Mister X non è Elon Musk, ma Thiago Motta: la Juventus vittima di un equivoco
Mister X non è Elon Musk, fornitore ufficiale di satelliti, ma il signor Thiago Motta, allenatore della Juventus, travolta da un’insolita pareggite nell’enigmatico campionato post Max Allegri. La Vecchia Signora degli scudetti non ha ancora perso, ma ha vinto poco (sette gare): in compenso, ha fatto una scorpacciata di ics, ben tredici. Totale e morale, quinto posto, a due punti dal quarto, ovvero dalla linea Champions. L’ultimo pari è maturato a Bergamo, 1-1 contro l’Atalanta: la Juve ha giocato bene, ma ha raccolto il minimo sindacale, mostrando il solito limite in attacco. Attenzione, le reti complessive sono 32, come il Napoli capolista e appena due in meno rispetto alla Lazio dell’ex falconiere celodurista, ma evidentemente i gol sono stati distribuiti peggio. Motta ha chiesto e ottenuto rinforzi: è in arrivo Kolo Muani, prestito secco di sei mesi dal PSG dove si è consumata l’operazione Kvaratskhelia. Entra uno, esce un altro, avanti il prossimo e procuratori che cantano “Cameriere, champagne”.
Riavvolgiamo il nastro. Torniamo a un’estate fa, quando Motta, reduce dall’impresa del Bologna trasportato in pompa magna in Champions, sbarca a Torino. Squilli di tromba e rulli di tamburi, viva il nuovo calcio e abbasso Max Allegri (un signore che in bianconero ha vinto cinque scudetti, cinque coppe Italia, due Supercoppe e perso due finali Champions contro mostri sacri come il Barcellona di Messi e il Real Madrid di Cristiano Ronaldo, quest’ultimo fresco di prolungamento da duecento milioni con l’Al-Nassr fino al 2026). Allegri è stato allontanato in nome dell’estetica, dopo una campagna mediatica segnata, da un quarto di secolo abbondante, dalla solita lotta Guelfi-Ghibellini: il partito del risultato opposto a quello del calcio spettacolo. Non si sfugge alla storia, si sa.
A Torino, sponda bianconera, le rivoluzioni del calcio moderno non hanno mai attecchito. Ci andò vicino Maurizio Sarri, che nella stagione del Covid vinse lo scudetto, l’ultimo della real casa, ma poi, in disaccordo con una parte dello spogliatoio, tolse il disturbo. Negli anni Novanta, naufragò la zona totale di Gigi Maifredi. È andata male anche con la scommessa Pirlo. Ora, dopo l’Allegri 2 e vagonate di polemiche, un nuovo tentativo: Motta. Il quale, al contrario del predecessore e forse anche per una questione di principio, ha goduto di buona stampa fino a Natale, quando, inevitabile, è esploso il bubbone dei pareggi. La Juve ha mostrato in questi mesi momenti di buon calcio. Ha proposto nuovi nomi, forse la cosa migliore riuscita finora Motta. Ha cambiato copione rispetto al passato, ma nelle pieghe del nuovo, si è scoperto che l’allenatore italo-brasiliano, sotto sotto, ha capito “primo non prenderle, poi vediamo”. Segno di saggezza e diremmo di intelligenza – solo i fessi vanno all’assalto e beccano gol allo stesso modo per decenni, c’è una bella lista in materia -, ma allora non la meniamo con il colpo di mano sul “risultatismo”.
Il calcio ha due fasi principali, come in tutti gli sport di squadra: attacco e difesa, difesa e attacco. Ci sono diversi modi di interpretarli, ma il succo non cambia. Non puoi cercare di vincere, pensando solo a difenderti. Allo stesso modo, non puoi illuderti di vincere, pensando solo ad attaccare. Il mercato darà probabilmente a Motta quello che non fu dato, in nome dei conti, alla Juventus dell’Allegri 2. Nella real casa, qualche ics in meno e qualche successo in più è il primo comandamento non solo in nome del passato, ma anche per tornare in Champions e dare ossigeno alle casse. Mister X versione Elon Musk basta e avanza nella storia moderna italiana: ritrovarselo persino in casa, con la maschera di Thiago Motta, sa quasi di beffa. Alla Juve non servono satelliti, ma solide realtà: banalmente, i punti.
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