Joey Barton a processo per le botte alla moglie: il curriculum di violenza dell’ex calciatore che sui social denigra le donne
Joey Barton a processo a Londra per violenza domestica: l’ennesima pagina di cronaca giudiziaria di un bad boy del calcio inglese. Barton è un ex centrocampista che ha indossato le maglie di Manchester City, Newcastle, QPR, Rangers, Burnley e Marsiglia. Ha giocato una partita in Nazionale, il 2 febbraio 1987: un’amichevole contro la Spagna. Chiusa la carriera all’età di 36 anni – oggi viaggia verso i 43 – ha guidato Fleetwood Town e Bristol Rovers in League One. Dal 26 ottobre 2023 è senza squadra. Ha sfruttato il tempo libero intensificando la sua attività sui social e segnalandosi per le posizioni aggressive: nei confronti delle donne, comprese le conduttrici televisive (“non capiscono nulla di calcio”) e dell’attuale governo laburista, dove non si limita a criticare le politiche di Keir Starmer, ma lancia anche sondaggi. L’ultimo, il 22 gennaio: quanto durerà questo governo? Occhio ai numeri: ha un seguito su X, nel quale si agita dal luglio 2010, di 2.808.245 followers.
C’è un lungo curriculum di violenza nella biografia di Barton: ha subito diverse condanne per aggressione e rissa, è stato processato tre volte dalla federazione per aver attaccato altri giocatori: prese a pugni durante l’allenamento Ousmane Dabo, ex centrocampista di Lazio, Inter, Vicenza, Parma e Atalanta, provocandogli lesioni importanti. Il 24 gennaio si è ritrovato in un’aula di tribunale a Westminster per rispondere di una delle violenze più infamanti: la sera del 2 giugno 2021, dopo una cena a casa ad alto tasso alcolico, in compagnia di due coppie d’amici, picchiò la moglie. Secondo le ricostruzioni, Barton minacciò di aggredire padre e fratello di Georgia, sposata nel 2019. La reazione della donna scatenò l’ira dell’ex giocatore: botte e un calcio in testa. La moglie, in lacrime, chiamò il numero di emergenza 999 per denunciare il marito. Gli agenti di polizia che si presentarono a casa di Barton trovarono Georgia con un bernoccolo grande come una pallina da golf in testa, mentre l’ex centrocampista, ubriaco, stava dormendo in camera. Nel 2022, alla vigilia del processo, colpo di scena: la moglie fece una parziale retromarcia, affermando di non essere stata colpita dal marito, ma da qualcuno intervenuto per separare la coppia durante il litigio. Il procedimento fu sospeso, ma nel 2023 due giudici senior stabilirono che la decisione di chiudere la vicenda era sbagliata e la questione è stata riaperta. Nell’aula del tribunale di Westminster, Barton ha ammesso di aver bevuto molto quella sera (“ero già ubriaco al rientro a casa, sei o otto drink con gli amici”) e di aver discusso con la moglie, ma ha negato di averla colpita alla testa (“se lo avessi davvero fatto, i danni sarebbero stati seri”). La prossima udienza si svolgerà il 25 marzo.
Favorevole all’abolizione della monarchia, contrario ai sussidi alla religione, sprezzante nei confronti delle donne e delle quote di “diversità e inclusione” nel giornalismo, sostenitore dei diritti degli omosessuali, ammiratore di Nietzsche e Seneca, Barton è un personaggio controverso, con una storia segnata da episodi di violenza ricorrenti. Lo ha ammesso anche in tribunale a Londra, quando, sollecitato dal giudice, ha confessato di essere “una persona che perde la calma”. Originario di Huyton, sobborgo di Liverpool, è il maggiore di quattro fratelli, uno dei quali, Michael, condannato all’ergastolo per un omicidio motivato da odio razziale di uno studente di origine giamaicana. L’ex calciatore è stato cresciuto dalla nonna quando i genitori si separarono.
Il suo curriculum è impressionante. Il 13 marzo 2007, fu arrestato con l’accusa di aggressione e danneggiamento dopo una lite con un tassista a Liverpool. Fu scagionato nel maggio 2008, dopo che suo cugino, Joshua Wilson, si assunse la colpa dell’episodio. Il primo maggio 2007, l’aggressione in allenamento a Dabo, colpito più volte, lasciato privo di sensi e ricoverato in ospedale con diverse ferite alla testa, tra cui un sospetto distacco della retina. Barton fu arrestato due settimane dopo e rilasciato su cauzione. Il primo luglio 2008, arrivò la condanna a quattro mesi di carcere con sospensione della pena, più 200 ore di servizi sociali e il pagamento di 3000 sterline di risarcimento a Dabo. Il 4 giugno 2012, un’altra rissa, all’esterno di un night club a Liverpool: arresto immediato e, un mese dopo, l’archiviazione. Il 13 aprile 2019, Barton, all’epoca tecnico del Fleetwood Town, aggredì il manager della squadra avversaria, Daniel Stendel, coach del Barnsley. Barton fu fermato, accusato di aver causato lesioni fisiche e rilasciato su cauzione. Il 6 dicembre 2021, Barton fu dichiarato non colpevole. Tra le questioni legali, Joey ha dovuto fare i conti negli ultimi tempi anche con una serie di denunce per diffamazioni attraverso i social.
Più tribunali, quasi, che gol (il totale in 435 gare da professionista è di 37 reti). Più ombre che luci. Ma il personaggio, in linea con le tendenze di questi tempi oscuri, ha un suo seguito. Nel 2011 il giornalista inglese Henry Winter scrisse che forse per Barton era meglio sfogarsi su Twitter. Il problema è che oggi, ormai, anche i social sono una palestra di violenza.
L'articolo Joey Barton a processo per le botte alla moglie: il curriculum di violenza dell’ex calciatore che sui social denigra le donne proviene da Il Fatto Quotidiano.