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David Lynch morto, addio al visionario regista cult: da Eraserhead a Twin Peaks. Palma d’oro a Cannes e Oscar alla carriera

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L’annuncio è di quelli che spezzano i cuori di cinefili e campeggia sulla prima pagina online del prestigioso Variety. È morto David Lynch, il 78enne visionario, regista di indimenticabile capolavori. Lynch, statunitense, avrebbe compiuto 79 anni il prossimo 20 gennaio. Aveva studiato pitture alla fine degli anni ’60 e aveva realizzato alcuni cortometraggi. Con Cuore selvaggio (1990) si era aggiudicato la Palma d’oro al festival di Cannes.

La famiglia – A dare la notizia della scomparsa è stata la famiglia con un post pubblicato sul profilo Facebook dello stesso Lynch: “È con profondo dispiacere che noi, la sua famiglia, annunciamo la scomparsa dell’uomo e dell’artista, David Lynch. Apprezzeremmo un po’ di privacy in questo momento. C’è un grande vuoto nel mondo ora che non è più tra noi. Ma, come direbbe lui, ‘Tieni gli occhi sulla ciambella e non sul buco’”. Nel 2020 gli era stato diagnosticato un enfisema polmonare e l’anno scorso il regista aveva dichiarato: “Ho bisogno dell’ossigeno per camminare in casa. Fumo da quando avevo 8 anni. È un prezzo alto da pagare”

La carriera – Tra il 1972 e il 1976 aveva realizzato Eraserhead (1976; Eraserhead – La mente che cancella) un vero cult movie che però non aveva trovato una buona accoglienza nelle kermesse dei festival. È con The elephant man (1980) che arrivano i primi importanti riconoscimenti a un talento originalissimo e puro. Il film ebbe le nominations all’Oscar per la sceneggiatura e la regia. Nel 2006 la Mostra di Venezia lo premiò con il Leone alla carriera.

Quattro anni dopo arrivò Dune (1984), adattamento poco felice della saga fantascientifica di F. Herbert, che è tornata in auge dopo i due film del regista canadese Denis i Villeneuve. È del 1986 il conturbante Velluto blu che valse a Lynch un altra candidatura dell’Academy. Nel 1989 arrivò lo tsunami televisivo con la serie di Twin Peaks, un successo planetario e di critica. Nel suo curriculum artistico anche la pellicola Twin Peaks: Fuoco cammina con me! e Strade perdute. Nel 1999 ha presentato a Cannes The straight story.

Il cult – È del 2001 un altro film cult Mulholland Drive (con la candidatura all’Oscar per la regia), del 2006 Inland Empire – L’impero della mente. Nel 2019 a questo artista delle immagini e della mente l’Academy aveva assegnato l’Oscar alla carriera. Mulholland Drive era tornato in sala nel 2021 per i 20 anni: in 4K realizzato da StudioCanal, distribuito dalla Cineteca di Bologna nell’ambito del progetto ‘Il Cinema Ritrovato. Al cinema’. il film che aveva lanciato Naomi Watts, è uno dei soli due titoli degli anni Duemila ad essere entrato nella celebre classifica dei cento migliori film della storia del cinema stilata ogni dieci anni dalla rivista Sight & Sound.

La Mostra e gli Uffizi – La Biennale di Venezia è “fiera” di aver attribuito a David Lynch nel 2006 il Leone d’oro alla carriera della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, la cui consegna è stata accompagnata dalla proiezione del suo ultimo capolavoro Inland Empire – L’impero della mente. L’istituzione veneziana con il presidente Pietrangelo Buttafuoco e il direttore artistico del Settore Cinema Alberto Barbera esprimono “sincero cordoglio per la scomparsa del grande regista David Lynch, uno dei registi che hanno maggiormente influenzato il cinema d’autore contemporaneo, grazie al suo stile personalissimo e visionario e alla costante ricerca dei limiti della forma cinematografica”.

“Pittore, regista, sceneggiatore, produttore, montatore, scenografo, progettista del suono, attore, musicista, cantante, scrittore. Questo era David Lynch, artista dall’ingegno poliforme e oscuro, dai talenti impossibili, dalle visioni infinite. Tutto e molto di più, in una persona sola” si legge sugli account social delle Gallerie degli Uffizi. Il post è accompagnato da una frase dello stesso Lynch: “Il mio film è composto della materia di cui sono fatti gli incubi. Io ho paura di molte cose, ma soprattutto delle bocche e dei denti degli uomini…”

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