Il delta del Po e ‘Gli uomini pesce’ di Wu Ming 1: un’operazione dal valore letterario e divulgativo
Delta è la quarta lettera dell’alfabeto greco avente in maiuscolo forma triangolare (Δ). L’origine della parola ‘delta’ per indicare ambienti geografici e corpi geologici depositati in ambienti marini e lacustri viene solitamente riferita ad Erodoto che nel V secolo a.C. la usò per indicare l’area pianeggiante, con in pianta una forma simile a quella della lettera Δ, posizionata alla foce del fiume Nilo. Alcuni studi però sostengono che la corretta origine della parola delta, come concetto geografico e geologico generale, vada collocata alla fine del 1700 quando Edward Gibbon (storico, scrittore e politico inglese) la usò per descrivere il Delta di Mesola. Questo ci porta direttamente all’ultima fatica di Wu Ming 1 Gli uomini pesce ambientata sul Delta del Po o come indicato nel romanzo il cosiddetto delta storico o fossile, e con protagonista L’isola di Ariano, […]. Mesola.
Il romanzo Gli uomini pesce rappresenta un prezioso contributo che tiene insieme, come un’orchestra che suona su delicati registri sonori, eventi storici su scale temporali differenti ma tutti di bruciante attualità – dalla pandemia al fascismo nel Ferrarese, fino ai cambiamenti naturali e antropici registrati nel Delta del Po – in un tripudio di soniche convergenze. Wu Ming 1 porta (anche in sidecar) i lettori a far conoscenza della zona del basso Ferrarese e del suo Delta, ponendo l’attenzione sull’importanza di dinamiche che sembrano distanti da noi, e di cui ci accorgiamo solamente in caso di eventi drammatici. Conoscenza del territorio, e dei suoi valori e rischi, che per i nostri avi rappresentava un bagaglio importante e che ora è largamente ignorato. Rifacendosi al caso di Igor il russo, le cui leggende hanno affollato le pagine dei quotidiani nazionali, Wu Ming 1 fa dire ad un suo personaggio che “Per i giornalisti Igor conosce questi posti meglio di chi ci vive, perché chi ci vive pare conoscerli poco”.
Questo romanzo rappresenta quindi un’operazione che ha sia valenza letteraria che divulgativa. Ha il pregio di fornire, in una chiave narrativa di piacevole lettura, un valido aiuto comunicativo per tradurre e mostrare il ruolo e l’impatto di processi geologici su eventi passati e futuri. Conoscere il territorio in cui si vive dovrebbe essere parte imprescindibile del bagaglio culturale di ciascuno di noi. Il tipo di paesaggio in cui viviamo plasma il nostro modo di pensare e i nostri orizzonti. Conoscere la storia geologica del territorio implica non essere sorpresi dal verificarsi di determinati eventi, a volte catastrofici. Un processo di conoscenze che porta a saper apprezzare e rispettare il territorio ed essere preparati ai cambiamenti, e vivere in simbiosi e amare l’ambiente piuttosto che volerlo dominare e adattare ai nostri interessi.
Negli ultimi 7000 anni, l’essere umano si è progressivamente adattato ai delta costruendo una forte relazione, ma anche generando profonde modifiche biologiche e fisiche. Ad oggi è stimato che circa 600 milioni di persone nel mondo, chiamati lowlanders, vivano o lavorino sui delta e siano esposte alla minaccia incombente dell’innalzamento del livello globale del mare accelerato dal cambiamento climatico. Innalzamento amplificato in alcune aree da un fenomeno chiamato subsidenza, che indica l’abbassamento del suolo legato sia a fenomeni naturali che all’estrazione di risorse energetiche e acqua per usi urbani, industriali e di irrigazione. Ai lowlanders si contrappongono gli uplanders, rappresentati da chi vive a monte dei delta, che con azioni come la costruzione di dighe possono ridurre l’apporto di sedimento verso la foce del fiume. Sedimento che rappresenta elemento necessario alla sopravvivenza del delta e al mantenimento del suo ambiente costiero e biodiversità, e per prevenire e contrastare fenomeni di erosione e subsidenza.
In ambito scientifico, e con importanti ricadute sociali, un recente lavoro pubblicato sulla rivista Nature Sustainability – che vede tra i coautori di un team internazionale il Prof. Alessandro Amorosi (Università di Bologna) e il Prof. Vittorio Maselli (Università di Modena e Reggio Emilia) – ha sollevato l’attenzione su come senza interventi che mitighino – o ancora meglio riducano – l’impatto climatico sarà estremamente difficile preservare i sistemi deltizi e gli ecosistemi ad essi associati. In particolare, lo studio sottolinea che, senza misure per la riduzione delle emissioni e senza strategie di mitigazione, il futuro delle aree soggette a progressiva sommersione potrà essere caratterizzato dall’abbandono delle terre e da flussi migratori su larga scala verso regioni più ospitali. Questo perché i modelli di previsione mostrano che il corrente tasso di risalita porterà ad un estremo innalzamento del livello del mare, con i delta, prima propaggine affacciata sul mare, che rischiano di finire progressivamente sommersi, rendendo impossibile la presenza umana in queste aree e compromettendo la millenaria interazione tra società umane e ambienti deltizi.
Lavori come Gli uomini pesce sono quindi importanti per portare al centro delle discussioni, in ambienti anche non scientifici, i rischi che i delta attuali stanno correndo e l’impatto che cambiamenti nel loro equilibrio potranno avere sulle persone che ci vivono. Nel romanzo, Ilario fa un atto di ‘restanza’ scegliendo di vivere e morire nel suo Delta. È quindi interessante scoprire come Letteratura e Geologia hanno negli ultimi tempi affrontato e sollevato l’interesse su aspetti e problematiche che hanno un impatto sulle persone e sulla sostenibilità dell’area del Delta del Po. Due discipline, come due sono i desideri espressi da Antonia alla fine del romanzo, che dovrebbero agire sempre più in modo dinamico così come fanno mare e terra nel loro continuo rincorrersi, mordersi e baciarsi.
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