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Non solo Marcos, cosa c’è dietro il ritorno sulla scena mediatica dell’Esercito zapatista in Messico

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Marcos torna a parlare in pubblico e i media messicani e di tutto il mondo tornano a parlare dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Marcos non è più subcomandante, e dal 2013 non è neppure più il capo militare dell’Ezln ma l’attenzione mediatica è ancora tutta su di lui. Continua a conservare, anche per le sue indiscutibili capacità di comunicatore, una grande influenza su media e militanti. Ora è capitano, com’era capitano nel 1984 quando decise di andare nella Selva Lacandona e arruolarsi nel gruppo guerrigliero. L’Ezln “gioca” con Marcos, gli cambia nome e ruolo, e così facendo “mostra” le trasformazioni dell’organizzazione. In parte ciò è stato conclamato nel 2014, con il comunicato del 24 maggio “tra luce e ombra” quando fu rinominato Galeano – subcomandante Galeano – in ricordo di un maestro de La Realidad, ucciso da gruppi paramilitari. In quel comunicato zapatiste e zapatisti ripercorsero un pezzo della loro storia, e analizzano criticamente il ruolo mediatico di “portavoce”.

I media messicani hanno dato grande spazio alle critiche dell’Ezln ai governi di Morena, il partito della presidente Claudia Sheinbaum, soprattutto per il progetto Sembrando Vita, ridefinito dalle zapatiste e dagli zapatisti Sembrando Morte. Sembrando Vita è uno dei programmi sociali promossi da Morena dietro al motto “prima i poveri”. Secondo zapatiste e zapatisti però alimenta logiche individualistiche che frazionano il mutualismo su cui la vita delle comunità di basava e così alimenta lo scontro per il possesso della terra che permette di accedere ai fondi governativi. A queste critiche ha risposto la presidente, dimostrando, una volta di più, come l’influenza zapatista sia ancora viva nel paese. Va ricordato che l’ex presidente Andrés Manuel López Obrador ha attaccato più volte l’Ezln accusandolo pubblicamente di essere contro il “movimento della quarta trasformazione” e di aver perso simpatizzanti. AMLO, ma anche Sheinbaum, ha minimizzato le denunce zapatiste, e dei centri dei diritti umani, sulla violenza crescente in Chiapas. Morena ha cercato l’appoggio dei movimenti indigeni sin dalla sua formazione, e non è un caso che Sheinbaum abbia ricordato più volte di aver partecipato a manifestazioni contro la guerra in Chiapas negli anni Novanta.

Zapatiste e zapatisti hanno cercato di dialogare con le istituzioni fino al 2001 ma sono stati (o si sono sentiti) costantemente traditi. Così oggi identificano gli Stati-Nazione, e i governi (a prescindere dal loro posizionamento ideologico), come strumenti dell’egemonia capitalista che sfrutta e aggredisce povere e poveri. Agli incontri organizzati dal movimento zapatista, dal 28 dicembre al 2 gennaio, per festeggiare i 31 anni dell’inizio della rivolta ha partecipato almeno un migliaio di persone da tutto il mondo. L’Ezln ha aperto ad una nuova fase della sua storia. La chiamano “comune” ed è una critica radicale all’idea della proprietà privata e dell’individualismo. Una “proposta di pace” perché offre, a chiunque viva nei territori di influenza zapatista, di utilizzare i campi che l’Ezln espropriò ai latifondisti (700mila ettari) in maniera collettiva, come da tradizione indigena. Se non esiste dialogo con le istituzioni l’esercito di liberazione ha dialogato sempre con chi non ha aderito all’organizzazione e neppure alle politiche di contro-rivoluzione dello Stato. Ma è anche una proposta mutualistica di collaborazione tra le 12 “regioni” dove organizzano il sistema educativo, sanitario, così come quello di giustizia ed economico. Se il Chiapas “è sull’orlo della guerra civile” a causa dell’arrivo dei gruppi del crimine organizzato che si contendono il territorio, spesso in dialogo con le forze di sicurezza, militari e della politica, per controllare rotte migranti, frontiere, progetti turistici, infrastrutturali ed estorsioni (sia nel contesto urbano che rurale) lo zapatismo offre una alternativa che parte dalla messa in discussione della sua base teorica ovvero la proprietà.

La presenza del Capitan Insurgente Marcos ha creato uno spazio mediatico importante sugli incontri ma non sulla nuova fase aperta dall’Ezln. Non si trovano quasi riferimenti alla proposta di organizzare, in estate, una riunione mondiale per creare alternative al sistema dominante, nonostante la proposta sia stata fatta proprio da Marcos. Sanno che “distruggere il capitalismo e cambiare le relazioni sociali” è “impresa impossibile” e per questo è una proposta valida per l’Ezln. Marcos ha detto “non ci sono condizioni oggettive, il capitale è onnipotente, è ovunque, è nel nostro cervello, nel nostro modo di mangiare, persino nel nostro modo di amare e di non amare. Lo sfideremo, lo disturberemo, saremo incomodi, ma con un obiettivo: che quando arriverà il giorno giusto, ‘il giorno dopo’, ci siano persone, uomini, donne o altri che dicano c’è un’altra opzione e non quella che il capitale vi sta offrendo”. Guardare a Marcos e non alla complessità collettiva e comunitaria dell’esercito di liberazione è come guardare il dito e non la luna. E’ un modo per banalizzare una storia di resistenza che da 31 anni costruisce un sogno collettivo, in cui tante e tanti si rispecchiano: che un giorno questo mondo sia un luogo dove ogni persona possa vivere in pace, con dignità, senza ricchi e poveri, senza privilegiati e disperati, dove la vita sia più importante del profitto, del vantaggio, senza discriminazioni.

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