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Per Macron l’Africa ha “dimenticato di dire grazie” alla Francia: parole che non passano

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“Ma vaffa…. Macron!” E’ il coro unanime che in questi giorni sale da molti paesi del continente africano. D’altronde se uno se lo cerca…

Macron sostiene che la Francia ha avuto il “diritto” di intervenire militarmente in Africa dal 2013 “contro il terrorismo” su richiesta degli allora governanti. Ma si rammarica della mancanza di gratitudine dei leader dei paesi interessati, quando “nessuno di loro”, ha detto, sarebbe oggi a capo di un paese sovrano senza questi nostri interventi militari.

Per Emmanuel Macron, l’Africa ha “dimenticato di dire grazie” alla Francia. Parole che non passano. Almeno non oggi. Non più.

“Un atteggiamento sprezzante nei confronti di Africa e africani”, risponde il ministro degli Esteri del Ciad Abderaman Koulamallah ricordando che “adesso la Francia deve considerare che il Ciad è cresciuto, è maturato e che il Ciad è uno Stato sovrano che difende la propria sovranità”.

“La Francia non ha né la capacità né la legittimità per garantire la sicurezza e la sovranità dell’Africa, al contrario ha spesso contribuito a destabilizzare alcuni paesi africani come la Libia con conseguenze disastrose per la stabilità e la sicurezza del Sahel” gli fa eco il primo ministro senegalese Ousmane Sonko, leader della più autorevole democrazia del continente.

Eh già, perché Macron (come se non avesse già abbastanza problemi in casa sua) dopo essere stato gentilmente accompagnato alla porta da Senegal, Mali, Burkina Faso, Niger, Costa D’Avorio, Ciad, deve aver avuto l’irrefrenabile impeto di chiamare il nostro mago Zurlì della geopolitica Federico Rampini (autore del libello “Grazie Occidente”) convinto che gli africani avrebbero dovuto dire anche a lui almeno un “Grazie Macron!”. Grazie delle porcherie oscene (di cui ancor oggi si sa poco e solo in parte) fatte durante il regno della la Françafrique, grazie per la moneta africana CFA stampata a Parigi, grazie per aver assassinato un certo numero leader africani come Sylvanus Olympio, Laurent Gbagbo, Tomas Sankarà, Muammar Gheddafi (ma non sono mica tutti).

Macron: “non ci hanno cacciato dall’Africa, ce ne siamo andato noi!”. Siamo al teatro dell’assurdo. E adesso non tirate in ballo la Russia. La si smetta una volta per tutte di considerare i cittadini africani dei bambini scemi che cacciano un re (la Francia) per mettersene in casa un altro (la Russia). Questa visione “televisiva” semplicistica della geopolitica è per il bar dello sport, per il tg delle 20, non per chi abbia voglia semplicemente di capire. Adesso “la grandeur” (questa di Macron per ora) cerca di arrampicarsi sugli specchi sperando di recuperare una qualche forma di riconoscimento da quei paesi africani che la Francia se la sono sempre filata pochino (Kenya Tanzania Nigeria ad esempio). Mah! La Francia Africana è – nel bene e nel male – un ricordo senza ringraziamenti nei titoli di coda.

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