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IL Fatto Quotidiano
Январь
2025

Cecilia Sala: “Il giorno prima del rilascio sono stata interrogata per 10 ore, incappucciata. Sono crollata, mi hanno dato un calmante”

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“Durante gli interrogatori ero sempre incappucciata, con la faccia al muro. Il giorno prima del rilascio mi hanno fatto domande per 10 ore. Sono crollata, mi hanno dato una pasticca”: ospite da Fabio Fazio a Che Tempo che fa, Cecilia Sala ha raccontato i dettagli della sua prigionia in Iran, dove è stata detenuta in isolamento per 21 giorni nel carcere di Teheran. “Mi interrogava sempre la stessa persona in perfetto inglese e capivo che conosceva molto bene l’Italia” ha raccontato la giornalista, fornendo un particolare in tal senso: “Questa persona mi ha chiesto se preferivo l’impasto della pizza romana o napoletana, questa è una cosa che solo chi ha familiarità con l’Italia può chiedere”. Poi altri particolari degli interrogatori: “Ci sono momenti in cui ti fanno rilassare, magari con una sigaretta. La mia impressione – ha spiegato – è stata che loro volessero trovare qualcosa di me che dimostrasse che non ero una giornalista“.

La cattura – “Stavo lavorando nella mia stanza dell’hotel, hanno bussato e da quel momento non ho potuto toccare il mio telefono né fare nulla” ha spiegato Cecilia Sala, che poi ha detto: “Mi hanno messo in un’auto e portata in carcere. Per andare avanti – ha aggiunto – ho pensato alle cose belle della mia vita e mi aggrappavo al pensiero che le avrei riavute”.

I libri – “Avevo chiesto il Corano in inglese perché pensavo fosse un libro che in un carcere di massima sicurezza dell’Iran non mi potessero negare – ha raccontato Cecilia Sala – e invece mi è stato negato. Ho passato il tempo a contarmi le dita, a leggere gli ingredienti sulle buste”. La cronista, poi, ha spiegato che era convinta che sarebbe stata rinchiusa molto più tempo: “Questa è stata l’operazione più rapida per liberare un ostaggio in Iran dagli anni ’80. Io seguo l’Iran – ha spiegato – e ho studiato i casi precedenti, quindi sapevo che 21 giorni non erano molti“. Poi ancora dettagli sulla prigionia: “Mi hanno tolto gli occhiali, considerati un rischio per i detenuti, ma mi hanno anche tolto le lenti quindi non vedevo niente. Poi mi hanno riportato le lenti con un libro di Murakami scelto da loro – ha aggiunto – quando è arrivata anche una compagna di cella”. Cecilia Sala ha anche parlato del suo presente: “Adesso aiutata riesco a dormire. Il recupero è più rapido rispetto a tante altre persone sono rimaste lì centinaia di giorni”.

Elon Musk – “Nessuno della mia famiglia e neanche Daniele Raineri (il fidanzato, ndr) ha mai parlato con Elon Musk”: sul presunto ruolo del tycoon nella sua liberazione, la cronista è stata netta. E ha ricordato ciò che era già emerso in passato: “La mia famiglia in quei momenti ha provato a parlare con tutti. Daniele ha contattato il referente in Italia di Musk, Andrea Stroppa – ha continuato – per chiedere se potesse avere notizie, perché Musk in precedenza aveva incontrato l’ambasciatore iraniano all’Onu dopo che dal 1979 non c’erano contatti tra americani e iraniani. L’unica risposta che Daniele ha avuto da Stroppa è che era informato”.

La prigione – “Non mi hanno mai toccato, anche perché i maschi non possono neanche sfiorare le femmine – ha raccontato Cecilia Sala a Fabio Fazio – mi portavano con un bastone in sala interrogatori. Ero incappucciata anche per andare alla toilette”. E ancora, altri dettagli: “C’erano fari al neon sempre accesi e quando non dormi per giorni perdi anche fiducia nella tua testa”. La giornalista ha aggiunto: “I rumori che arrivavano dal corridoio erano terribili, spesso urla o pianti, e ricordo una ragazza che prendeva la rincorsa per sbattere la testa fortissimo contro la porta della cella”, ha aggiunto.

L’America – “Sapevo che c’era un conto alla rovescia che era l’insediamento di Trump, che li spaventava” ha detto Cecilia Sala. Che poi ha aggiunto: “Quando mi hanno detto che era morto Jimmy Carter, che era il presidente della presa degli ostaggi nell’ambasciata Usa a Teheran, quella è l’unica notizia che mi hanno dato dall’esterno. Lì ho capito che il messaggio era ‘sei un ostaggio'”.

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