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IL Fatto Quotidiano
Январь
2025

Assegno di inclusione, Calderone esulta: “26% trova lavoro”. Ma col Reddito di cittadinanza era lo stesso, lo dice il suo ministero

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Le bugie hanno le gambe corte. No, non stiamo parlando della caciara di Meloni sul caso Almasri, ma dei festeggiamenti della ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, che è scivolata sui dati appena pubblicati dall’Inps per l’Assegno di inclusione (Adi) e Supporto formazione e lavoro (Sfl). Già a metà del 2023, una parte dei percettori del Reddito di cittadinanza si era vista togliere il beneficio perché considerata “occupabile” dal governo. A patto di seguire corsi di formazione o altre politiche attive, a loro il governo ha destinato il Sfl da 350 euro al mese, per un massimo di 12 mensilità. “I numeri ci mostrano infatti che abbiamo da un lato garantito i soggetti più vulnerabili e dall’altro il 26% dei nuclei familiari che percepivano il reddito di cittadinanza ha avuto almeno un componente che ha trovato un posto di lavoro”, ha detto la ministra. Insomma, aggiunge, “I dati sull’assegno di inclusione e il supporto alla formazione lavoro ci dicono che abbiamo superato definitivamente il Reddito di cittadinanza”.

Superato? Tra gli “occupabili” beneficiari di Reddito di cittadinanza, “258mila nel 2020, 314mila nel 2021 e 297mila nel 2022 hanno avviato un nuovo rapporto di lavoro mentre erano in misura, vale a dire mentre percepivano il beneficio economico, con un’incidenza percentuale sul totale dei beneficiari pari, rispettivamente, al 19%, al 24,5% e al 22,4%” dice il “Rapporto di monitoraggio sulla gestione e sugli esiti del Reddito di cittadinanza” per gli anni 2020-2023. Non certo anni in cui “i dati sull’occupazione sono i migliori di sempre”, come può dichiarare oggi la ministra. No, erano gli anni della pandemia. Eppure la platea degli “sfaticati” percettori del Reddito non si davano da fare meno degli “occupabili” di Calderone. Certo, i contratti a tempo determinato erano solo il 19% e più della metà di quelli a termine non superava i 3 mesi. Ma sul fronte della precarietà le cose non sono certo migliorate, anzi. La differenza è che il Supporto formazione e lavoro da 350 euro (recentemente aumentati a 500), ha una durata limitata. E se il lavoro a termine finisce o non ne trovi, come accade all’altro 74% della platea “occupabile”, rimani senza nulla, zero, ciao.

Ma c’è di più. Il rapporto citato sul Rdc è proprio del ministero di Calderone. Le percentuali si trovano “a pagina 19, nel paragrafo ‘Beneficiari con almeno un rapporto di lavoro creato in misura attivo nell’annualità'”, le hanno ricordato in una nota Valentina Barzotti, Davide Aiello, Dario Carotenuto e Riccardo Tucci, parlamentari M5s in commissione Lavoro. “Anche se voi avete sempre fatto credere il contrario ai cittadini, insultando pubblicamente padri di famiglia disperati come nel caso della ministra Santanché, oggi rinviata a giudizio e incollata alla poltrona col Vinavil (con l’accusa di truffa all’Inps, ndr), i beneficiari di Reddito a lavorare ci sono andati eccome. Smettetela una volta per tutte con questa becera narrazione”. “Se si guarda ai beneficiari non esonerati, esclusi o rinviati ai Servizi sociali – si legge ancora nel rapporto del ministero del Lavoro – gli individui con un contratto attivo nelle annualità considerate, ammontano a 394mila nel 2020, 421mila nel 2021 e 446mila nel 2022, con un’incidenza in crescita e pari rispettivamente al 29%, 33% e 34%“.

Nello stesso rapporto, il ministero torna poi sulla precarietà dei beneficiari occupati e della conseguente “marcata difficoltà di uscita dalla condizione di povertà che ne ha determinato l’ingresso in misura”. Problema che Adi e Sfl non hanno certo risolto. Anzi, rispetto al Reddito di cittadinanza le braccia delle nuove misure sono decisamente più corte. “Ciò che emerge plasticamente dai dati è che con Adi e Sfl la platea dei cittadini in povertà assoluta che erano coperti ‘dall’ombrello’ del RdC è stata dimezzata. Il fine è chiaro a tutti: fare cassa sulla loro pelle per un totale di 2,3 miliardi di euro“, attacca ancora il M5s. A tanto ammonta il risparmio, sui 7 miliardi stanziati, secondo i numeri dell’Istituto di previdenza. Perché sono 599mila i nuclei famigliari che, in media, hanno percepito almeno un pagamento dell’Assegno di inclusione. Sommati a quanti hanno ricevuto il Sfl, la distanza con la platea del Rdc è evidente: la metà delle persone che beneficiavano del Reddito sono rimaste escluse dal nuovo governo.

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