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IL Fatto Quotidiano
Январь
2025

Beko, spiraglio per la trattativa: l’azienda “valuta investimenti” ma insiste sulla chiusura di Siena. Schlein al presidio dei lavoratori

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Nessuna procedura di licenziamento, almeno per il momento. Beko si dice disponibile a rivedere il piano aprendo a una revisione delle chiusure di Comunanza e della linea di Cassinetta, ma niente passo indietro per quanto riguarda lo stabilimento di Siena. È questo, secondo quanto trapela, il punto della multinazionale alla riunione del tavolo al ministero delle Imprese e del Made in Italy, presieduto dal ministro Adolfo Urso, con i sindacati e la stessa azienda.

Beko valuta 300 milioni di investimenti – Beko Europe ha condiviso oggi, nel corso del tavolo al Mimit, un “aggiornamento” del piano già presentato lo scorso 20 novembre. Nello specifico, l’azienda sta valutando “un investimento di circa 300 milioni di euro – di cui un terzo sarà destinato alla ricerca e sviluppo – in funzione di ulteriori discussioni e della stabilità delle proprie attività in Italia”, riferisce una nota dell’azienda al termine dell’incontro. L’azienda, si legge ancora, ribadisce “il proprio impegno a continuare le interlocuzioni con governo, parti sociali e istituzioni locali nello spirito di miglior collaborazione possibile” per individuare “soluzioni concrete che rendano la produzione e le attività che resteranno in Italia ed in Europa sostenibili nel lungo periodo”.

Sindacati: “Presupposto minimo per iniziare una trattativa” – “La disponibilità di Beko a iniziare un confronto su un nuovo piano industriale, senza aprire la paventata procedura di chiusura e di licenziamento, costituisce il presupposto minimo per iniziare una trattativa. Tuttavia le disponibilità aziendali sono ancora estremamente generiche“, scrivono in una nota Fim, Fiom, Uilm e Uglm. “Beko ha parlato di un piano di investimenti più cospicuo pari a 300 milioni di euro, ha fatto intravedere la possibilità di non chiudere Comunanza e di prevedere un percorso di tre anni per Siena, dove comunque ribadisce la volontà di cessare la produzione“, spiegano i sindacati sottolineando che “grazie alla lotta dei lavoratori”, governo e istituzioni locali hanno offerto il loro sostegno a supportare gli investimenti e a acquistare l’immobile di Siena, garantendone la destinazione industriale. “Rivendichiamo che tutte queste prese di posizione si traducano in proposte concrete già nel prossimo incontro previsto per il 10 febbraio. Finché non sarà garantita la continuità produttiva e occupazionale per tutti i 4.400 lavoratori italiani, continua non solo il confronto ma anche la lotta”, ribadiscono le sigle sindacali.

Urso: “Tre settimane per individuare migliori soluzioni” – “Inizieranno ora tre settimane di confronto nel merito con le parti, per individuare le migliori soluzioni da portare al tavolo che è mia intenzione convocare entro il mese di febbraio”, ha detto, secondo quanto si apprende, il ministro Urso nel corso del suo intervento conclusivo al Tavolo Beko. “Abbiamo necessità di approfondire i temi emersi: investimenti, occupazione e agibilità del sito produttivo di Siena” ha aggiunto il ministro, annunciando che nei prossimi giorni sarà convocato “un incontro tra la proprietà, Mimit e Invitalia, per analizzare gli aspetti relativi agli incentivi e ai sostegni necessari a supportare gli investimenti annunciati da Beko, che mi auguro possano essere supportati anche dalle Regioni interessate”. “Avvieremo, inoltre – ha aggiunto Urso -, il dialogo con le rappresentanze sindacali e il ministero del Lavoro per affrontare le questioni legate alla salvaguardia dei livelli occupazionali per noi assolutamente centrale. Nel contempo, con la Regione Toscana e il Comune di Siena, ci impegniamo a definire una soluzione per lo stabilimento della città, puntando a creare le migliori condizioni per il subentro di un nuovo investitore dopo dicembre 2027″, ha concluso Urso.

L’annuncio delle chiusure e i nuovi spiragli – A dicembre i turchi, controllati da Arçelik, avevano annunciato la chiusura degli stabilimenti di Comunanza e Siena, oltre alla dismissione della linea del freddo a Cassinetta di Briandronno e all’efficientamento di diverse aree (commerciale, funzioni regionali e ricerca e sviluppo) per un totale di 1.935 esuberi, il 44% della forza lavoro in Italia, alla fine del 2025. Ora la retromarcia, nonostante appena due mesi fa, Beko avesse parlato di fabbriche in perdita “in ogni scenario considerato” e “nonostante i massicci investimenti”. Insomma, la capacità produttiva è in “eccesso”, spiegò l’azienda, rispetto alla domanda e c’è la “forte concorrenza” dei produttori asiatici. Al netto delle difficoltà del mercato, i sindacati avevano lanciato l’allarme quasi un anno fa, quando Arçelik ha chiuso l’accordo con Whirlpool per la nascente Beko Europe poiché era lampante la presenza di stabilimenti “doppioni” che assemblano prodotti simili a quelli che escono dalle fabbriche italiane. Non solo: l’intesa prevedeva “sinergie” sui costi per oltre 200 milioni di euro. Da qui l’allarme dei metalmeccanici che avevano detto in chiaro come acquisizioni di questo tipo “comportano forti rischi industriali e occupazionali, a causa delle ottimizzazioni dei costi”. In una relazione del 30 luglio sul secondo trimestre 2024, Beko aveva inoltre spiegato che avrebbe lavorato sulla complementarietà e la riduzione degli stabilimenti-fotocopia, annunciando già il taglio di 2mila impiegati nel triennio e sinergie che avrebbero portato a un impatto da 300 milioni di euro per anno nel prossimo quinquennio. Poi ha subito chiuso due stabilimenti in Polonia e uno in Gran Bretagna spiegando che non erano sostenibili.

Schlein al presidio dei lavoratori – Durante il tavolo, fuori dal ministero si è tenuto un presidio dei lavoratori Beko. È arrivata anche la segretaria del Pd Elly Schlein per portare la solidarietà: “Siamo qui con lavoratrici e lavoratori della Beko per chiedere di ritirare gli esuberi e le chiusure annunciare al 31 dicembre degli stabilimenti”, ha detto Schlein. “Sono stata io stessa – ha sottolineato – davanti a quello di Siena ma qui c’è Fabriano, Comunanza, Varese: sono qui tutti insieme per difendere non solo il loro posto di lavoro ma anche il futuro industriale del Paese, da questa discussione, che seguiremo anche con i nostri sindaci e parlamentari vogliamo risposte concrete: vogliamo un piano industriale serio e il ritiro di questi licenziamenti e della data di scadenza perché questi lavoratori, mi dicevano, non sono come lo yogurt, non hanno data di scadenza“.

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