Acca Larentia, compare una nuova targa firmata da “i camerati”. L’appello di Pd e Anpi: “Va rimossa e vietato il raduno del 7 gennaio”
Una targa per ricordare Stefano Recchioni, uno dei tre militanti di destra uccisi nella strage di Acca Larentia a Roma nel 1978: “Chi si è sacrificato nei valori eterni della tradizione è esempio immortale nella rivoluzione”, sono le parole incise nella targa firmata da “I camerati“. È stata affissa nella notte tra sabato e domenica in via Evandro a 50 metri da via Acca Larentia, che nel ’78 ospitava una sede del Movimento sociale italiano davanti alla quale, in un agguato, morirono Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, uccisi a colpi di pistola. Recchioni, invece, è morto qualche ora dopo durante gli scontri con le forze dell’ordine in una manifestazione di protesta organizzata sul luogo stesso dell’agguato.
Una targa comparsa a pochi giorni dall’annuale commemorazione del 7 gennaio e il clima comincia ad essere sempre più teso mentre si susseguono gli appelli al Viminale per vietare la manifestazione. Lo scorso anno i saluti romani e il rito del “Presente” hanno provocato numerose polemiche e per quell’episodio 31 militanti di Casapound ora rischiano il processo. A denunciare quanto avvenuto nella notte è stato il segretario del Pd romano, Enzo Foschi, che ha subito chiesto al Campidoglio di rimuovere la targa “abusiva” definendola “ennesima provocazione fascista“. Foschi chiede anche al Viminale “di vietare lo scempio dei saluti romani ad Acca Larentia”. Un appello rilanciato anche dall’Anpi che ha chiesto a Piantedosi “di vietare il raduno fascista e mettere fuori legge le organizzazioni fasciste“.
In via Acca Larenzia, tra l’altro, esiste già una targa – apposta nel 2012 – che ricorda i tre morti “assassinati dall’odio comunista e dai servi dello Stato” e anche questa firmata da “I camerati”. Intanto sui social già da giorni l’associazione Acca Larentia rinnova l’invito alla commemorazione del 7 gennaio pubblicando una locandina con scritto “Presente” e aggiungendo: “Per tutti i camerati caduti. Esserci è un dovere”. L’appuntamento è fissato alle ore 18.
Per la commemorazione dello scorso anno 31 militanti di CasaPound potrebbero essere rinviati a giudizio per quel che gesto (il rito del “presente” e i saluti romani) che, secondo gli inquirenti, rifletteva “la liturgia delle adunanze usuali del disciolto partito fascista“: la Procura di Roma infatti gli contesta la violazione delle leggi Mancino e Scelba. La conclusione delle indagini, che precede la richiesta di rinvio a giudizio, è seguita alla sentenza delle sezioni unite della Cassazione sul saluto romano. I Supremi giudici sostennero che, per stabilire la sussistenza di reato in caso di saluto romano, il giudice deve “in concreto” e alla luce di valutazioni complessive, accertare l’esistenza di una serie di elementi, tra cui “il contesto ambientale, la eventuale valenza simbolica del luogo, il numero dei partecipanti, la ripetizione insistita dei gesti”, idonei a dare concretezza al pericolo di “emulazione”. E aggiungono che “la caratteristica ‘commemorativa’ della riunione (come nel caso di Acca Larentia, ndr) possa rappresentare fattore” di “automatica insussistenza del reato” sottolineando che la risposta “alla chiamata del presente” e il saluto romano “integra il delitto previsto” dall’articolo 5 della legge Scelba sulla ricostituzione del partito fascista” e “può integrare anche il delitto di pericolo presunto, previsto” dall’articolo 2 della legge Mancino sui crimini d’odio”. “Non possono essere né denunce, né condanne a impedirci di ricordare una strage che a distanza di 46 anni è ancora senza giustizia”, ha replicato di CasaPound.
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