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La destra di Trump/Musk? Niente di nuovo, è l’indignazione a sinistra ad essere pericolosa

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I commenti e le reazioni al duo Trump-Musk la dicono molto lunga sul periodo di grottesca insipienza in cui ci troviamo a vivere.
Da una parte – più a Destra – abbiamo coloro che ne parlano in termini di rivoluzione e rinascita di una nuova America. Dovrebbe far ridere, se in realtà non ci fosse da piangere, sentire autorevoli opinionisti esprimersi in questi termini. Sì, perché in realtà quella che emerge agli occhi di una mente lucida e non prevenuta, è la solita America plutocratica e iniqua al proprio interno, nonché aggressiva, arrogante e neocolonialista al proprio esterno. Perfino l’espressione usata dal neopresidente Trump, che ha parlato di “destino manifesto” degli Usa rispetto a riprendersi Panama, annettere la Groenlandia e perfino piantare una bandiera su Marte, richiama quella dottrina Monroe che – a partire dal 1823 – ha segnato due secoli di imperialismo statunitense a prescindere dalla posizione politica di chi la guidava.

Intendiamoci, si tratta di un America che ha garantito la pace e la prosperità dell’Europa almeno a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale, ma tanto più oggi è un’operazione sciocca quella di non vedere una grande nazione che ha operato spregiudicatamente in vista del proprio dominio mondiale. Tale dominio, nel nostro tempo, potrebbe fare a meno dell’Europa o, addirittura, essergli ostile soprattutto in termini economici e finanziari. Ma anche questa sarebbe tutt’altro che una novità, considerato che in termini di storia ciclica stiamo solo assistendo al ritorno della fase isolazionista e protezionista degli Usa.

Dall’altra parte – più a Sinistra – assistiamo a dei deliri perfino peggiori. Basterebbe una sintesi per definirli: mentre i “capitalisti dei simboli” (come il sociologo americano Musa Al-Gharbi ha definito i paladini della cultura woke, quelli che si indignano sulle questioni formali per mascherare la propria inoperosità nel risolvere le ingiustizie sostanziali) insorgono per il presunto saluto nazista rivolto da Elon Musk in una manifestazione pubblica, dall’altra ignorano totalmente il rapporto Oxfam sull’Italia – peraltro reso pubblico in occasione del Forum economico mondiale di Davos – da cui emerge un paese con sempre meno ricchi sempre più ricchi (per giunta a causa di privilegi e situazioni inique, quindi non per merito), a fronte di quasi sei milioni di persone in povertà e in una condizione di disagio crescente da parte della classe media.

Ciò costituisce la dimostrazione più palese (e sconfortante) di un’opinione pubblica che in larga parte non vuole più la realtà ma solo la sua rappresentazione. Del resto i simboli (come la foto di un braccio teso) possono essere trasformati in immagini e meme per i social e per l’uditorio imbarbarito della Rete, mentre un ragionamento è ormai cosa troppo complessa che non si traduce in like, audience o ancor più in consenso politico.

Tutto questo mi porta a una considerazione finale: più sono estremiste, aggressive e impresentabili le destre che salgono al governo nei paesi sparsi per il mondo (e che Trump ha ben visto di invitare al proprio insediamento con tutti gli onori), più risulta intollerabile, irrilevante e fastidiosa la sterile e sciocca indignazione di un certo mondo progressista rispetto alle simboliche questioni di forma. Aggiungo un aggettivo: pericolosa. La sciocca e sterile indignazione di un certo mondo progressista, in assenza di politiche e progetti concreti volti a recuperare il consenso della classe media e di quelle più in difficoltà, finisce col risultare pericolosa per la democrazia.

Perché il capitalismo odierno, tornato ad avvalersi della Destra per affrontare la propria crisi e supportare le nuove ingiustizie sociali, ha ben chiara la situazione per cui in assenza di un’opposizione seria e concreta potrà fare tranquillamente a meno della democrazia sostanziale ormai ridotta ad avvocatura dei simboli.

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