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IL Fatto Quotidiano
Январь
2025

No Peace No Panel, la proposta per avere più voci di pace nei talk show ferma in Vigilanza Rai: al via la mobilitazione social

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“A mesi dall’incardinamento della proposta di atto di indirizzo in Commissione di Vigilanza Rai, No Peace No Panel è ancora in attesa di approvazione”. Ha preso il via in queste ore una mobilitazione social che vede protagonisti i sostenitori della campagna No Peace No Panel, un’iniziativa che punta a garantire una presenza paritaria nei dibattiti sui conflitti, includendo sempre almeno una voce pacifista. La proposta è nata dall’appello “Diamo voce alla pace”, firmato da numerosi giornalisti della Rai e del mondo dell’informazione, intellettuali e rappresentanti della società civile. L’iniziativa ha raccolto il sostegno del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli, della Fnsi, dell’Usigrai, della Cgil e di Articolo21, oltre a quello di numerose associazioni pacifiste come la Comunità di Sant’Egidio, la Fondazione Perugia Assisi, la Rete Italiana Pace e Disarmo, Archivio Disarmo, Un Ponte Per, AOI e molte altre.

L’azione social arriva dopo mesi in cui la proposta di legge è ferma in Commissione di Vigilanza Rai. Nel testo dell’appello “Diamo voce alla pace”, aperto all’adesione sul sito di Articolo21, si sottolinea come nei media italiani la prospettiva pacifista sia assente: “La pace latita sia negli studi televisivi, dove si costruiscono parterre senza la voce dei pacifisti, che sui giornali”. Secondo i promotori di No Peace No Panel, il problema è evidente: “Nel pieno di quella che Papa Francesco ha definito una ‘terza guerra mondiale a pezzi’, il dibattito pubblico è animato quotidianamente dal tema della guerra. Eppure, i rappresentanti dei movimenti nonviolenti non sono quasi mai interpellati, le associazioni pacifiste non compaiono quasi mai tra gli ospiti dei talk televisivi, l’analisi degli scenari è affidata quasi sempre alla voce unica degli analisti geopolitici se non direttamente a militari ed ex militari”.

La conseguenza è una narrazione squilibrata: “Diventa così difficilissimo immaginare percorsi di pace, sviluppare un dibattito che informi i cittadini sulle alternative al bellicismo, stimolare la politica e la diplomazia a costruire quei tavoli e quei confronti necessari a far cessare i conflitti senza ulteriore spargimento di sangue”. La campagna sottolinea come in altri contesti la pluralità delle voci sia garantita: “Se in tempo di pace l’equilibrio si svolge nelle dinamiche tra maggioranza e opposizione, sindacati e imprenditori, procura e avvocati difensori e così via, in tempo di conflitto dobbiamo urgentemente rivedere i nostri schemi. In tempo di conflitto l’unico contraddittorio all’altezza della guerra: è la pace”. L’hashtag #NoPeaceNoPanel sta raccogliendo in queste ore il sostegno di associazioni, sindacati e cittadini, con numerosi post sui social.

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