatto il terzo gol. Il secondo: era un giovedì, partitella contro la prima squadra che sarebbe andata in A. A fine primo tempo siamo 3-3, gol mio e doppietta sua. Ale era un illuminato. Ora anche lui come me è entrato nel club dei cinquantenni. Gli faccio i miei più cari auguri”.
Un altro che è diventato professionista è stato Gianluca Zattarin, ora allenatore del Bassano in Serie D. Anche lui è un classe 1974. “Come fosse l’altro giorno, e abbiamo 50 anni. Il primo anno – racconta a ilfattoquotidiano.it – ha fatto un po’ di fatica, era timido, doveva ambientarsi. Ma in campo trasformava le cose difficili in facili… ricordo una partita al Filadelfia, avevamo pareggiato in casa con il Torino e dovevamo vincere per andare in semifinale, tre minuti alla fine, punizione dal limite. Io mancino, lui destro. Zatta me la sento, Zatta me la sento. Palla all’incrocio. Aveva già quella capacità di calciare da fermo che poi avrebbero conosciuto tutti. I suoi successi, li abbiamo vissuti come fossero i nostri, anche se io personalmente non sono mai stato juventino“.
Se nella prima stagione Del Piero faticò almeno all’inizio, talvolta messo in panchina o fatto giocare fuori ruolo, esplose definitivamente nelle stagioni successive con in panca Alberto Cavasin e poi con Maurizio Viscidi. Alessandro iniziò a diventare il Del Piero fuoriclasse. Conquistando a suon di reti la maglia azzurra delle Nazionali giovanili. L’esordio da professionista avvenne con Mauro Sandreani (e Gino Stacchini) nel 1992, fece in tempo a disputare qualche partita, segnare un gol e quindi il direttore sportivo Pietro Aggradi lo vendette alla Juventus. L’attuale responsabile del settore giovanile del Padova è Carlo Sabatini, a quei tempi era il tutor della foresteria del Petrarca Rugby, dove alloggiavano i calciatori fuori sede. “Iscritto nella scuola pubblica – racconta a ilfattoquotidiano.it – Alex riusciva ad essere promosso tranquillamente ogni anno. Era un grande agonista anche a ping pong e a tennis, non mollava mai e non gli piaceva perdere. Un talento nettamente superiore alla media, con una grande cultura del lavoro. Ricordo che in camera aveva un poster di Platini, con la maglia numero dieci della Juventus. Indicandolo diceva che quello era il suo sogno“. Lo ha realizzato, andando sicuramente oltre.
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