Trump: “Già avviati i colloqui con la Russia, la guerra in Ucraina deve finire”. Ma i bombardamenti continuano
“Parleremo, credo che faremo qualcosa di significativo presto. Vogliamo che la guerra finisca“. Poche parole senza contorni chiari, ma con un unico obiettivo: mettere la parola fine al conflitto in Ucraina. Donald Trump, parlando coi giornalisti nello Studio ovale, spiega che l’amministrazione americana “ha già avviato” i colloqui e “serie discussioni” con gli uomini dello zar del Cremlino Vladimir Putin, ma i venti di pace non hanno ancora fermato le bombe e i combattimenti, con l’ennesima giornata sanguinosa di vittime tra i civili e i militari e le bombe finite anche sui palazzi del centro di Odessa, patrimonio dell’Unesco. Trump, pur parlando di colloqui avviati, non ha voluto dire chi stia trattando e cosa, ma ci ha tenuto a specificare ancora una volta che se ci fosse stato lui alla presidenza e non Joe Biden la guerra non sarebbe mai iniziata.
Poco più tardi, il suo inviato speciale per l’Ucraina, il generale in pensione Keith Kellogg, ha sottolineato che il raggiungimento della pace “è negli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti“. “Abbiamo un buon piano, solido, e sono ottimista sulle capacità del presidente Trump di raggiungere un’intesa”, ha detto alla Fox News, confermando di intravedere possibile una soluzione entro i prossimi tre mesi, “100 giorni”. Kellogg è poi tornato a ventilare pressioni su entrambe le parti in conflitto per agevolare il negoziato: “Trump sa usare le leve e lo farà”, ha assicurato riferendosi a possibili sanzioni a Mosca e alla riduzione degli aiuti militari a Kiev. E tra le altre questioni di cui si sta discutendo c’è quella delle elezioni presidenziali in Ucraina, tema che Putin utilizza per delegittimare il presidente Volodymyr Zelensky il cui mandato è scaduto. Tra le ipotesi c’è quella di spingere Kiev a indire la consultazione entro la fine dell’anno come primo passo di una tregua iniziale, per poi avviare negoziati per una pace permanente.
Sul terreno intanto, le ultime 24 ore sono state segnate dall’ennesimo massiccio attacco notturno dei russi, che hanno utilizzato oltre 40 missili e più di 120 droni. Almeno 11 civili sono rimasti uccisi, una ventina i feriti compresi tre bambini. Il raid più sanguinoso si è verificato a Poltava, nel centro del Paese. I razzi hanno centrato una palazzina di cinque piani, che le immagini mostrano letteralmente sventrata dagli ordigni. I soccorritori hanno messo in salvo 22 persone scavando tra le macerie. Altre vittime si registrano nelle regioni di Kherson, Kharkiv e Sumy.
A Odessa sono finiti sotto le bombe una quindicina di edifici nel centro storico patrimonio dell’umanità Unesco. Vicino al luogo dell’attacco c’erano anche diplomatici norvegesi rimasti illesi. Il presidente Zelensky ha denunciato il raid come “atto deliberato”, mentre l’Unesco si è unito alla condanna e ha inviato un team nella città per valutare danni e misure di emergenza. Fra gli edifici danneggiati nel bombardamento la sala della Filarmonica di Odessa, l’ottocentesco Hotel Bristol, per lo più ridotto in macerie, e alcuni musei del centro.
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