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Ofelia Prodan, una radiografia eco di una società post-umana e distopica (Traduzione di Daniel D. Marin)

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Fin dall’esordio nel 2007, la poesia di Ofelia Prodan si muove lungo alcune linee coerenti. Successive ramificazioni e approfondimenti, cambi di prospettiva o focalizzazioni su un nuovo ciclo immaginativo hanno permesso avanzamenti tematici e visionari di una poesia “scandalosamente” complessa e originale. Nella poesia di Prodan troviamo il movimento invisibile dei piccoli mondi della psiche, con apparizioni quasi oniriche e chimeriche che compiono le lente (ma sicure) piccole esecuzioni di una psiche che assume e amplifica le proprie invenzioni e fantasie. Tuttavia è una poesia, pur intrisa di incertezze e paure fondamentali, non priva di isole di bellezza e geografie letterarie. Le sue tematiche spaziano dalle distopie di bambini abusati e dall’indietreggiare dell’umano di fronte all’apocalisse infraumana o al post-umano psichedelico, crudo, viscerale alle elegie non elegiache di oggetti con una sovra-logica nel loro svolgimento non formale.

Istantanee prefigurate. 44 poesie prima della fine del mondo, di prossima uscita in Italia, è una radiografia “eco” di una società post-umana e distopica, in cui l’essere umano – dalla ragazza emo all’adulto ultra-tecnologizzato, robotizzato dalle sue stesse tentazioni consumistiche – subisce successive mutazioni del codice genetico grazie alle quali può adattarsi a una natura ormai squilibrata ma che lo trasformano anche in un mutante immune alle nuove condizioni di nocività, praticamente invincibile, ma con la stessa tendenza inconscia all’autodistruzione.

D. D. M.

in metropolitana

premo il pulsante, le porte a sensori si aprono lentamente,
le persone si accalcano, ci ripenso,
non scendo più dalla metro, ora c’è spazio per “manovrare”,
mi siedo di nuovo su un sedile e guardo una cartina

mi si appanna la vista, chiudo gli occhi,
“prossima fermata, San Babila”,
visualizzo milioni di soldati androidi
vestiti in tute blu,
con mitragliatrici di plastica in posizione di tiro,
“io sono la piccola Oana, tu chi sei?”,
apro gli occhi, una bambina con un basco rosa e uno
zainetto di barbie mi tende una manina,
sorrido senza volerlo,

la bambina sorride anche lei, la metropolitana si ferma
a San Babila, premo il pulsante, le porte si aprono,
scendo lentamente, giro per un secondo il capo,
la bambina mi fa un cenno con la mano,
i suoi occhi tondi mi fissano con tristezza,
la metropolitana entra nel tunnel, l’immagine persiste sulla
retina finché non si disintegra tra le persone che
si agitano caoticamente.

*

persone equilibrate

siamo soli e vogliamo stare da soli,
la vicinanza è solo un gioco di seduzione,
se vogliamo qualcosa sappiamo bene come ottenerla

presto un sole ricaricato ci illuminerà di calore,
una fabbrica ultrasofisticata riciclerà senza sosta
i nostri rifiuti, gli enzimi e gli ormoni in eccesso,
una fabbrica buona e onnipotente trasformerà
ognuno di noi in persone equilibrate.

*

un set cinematografico surrealista in bianco e nero

gente con la pelle bruciata dalle radiazioni, con occhi dilatati
da cui traspare una muta disperazione

medici vestiti in tute protettive
si aggirano inutilmente tra la gente

impariamo qualcosa esattamente finché dura il film,
poi usciamo in strada,
scherziamo, ridiamo forte, poi entriamo
nel primo fast-food, dove ordiniamo Coca-Cola,
patatine, hamburger
su cui spalmiamo un ketchup rosso simile a carne viva.

*

paradiso sintetico

questo è il mondo in cui ho aperto gli occhi
come un topolino, sono cresciuto nei sotterranei,
ho rosicchiato cartoni con su scritto “portatore di handicap”,
ho dormito nelle giacche di flanella impregnate di sudiciume
dei drogati, ho sognato assieme a loro
un paradiso di contrabbando senza tassa né abbonamento,
ho affittato una fossa nel centro della città,
vi ho costruito meticolosamente
una mia città in miniatura,
poi un mondo in miniatura soltanto mio,
e, al di sopra, un paradiso di LED e neon
con una luce sintetica accecante,
il tutto di una bellezza fredda e impeccabile,
chiunque era il benvenuto, e i bulldozer
hanno continuato a transitare.

*

il mio sangue prezioso

dalle lettere di un soldato al fronte

persino il sole sembra un soldato ubriaco appoggiato
al muro del fortino,
e i bombardieri sono di gomma,
fluttuano come ciambelle di salvataggio
nel cielo crivellato di proiettili,
il cuore mi batte all’impazzata,
mi rimbomba nel petto,
mi esce dal petto e sobbalza insanguinato,
il capitano ci ha ordinato di portargli
tutto ciò che abbiamo di più caro,
e tutto ciò che ho è l’orologio di mio nonno,
ricevuto in dono da suo nonno,
non do il mio orologio a nessuno, non mi importa
se è un capitano,
non mi importa se mi spara in testa
con la sua mitragliatrice di legno,
ma il capitano è folle e devo dargli qualcosa di prezioso
o mi farà annegare nel mio stesso sangue
e mi mangerà il cuore,
gli darò la mia sorellina,
è carina, indossa un vestitino bianco a pois rossi,
ha le scarpe rosse di vernice e un cappellino da sole,
saltella come una ballerina, balla e fluttua
e ride in continuazione, mi dà fastidio,
le interessa solo guardarsi allo specchio
e giocare con le bambole,
il capitano sarà sicuramente lieto di avere qualcuno da picchiare,
ma il capitano è pazzo,
gli sto davanti e tremo come un cane bastonato,
il capitano guarda mia sorella,
guarda e sogghigna e si avvicina a lei, la annusa e sogghigna,
che brava sorella che hai, che brava sorella che ho,
borbotto io, e il capitano le strappa il vestitino bianco a pois rossi

sì, che brava sorella che ho, e il capitano
le colpisce il piccolo corpo fragile con la mitragliatrice di legno
e colpisce, e colpisce, e colpisce
finché mia sorella annega nel suo stesso sangue,
mio Dio, quanto sangue e che delizioso odore c’ha,
non sapevo che fosse così inebriante l’odore del sangue
e mi inonda il cervello sgorgando a fiotti dalla bocca.

Ofelia Prodan è nata in Romania e dal 2021 vive a Padova. È attualmente una delle poetesse romene più apprezzate. Esordisce editorialmente nel 2007 con la raccolta poetica L’elefante nel mio letto (Premio per il Debutto dell’Associazione degli Scrittori di Bucarest, 2008) a cui hanno fatto seguito altre numerose sillogi di versi, tra cui due edite in Italia, Elegie allucinogene (Edizioni Forme Libere, 2019; Finalista al Premio Letterario Internazionale Città di Sassari 2020; Premio speciale del presidente della giuria nell’ambito del Premio Bologna in Lettere 2021) e Periodicamente ricicliamo cliché (Edizioni Ensemble, 2023; Premio speciale Virginia Woolf per la poesia edita, nell’ambito del Premio Letterario Internazionale Nabokov 2023; Finalista al Premio Lorenzo Montano 2024). Tra le sue raccolte poetiche romene: La guida (2012; Premio Nazionale Ion Minulescu, 2013); Senza uscita (2015; Premio Nazionale George Coșbuc, 2015; Premio Nazionale Mircea Ivănescu, 2016); Il serpente nel mio cuore (2016; Premio Libro di poesia per il 2016 al Festival Nazionale Avanguardia XXII, 2017); Il clone dell’Ofelia in mongolfiera (2021; Premio della Rivista Familia nel quadro del Festival Internazionale di Poesia di Sighetu Marmației, 2022); La risonanza comincia quando oscilliamo sulla stessa frequenza (2021; Premio Libro di poesia al Festival Internazionale di Poesia Getafe-Madrid, 2023). È membro dell’Unione degli Scrittori di Romania e del PEN Club Romania.

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