La schifosa violenza sulle attiviste a Brescia non cade certo come un fulmine a ciel sereno
Ciò che hanno subìto nella Questura di Brescia le militanti di Extinction Rebellion è schifosa violenza sulle donne, fondata sulla sicurezza dell’impunità, anzi del sostegno, da parte del governo e degli apparati dello Stato. I poliziotti a Brescia hanno replicato quanto avvenuto Genova nel 2001.
I militanti di XR avevano compiuto una bellissima iniziativa non violenta davanti allo stabilimento Breda Leonardo, per protestare contro il traffico di armi con Israele. Traffico che continua, nonostante le dichiarazioni false e ipocrite del governo. Così sul pennone davanti alla fabbrica per un po’ di tempo è stata innalzata la bandiera della Palestina. La polizia è intervenuta in forze, ha catturato uno per uno i manifestanti assolutamente pacifici e li ha trasferiti in questura. Lì sono rimasti per ore e molte e molti hanno subito fogli di via e denunce assurde, tra le quali persino quella di detenzione di esplosivi, per qualche fumogeno come quelli normalmente ammessi negli stadi.
Evidentemente le forze dell’ordine avevano l’ordine e l’intenzione di dare una lezione ai ventitré militanti che avevano osato violare la sacralità dell’industria militare, fiore all’occhiello della città. E così, a quella violazione degli affari di guerra la polizia ha risposto violando la dignità delle donne.
Alle ragazze di XR è stato imposto di spogliarsi completamente e di offrire la loro nudità alla umiliazione di chissà quali controlli. Una di esse, che era in ciclo mestruale, è stata accompagnata in un gabinetto e sorvegliata a porte aperte da una poliziotta. Insomma un orrore che anche le vittime, comprensibilmente, fanno fatica a raccontare. Eppure quelle militanti hanno avuto il coraggio di non tacere sulla violenza subita dallo Stato e sono riuscite a superare quella barriera che impone il silenzio a tante donne vittime.
Le militanti di XR sono state coraggiose a manifestare e ancora di più a denunciare i vergognosi abusi subìti. Ora dobbiamo sostenerle, anche perché la Questura di Brescia non solo non si è scusata per le pesanti offese alla dignità delle donne, ma le ha rivendicate in un comunicato, in cui parla di “normali procedure”. Fatto gravissimo, perché così o si afferma il falso, o si rivendica una procedura poliziesca da “macelleria messicana”. Termine questo usato dalla stessa polizia per definire le sue violenze nel 2001 a Genova.
Tutto ciò è frutto diretto della propaganda e delle iniziative di legge per uno Stato di polizia, avviate dal governo Meloni con inadeguata opposizione e a volte anche complicità anche da parte del centrosinistra. Prima ancora che siamo approvate leggi liberticide e neofasciste come la 1660, le forze di polizia ne praticano l’obiettivo, con interventi sempre più brutali contro ogni forma di mobilitazione e dissenso.
A Brescia il 28 dicembre un pacifico presidio antifascista in piazza Vittoria, dove era stata annunciata una manifestazione razzista, è stato aggredito a manganellate perché i manifestati avevano degli striscioni. E anche il Comune di centrosinistra ha solidarizzato con la polizia e chiamato “ seminatori d’odio” gli antifascisti.
Le violenze sulle donne in Questura avvengono nei giorni in cui il governo studia uno scudo penale sugli agenti. Prima ancora che questa legge esista, ci sono poliziotti che si sentono coperti dall’impunità e agiscono di conseguenza. I carabinieri sotto indagine per l’uccisione di Ramy a Milano sono sempre più presentati come vittime del dovere, mentre chi manifesta per avere giustizia viene considerato un delinquente. E anche antisemita, visto che politici di destra e centrosinistra hanno accredito la fake news di un assalto dei manifestanti alla Sinagoga di Bologna, mai avvenuto e smentito dallo stesso questore.
Questo clima autoritario e poliziesco viene poi alimentato dalla protezione di Stato verso le mobilitazioni razziste e neofasciste contro i migranti di seconda generazione, di cui le città del nord e Brescia in particolare stanno diventando laboratorio.
Insomma la schifosa violenza contro le donne nella Questura di Brescia non cade come un fulmine a ciel sereno, ma è frutto dell’addensarsi di nubi autoritarie sempre più cupe, alimentate da razzismo e guerra. Immaginate cosa sarebbe successo sulla stampa e nella politica italiana se il vergognoso trattamento alle donne fosse avvenuto in un carcere iraniano, anziché a Brescia. Invece la notizia è già derubricata.
Il governo Meloni vuole instaurare uno Stato di polizia ove le forze dell’ordine agiscano impunite in ogni caso. Dove i fascisti possano fare ciò che vogliono e gli antifascisti invece siano criminalizzati. Dove i migranti, soprattutto i giovani, debbano subire un apartheid di leggi e di discriminazioni razziste. Ma Meloni e compagnia possono andare avanti anche perché il centrosinistra, che dovrebbe opporsi, lo fa spesso in maniera debole, subalterna , quando addirittura non complice.
Così a Brescia lo Stato di polizia rivendica anche la violenza sulle donne.
[In foto: blitz di Extinction rebellion al Viminale]
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