“I fondi per l’educazione sessuale dirottati su corsi fertilità? Il governo tradisce la promessa di prevenzione della violenza”
Un cambio di destinazione radicale che tradisce completamente gli intenti iniziali. Opposizioni e ong attaccano il governo dopo che, ieri nove gennaio, il ministro per i Rapporti con il Parlamento ha annunciato l’annullamento del fondo di mezzo milione di euro per l’educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole: “Quei soldi”, ha detto Luca Ciriani in Aula, “serviranno a formare gli insegnanti prioritariamente riguardo alle tematiche della fertilità maschile e femminile, con particolare riferimento all’ambito della prevenzione delle infertilità”.
I 500mila euro erano spuntati in manovra, grazie a un emendamento di Riccardo Magi (+Europa), passato con il voto delle opposizioni. Peccato che il suo obiettivo sia stato stravolto. Tra i primi a protestare, c’è la ong ActionAid che accusa il governo di aver “tradito la promessa di prevenzione della violenza maschile sulle donne e di genere”: “È una decisione grave e che va contro tutto ciò che la politica dice di dover fare, dal governo al Parlamento, per contrastare la violenza maschile contro le donne e di genere, cioè prevenire partendo dalla scuola le cause dei comportamenti violenti”. Una scelta, hanno ricordato in una nota, che va contro quanto richiesto dalla maggior parte della popolazione italiana. E, come emerso in una indagine condotta da Ipsos per Action Aid, sono gli stessi adolescenti a rivelare quanto sia urgente occuparsi di prevenzione della violenza: su un campione rappresentativo di circa 800 ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni ha svelato che ancora c’è confusione a capire dove si annida la violenza e quali conseguenze derivano da essa. “Da anni ActionAid chiede che la politica passi dalle parole ai fatti, superando le differenze ideologiche, e raggiunga una convergenza per approvare una legge che introduca l’educazione all’affettività e alla sessualità e di genere nelle scuole, ma anche questa volta si sceglie la strada opposta e si danno fondi per iniziative discutibili che nulla hanno a che fare con la prevenzione primaria“.
Protesta anche la Rete degli Studenti Medi: “Siamo imbarazzati”, ha dichiarato Camilla Velotta, “dalle decisioni che sta prendendo questo governo sulla pelle di studentesse e studenti. Questo fanatismo della destra contro la presunta teoria gender nelle scuole è ridicolo, ignora una realtà evidente e cruda del nostro Paese, fatta di violenza di genere e di sessismo, che spesso si manifesta già in età adolescenziale, anche all’interno degli spazi scolastici. Serve ripartire da un’educazione alla sessualità consapevole, che educhi al consenso e al rispetto. Non si incentiva alla natalità parlandone a scuola, ma costruendo delle garanzie stabili e reali per le nuove generazioni, che ci permettano di poter immaginare un futuro qui”. Mentre il coordinatore Paolo Notarnicola ha concluso: “Per l’ennesima volta la destra perde di vista l’obiettivo principale che dovrebbe avere la scuola pubblica e cioè quello di formare al meglio nuove generazioni di cittadine e cittadini”.
Intanto il M5s spinge perché venga ripescata la sua proposta di legge sull’educazione sessuale. “Invece di alzare muri su inesistenti teorie gender”, hanno dichiarato i parlamentari in commissione Femminicidio Stefania Ascari, Anna Bilotti, Alessandra Maiorino, Daniela Morfino, “si dovrebbero aprire voragini di riflessione. Abbiamo una nostra proposta di legge pronta sull’introduzione dell’educazione affettiva e sessuale nelle scuole, bloccata ormai da 3 anni. Discutiamola subito, piuttosto che continuare a fare becera e sterile propaganda”.
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