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Caso Ramy, mi sembra eccessiva questa mobilitazione persino violenta

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di Davide Trotta

Il caso di Ramy porta al centro della riflessione un dibattito, che si fa specchio dei tempi e allunga più di qualche ombra “sinistra”. Premessa: la morte di una persona, qualunque sia la sua nazionalità, dovrebbe suscitare cordoglio unanime, non già diventare occasione per monopolizzare la discussione a destra o sinistra.

Eppure, appare evidente il tentativo di costringere il dibattito sul filo dell’abusata contrapposizione evocata, che non a caso rispecchia le forze in campo nello scacchiere politico. Pertanto forze dell’ordine, che assolvono al proprio incarico, sembrano configurarsi nel dibattito quali feroci attivisti di estrema destra, neppure dotati del luminoso dono del vaticinio, come se da un inseguimento si potesse capire in un battibaleno la nazionalità dei fuggitivi.

Per contro un giovane ragazzo di origine egiziana morto nell’inseguimento – reo comunque di aver infranto un posto di blocco, con tutte le conseguenze inopinate del caso – può diventare martire dell’ideologia di sinistra e alimentarne una propaganda abbastanza povera di contenuti. Per esempio sentire giustificare in un talk show l’infrazione del posto di blocco in nome di una non meglio precisata paura da parte dei due giovani al vedersi intimato l’alt, ci fa sentire quasi in difetto di non esserci mai schiantati tutti all’unisono contro un muro ogniqualvolta ci sia capitato di essere stati fermati, anche a piedi e persino in bici, dalle forze dell’ordine per controlli di prassi.

Ma, a tacere dell’interpretazione personale del fatto, si può scorgere una ferita più profonda nello spirito critico di molti, annebbiato dal dibattito in corso e più condizionato da vetuste contrapposizioni di partiti logori che frutto di idee plasmate a “bottega” propria. In questa prospettiva, se doveroso appare il cordoglio per una vita umana scomparsa, eccessiva invece mi sembra questa mobilitazione persino violenta a livello nazionale per un ragazzo che certo non è campione di diritti o libertà calpestate e che invece nella propaganda di sinistra viene innalzato a vessillo di una battaglia contro il razzismo, come se sotto quel casco e destinato a quella sorte non ci potesse essere un italiano qualsiasi.

Saremmo tutti fieri e orgogliosi che per una volta anche i giovani siano scesi a manifestare con tanta lena a favore di Ramy, se tanto fervore venisse profuso per esempio anche a tutela di migliaia di lavoratori ogni anno lasciati a casa, di quegli operai di Stellantis la cui “condanna” pareva certa fino a poco prima di Natale, oppure di fronte alla paventata idea, poi ritirata, di aumentare gli stipendi dei ministri di circa 7000 euro, oppure ancora per orizzonti pensionistici sempre più remoti per noi nuove generazioni, per il progressivo impoverimento delle scuole pubbliche a favore delle scuole private, per la sanità sempre più caracollante.

Ma questo può essere in certo senso confortante: non è vero che le nuove generazioni non sono sensibili al dibattito pubblico, come questa occasione conferma. Tuttavia sarebbe opportuno indignarsi anche a difesa di libertà e diritti condivisi da un’intera comunità, altrimenti sembrerebbe che si assecondino piuttosto slogan di facciata e che le piazze si riempiano solo per gli argomenti più “glamour”, come se diritti e libertà fossero classificati secondo graduatorie.

D’altra parte battersi per la non inverosimile possibilità per le nuove generazioni di andare in pensione oltre i settant’anni non è glamour. E che così continui a essere conviene a tutti quei venditori di diritti pret-a-porter, prestigiatori in grado di dare l’illusione che protestare per un ragazzo morto di origine egiziana sia più importante che protestare per tutti quei ragazzi vittime di incidenti sul lavoro o addirittura in alcuni casi dell’alternanza scuola-lavoro. A proposito non ricordo altrettanta indignazione, tale da provocare reazioni così prolungate e al limite della guerriglia.

Non ci sono scale gerarchiche di fronte ai morti, ma in questo modo sembra che alcune scale siano più attraenti di altre.

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