Libano, media: “Israele ci attacca nel sud, maggiore escalation da due mesi”. Esercito: “Tel Aviv rimanda il ritiro dei suoi soldati”
Torna a crescere la tensione nel sud del Libano. La tv al Mayadeen, vicina a Hezbollah, ha riferito che nelle ultime ore Israele ha effettuato una serie di attacchi che “hanno avuto un’escalation come non si vedeva da due mesi”. In mattinata l’esercito regolare di Beirut ha dichiarato di essere pronto a schierare le sue forze nel meridione, accusando Tel Aviv di “procrastinare” il suo ritiro previsto nell’accordo di cessate il fuoco entro lunedì 27. “C’è stato un ritardo in diverse fasi a causa della procrastinazione nel ritiro dalla parte del nemico israeliano”, ha affermato l’esercito, confermando di essere “pronto a continuare il suo spiegamento non appena il nemico israeliano si ritirerà”.
Venerdì l’ufficio di Benjamin Netanyahu ha affermato che il ritiro graduale delle sue truppe proseguirà oltre i 60 giorni previsti dall’intesa. “Il ritiro dipende dai tempi impiegati dall’esercito libanese per schierarsi nella parte meridionale del Libano – si legge in una nota dello staff del premier israeliano – e applicare l’accordo in modo completo ed efficace, incluso il ritiro di Hezbollah oltre il fiume Litani. Tutto questo avverrà in stretta collaborazione con gli Usa”. La nota sottolinea che Israele non metterà a rischio i suoi cittadini (nel nord) e che l’obiettivo è dare ai residenti la sicurezza per tornare a casa.
Il testo dell’accordo afferma che il processo di ritiro dell’esercito israeliano “non dovrebbe superare i 60 giorni”, quindi l’Idf avrebbe dovuto lasciare il sud del Paese il 27 di gennaio. Le truppe al momento sono dispiegate in diversi villaggi specialmente nel settore est, mentre le forze armate libanesi durante le ultime settimane si sono dispiegate nei villaggi del settore occidentale, da dove l’Idf si è ritirato. Hezbollah, sostenuto dall’Iran, ha avvertito ieri che non avrebbe accettato che l’Idf rimanesse nel Libano meridionale oltre il limite di 60 giorni.
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