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Milan, la lite Conceicao-Calabria è solo la punta dell’iceberg: cosa non torna a livello societario e in campo

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La lite tra Conceicao e Calabria in mezzo al campo, al termine della gara contro il Parma vinta con l’ennesima rimonta per 3-2, è la perfetta immagine e sintesi di un Milan in totale confusione. In campo, e soprattutto fuori. Nonostante le 5 vittorie tra campionato e coppa (e 1 Supercoppa vinta) nelle prime 7 partite dell’allenatore portoghese sulla panchina dei rossoneri, i problemi societari e la contestazione dei tifosi rimangono una costante. Mediocre e sufficiente: il Milan vince di grinta e carattere, ma pecca di qualità e costanza di rendimento. Aspettare di incassare il colpo, prima di darlo. Con la rissa sfiorata a fine partita tra l’allenatore e l’ex capitano. Un atteggiamento, però, che ai piani alti sembrerebbe piacere, come affermato proprio dallo stesso Ibrahimovic durante la conferenza stampa di presentazione di Kyle Walker (e anche sul mercato andrebbe fatta una riflessione per costi e decisioni): “È stata una situazione con grande adrenalina tra due che vogliono vincere. A me è successo spesso una cosa del genere; è già tutto risolto, prima ancora di entrare nello spogliatoio. Cose del genere mi sono successe ovunque, tutti vogliono vincere. Come mi ha insegnato Capello, sono cose che possono fare bene alla squadra. Il mister lavora con grande emozione, così come Calabria. Certe cose è meglio che succedano piuttosto che no, dimostrano che ci tengono. Sono cose che succedono, da fuori possono essere brutte, ma l’importante è aver risolto tutto subito dopo la partita”. L’ambiente contesta, Cardinale ascolta e non risponde. Nel frattempo, il Milan si affaccia verso quella che sarà una settimana decisiva per il cammino in Europa e in campionato: prima la sfida a Zagabria (dove la vittoria garantirebbe un posto agli ottavi di Champions League), poi il derby contro l’Inter. Sette giorni per poter cambiare la rotta di una stagione cominciata male e che rischierebbe di finire peggio.

Conceicao-Calabria, l’apice di un disordine societario (e tattico)
Calci alla bottiglietta, sguardi provocatori e di chiaro nervosismo. Poi, il putiferio davanti a tutti e in diretta nazionale: a rovinare la festa di una vittoria all’ultimo minuto, ci hanno pensato Conceicao e Calabria (agli ultimi mesi in rossonero e privato della fascia di capitano). Perché non aspettare qualche minuto e confrontarsi in spogliatoio? Parlare poi davanti ai microfoni e cavarsela con frasi di circostanza (minimizzando l’accaduto) non può di certo essere la soluzione a tutti i problemi. Sicuramente, uno scontro che ha messo a nudo il tipo di ambiente che si respira a Milanello, tra tensione, disordine e contestazione della curva con l’ormai celebre “Cardinale devi vendere, vattene!”. Che è poi lo stesso mood che influenza i 90’ dei rossoneri, in ogni partita. Poche idee e confuse sotto il piano tecnico-tattico e chi dovrebbe essere il punto fermo si fa panchinare dopo 45’ (nonostante Conceicao abbia giustificato la scelta di cambiare Theo e Leao per una questione di “gestione di forze fisiche“). E quando la squadra si trova in svantaggio ecco l’arrembaggio finale che, fino ad ora, ha sempre premiato i rossoneri: 4 rimonte, altrettanti successi. Frutto di una reazione nervosa, ma non di un pensiero e un concetto ragionato. Sinonimo di una squadra viva, ma allo stesso tempo esagitata e non serena. Così il Milan in campo, e fuori, è una bomba a orologeria: pronta a scoppiare in qualsiasi momento – come già accaduto a momenti alterni – e senza nessuno che sia in grado di disinnescarla. Mentre Conceicao alimenta un ambiente smarrito e tumultuoso con decisioni rigide e intoccabili.

Milan, 34 punti dopo 22 giornate: non succedeva da cinque anni
Bisogna tornare indietro di cinque anni per vedere un Milan così poco performante in Serie A: era dalla stagione 2019/2020, infatti, che i rossoneri non collezionavano così pochi punti in campionato dopo 22 giornate. 32 all’epoca, 34 oggi. Una costante? Anche in quell’occasione, ci fu un cambio in corsa sulla panchina: da Giampaolo a Pioli nel 2019, da Fonseca a Conceicao in questa stagione. Anche in questo caso, la società ci ha messo del suo: acquisti non funzionali per spese folli e non richieste. Un caso lampante è stato il tesseramento di Emerson Royal che, infortunio a parte, è stato un chiaro – anche se indiretto – mea culpa della dirigenza. L’arrivo di Walker non è di certo un caso (quando il problema dei rossoneri è soprattutto nella fase realizzativa). Così il “sergente di ferro” Conceicao vince ma, per ora, non istruisce. Cambiano le regole, gli orari e anche il capitano, ma non la società: sempre più assente e in silenzio. E con l’ombra dello scontro in pubblico tra l’allenatore e Calabria che rimane, al di là delle parole di Ibrahimovic, una ferita aperta e significativa.

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