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Istat: la quota di lavoratori pagati meno di 8,9 euro all’ora sale al 10,7%. Retribuzione media a 37mila euro, nelle costruzioni solo 32mila

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In quattro anni la quota di lavoratori dipendenti a bassa retribuzione è salita in Italia dal 9,8% al 10,7%. È quello che emerge dai nuovi dati Istat sulla Struttura delle retribuzioni e del costo del lavoro, aggiornati lunedì. Tanto più interessanti alla luce della decisione del governo Meloni di chiudere la porta al salario minimo orario. L’incidenza dei dipendenti a bassa retribuzione, soglia che al momento corrisponde a 8,9 euro l’ora mentre nel 2018 era a 8,5 euro, è più alta tra le donne (12,2% contro 9,6% degli uomini), i giovani (fino a 29 anni, 23,6%) e i dipendenti con titolo di studio inferiore al diploma (18%).

Quote decisamente elevate si osservano anche tra chi esercita professioni non qualificate (33,3%) e tra chi lavora nelle attività commerciali e nei servizi (17,5%). La percentuale più bassa di low-wage earners si rileva tra chi è attivo nelle professioni intellettuali e scientifiche (1,3%) e tra i dirigenti (1,7%), tra i dipendenti con livello di istruzione terziaria (3,3%) e tra gli ultra cinquantenni (7,2%).

Come previsto dalle norme comunitarie, la rilevazione riguarda solo i lavoratori dipendenti retribuiti nell’intero mese di ottobre 2022 nelle unità economiche (imprese e istituzioni pubbliche) con almeno 10 dipendenti. Quindi, considerato il numero delle pmi in Italia, la vera platea di lavoratori a basso salario è molto più ampia. A livello europeo i low-wage earners sono definiti come coloro che hanno una retribuzione oraria uguale o inferiore ai due terzi del valore mediano nazionale.

“I dati confermano la realtà di un mercato del lavoro con troppe sacche di sfruttamento e bassi salari. Non basta non volerne parlare, come fa la destra, per nascondere la necessità di una tutela di base, come quella offerta dal salario minimo”, commenta Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro nella segreteria nazionale del Pd. “Non basta fingere che la precarietà non sia più un problema quando i dati ci dicono che chi la subisce è penalizzato due volte: meno ore retribuite e una retribuzione oraria inferiore di ben un quarto rispetto a chi lavora a tempo indeterminato. E che chi lavora part time ha una retribuzione oraria inferiore di più del 30% di chi lavora a tempo pieno”.

In generale, nel 2022 la retribuzione annuale per dipendente è risultata più alta, pari a 38.760 euro, nel comparto dell’Industria in senso stretto mentre ha toccato il valore minimo di 32.202 euro nel settore delle Costruzioni. La retribuzione lorda annua per dipendente, ricondotta ad anno intero e tempo pieno, è pari in media a 37.302 euro. Le lavoratrici dipendenti guadagnano 6mila euro in meno rispetto ai lavoratori (33.807 euro contro 39.982). Nelle unità economiche a controllo pubblico (controllo economico prevalente di tipo pubblico) la retribuzione lorda annua è pari a 39.670 euro e in quelle a controllo privato (controllo economico prevalente di tipo privato) è di 36.034 euro. Anche con riferimento alla retribuzione media oraria (riferita al mese di ottobre), pari a 16,4 euro, le donne vengono retribuite circa un euro in meno rispetto agli uomini (rispettivamente 15,9 e 16,8 euro).

Il differenziale retributivo di genere (Gender Pay Gap), calcolato come differenza percentuale tra la retribuzione oraria media di uomini e donne rapportata alla retribuzione oraria degli uomini, nel 2022 è pari al 5,6%. Le retribuzioni orarie più elevate (19,6 euro sul totale, 18,6 per le donne e 21,2 per gli uomini) si registrano nel macrosettore degli Altri servizi e sono dovute alla presenza, al suo interno, del settore dell’Istruzione dove, per il personale docente, il numero di ore di servizio (nominale) risulta particolarmente basso. Le Costruzioni sono invece il settore con le retribuzioni orarie più basse (13,7 euro) sia per le donne sia per gli uomini (rispettivamente 13,1 e 13,8 euro). D’altra parte il GPG raggiunge i valori più elevati nei Servizi di mercato (il 14,1%) e nell’Industria in senso stretto (il 13,2%). Infine, la retribuzione oraria è di 20,4 euro nelle unità economiche a controllo pubblico e di 14,4 euro in quelle a controllo privato.

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