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Dazn prende in giro i suoi abbonati: altro che promo, questa politica sui prezzi è una delle principali ragioni del fallimento del progetto

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Prima aumentano i prezzi, costringendo gli appassionati a svenarsi per la Serie A. Poi li tagliano a stagione in corso per convincere nuovi abbonati, prendendo in giro quelli vecchi. L’ennesimo autogol di Dazn. Ci risiamo: la App più odiata dagli italiani è di nuovo nella bufera per la sua ultima offerta. Appena si è diffusa la notizia della promo a 9,90 per 7 mesi (cioè fino alla fine del campionato), si è sollevata la solita ondata di polemiche. Chi soltanto pochi mesi fa ha sborsato quasi 600 euro (per la versione Plus annuale che permette di vedere le partite su due account diversi, quindi circa 25 euro a testa), oggi si sente truffato a vedere lo stesso pacchetto regalato a meno della metà del prezzo.

Come già raccontato, i prezzi alti fissati a inizio stagione erano frutto di una strategia: l’azienda si è fatta due conti e ha capito che le conviene più avere 1,5 milioni di abbonati a 25 euro, che due milioni a 10-15 euro come aveva puntato a fare in partenza, mettendo probabilmente in conto anche una possibile flessione degli ascolti a cui stiamo assistendo, e che comunque è dovuta a vari fattori (la crisi della Juve, l’andamento del torneo che negli ultimi due anni è stato poco spettacolare, ecc.). La scelta imprenditoriale è discutibile, anche perché va tutta a scapito del calcio italiano, che si ritrova con un bacino sempre più ristretto. Ma diventa un autentico suicidio con queste continue giravolte, che comunicano l’immagine di un’azienda mediocre e inaffidabile, oltre che in crisi.

Dazn ha fatto fin da principio e continua a ripetere lo stesso errore. Persino più dei disservizi, che hanno intaccato il brand dall’inizio ma che poi alla lunga sono stati risolti (più o meno, ogni tanto si segnala ancora qualche ricadute). Ancora peggio della qualità del prodotto, scadente, raffazzonato, non all’altezza del passato (Sky continua ad essere rimpianta) e nemmeno del futuro. Certamente non per chissà quale boicottaggio in atto (la famosa bufala delle disdette antisistema degli juventini, che ogni tanto ancora circola sui social). I mali di Dazn probabilmente derivano quasi tutti da qui, dalle sconsiderate politiche di marketing con cui è stato aggredito un mercato così sensibile come quello del pallone, e che hanno segnato negativamente – e ormai forse irrimediabilmente – l’avventura in Italia dell’app in streaming.

Dazn non ha mai capito come riuscire a piazzare i diritti che ogni anno paga a peso d’oro alla Lega Calcio. Prima li ha letteralmente svenduti (ricordate l’anno di esordio con Tim a 9,90€ al mese con inclusa la Champions? Una follia), instillando nella testa del grande pubblico la convinzione (errata) che il calcio in tv potesse costare così poco. Poi è stata gioco forza costretta ad aumentare progressivamente i prezzi, anche del 100%, per una cifra che tutto sommato potrebbe anche essere considerata ragionevole (parliamo di 25 euro al mese a persona per tutta la Serie A), ma intanto il danno era fatto. Ogni anno, ad ogni rincaro, perde una fetta di tifosi. E poi, nella speranza di recuperare ma peggiorando ulteriormente la situazione, lancia a campionato in corso promo stracciate, rivolte sempre al “nuovo abbonato” ma dimenticandosi di quello vecchio, che invece di essere premiato e quindi fidelizzato, viene letteralmente preso in giro. E così magari ad agosto ci penserà due volte ad abbonarsi, aspettando anche lui la prossima promozione che puntualmente arriverà. Un circolo vizioso che si ripete stagione dopo stagione. Chi ci perde è Dazn, certo. Ma anche il calcio italiano.

X: @lVendemiale

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