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“Pensavo di essermi rotto un dito del piede, ma una telefonata ha cambiato la mia vita: ho bisogno di un nuovo rene”: la scoperta choc di un giovane maratoneta

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Bello, sportivo e giovane con i suoi 27 anni e una vita davanti. Eppure la vita di Niven Hopkins, che era nel pieno di un allenamento per una gara di fitness con corsa quattro volte a settimane, è stata letteralmente travolta da una telefonata. Tutto è iniziato da un problema al piede: “Pensavo di essermi rotto qualcosa, non riuscivo nemmeno a camminare bene a casa. – ha detto il ragazzo, come riporta The Bolton News – Mi sono allarmato e ho fatto delle analisi che poi si sono rivelate pessime al pari di un alcolizzato o di una persona sovrappeso, infatti i medici si sono allarmati subito”.

Quindi una serie di nuovi accertamenti per andare a fondo alla questione con delle analisi specifiche del sangue: “Non li ho più sentiti per un bel po’. Poi, ho ricevuto una telefonata alle 5 del mattino che diceva: devi venire in ospedale ora. I tuoi reni stanno cedendo“. Il panico.

“Sono stato in ospedale per circa sei giorni, sottoposto a molti esami. – ha continuato Niven -. Un vero choc per me perché non avrei mai pensato di avere un problema così serio ed importante. I dottori hanno provato a ottenere un campione dei miei reni tre volte. Si è scoperto che erano così danneggiati che non sono riusciti a procedere con l’esame. Quando hanno preso e analizzato con successo il campione, mi hanno diagnosticato una malattia renale cronica al 4 stadio“. Una vera propria doccia fredda.

L’unica soluzione possibile era un trapianto di rene: “Essendo così giovane, i dottori hanno detto che volevano insistere per un trapianto. L’obiettivo era ottenere un trapianto prima che la mia funzionalità renale fosse così bassa da aver bisogno della dialisi. Mia madre ha avuto due trapianti di rene, ma avevo fatto dei test genetici qualche tempo fa che dicevano che la malattia renale non era ereditaria e i dottori mi avevano rassicurato che non avrei avuto problemi. Mio zio ha donato il suo rene a mia mamma. Era il partner perfetto. Due o tre mesi dopo, è morto di cancro al pancreas. Ma ora sta molto meglio. Ho imparato da lei che quello che può sembrare essere un’esperienza orribile, in realtà non è la fine del mondo”.

In questo mese ci saranno delle valutazioni ad hoc per il trapianto e sulla tipologia che serve al paziente: “Una volta creato il mio profilo, possiamo cercare donatori di rene che siano adatti a me. Sto solo aspettando. Il prossimo anno, affronterò alcune sfide fisiche per coinvolgere più persone e sensibilizzare sul tema della prevenzione”.

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