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“Noi attiviste contro il colosso in difesa della salute. Assolte in tribunale, così intimidiscono i cittadini. Per pagare le cause costrette a fare raccolte di fondi”

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“Il giorno in cui è arrivato l’atto di citazione da 600mila euro, non nascondo che subito mi è venuto da ridere. Mi sembrava una cifra spropositata, assurda, soltanto per aver fatto valere il nostro diritto a difendere il territorio e la salute. Poi però, visto che siamo persone normali, abbiamo un lavoro, una casa, un mutuo da pagare, dei figli, ho cominciato a preoccuparmi. E così anche Lucia”. Eleonora Frattolin, 47 anni, impiegata, assieme a Lucia Mariuz, 48 anni, titolare di una parafarmacia, è la protagonista a San Vito al Tagliamento della battaglia legale contro Kronospan, colosso internazionale della lavorazione di truciolati del legno, che ha chiesto e ottenuto il permesso di un ampliamento produttivo, compresa la realizzazione di una grande caldaia dove bruciare le scorte. Ilfattoquotidiano.it ha dato notizia della recentissima decisione della Corte d’Appello di Trieste che ha dato ragione, anche in secondo grado, alle due portavoce del Comitato ABC, in una causa molto onerosa, ma che ormai sembra all’ordine del giorno in Italia. Per restare in Friuli, basti pensare alle azioni legali avviate dall’acciaieria Danieli contro la raccolta di firme dei cittadini che si sono opposti alla costruzione di un mega-impianto a Marano Lagunare.

Frattolin e Mariuz (assieme a tanti cittadini) contro Kronospan, come Davide contro Golia. Quando è cominciato tutto?
Nel dicembre 2020 Kronospan presenta un progetto di ampliamento che prevede non solo la finitura, come accade adesso, ma anche la lavorazione dei pannelli in truciolato, con gli scarti da smaltire in quella che, secondo l’azienda, è una caldaia, ma che per noi è una specie di inceneritore. Così è nato il comitato dove ABC è l’acronimo di Ambiente Bene per le Comunità.

Un movimento eversivo?
Macchè! Abbiamo seguito tutte le procedure previste dalle norme, presentando osservazioni al progetto, richieste di documenti al Comune, raccogliendo firme per ottenere la cosiddetta ‘inchiesta pubblica’. Si tenne in un auditorio, ma avevamo dovuto far ricorso al Tar perché inizialmente il Comune aveva scelto di fare la riunione all’interno della fabbrica. Le osservazioni non erano solo dei cittadini, ma anche degli uffici regionali Per rispondere, Kronospan ha chiesto all’epoca sei mesi di tempo.

Com’è finita?
Si è svolta la procedura di valutazione di impatto ambientale ed è stata concessa l’autorizzazione integrata ambientale. Così siamo arrivati al giugno 2022. Abbiamo presentato ricorso, ma non è stato accolto dal Tar. Adesso siamo in consiglio di Stato. Dalla nostra parte c’è anche il Comune, dove nel frattempo è cambiata la giunta e sono stati eletti anche alcuni componenti del Comitato ABC. Uno studio epidemiologico sostiene esistano gravi rischi per la salute delle persone visto che le emissioni aumenteranno del 25 per cento le polveri nell’atmosfera. A San Vito al tagliamento si registrano già 70 decessi all’anno legati all’inquinamento atmosferico.

In questo momento l’impianto è fermo ma le cause sono andate avanti…
Nel 2015, quando ero consigliere regionale del Movimento 5 stelle mi avevano querelato per dichiarazioni riguardanti le polveri sottili punto. È stato tutto archiviato. La tegola del maxi risarcimento arriva nel giugno 2022, subito dopo che l’azienda ha ottenuto l’autorizzazione. L’atto di citazione da 600mila euro mi è stato recapitato a casa. Secondo me era un atto puramente intimidatorio e anche poco intelligente per l’entità della cifra richiesta. L’azienda ha inserito tra le voci di spesa sostenute anche riunioni con i dipendenti e gli abbonamenti ai quotidiani locali.

A quel punto cosa avete fatto?
Ci siamo affidati allo studio dell’avvocato Luca Ponti di Udine, che già ci aveva assistito nelle cause amministrative, vista la complessità della vicenda. Nell’estate 2023 abbiamo accolto con soddisfazione l’esito del primo grado, ma quasi subito è arrivata la notifica dell’appello: ‘Ecco, ci risiamo…’ abbiamo pensato. Alla fine ci rimane la soddisfazione di aver visto condannare Kronospan a pagare le spese sia in primo grado, per circa 18 000 euro, che ora in appello, per altri 25 mila euro.

Quanto vi sono costate tutte le cause e i ricorsi?
Circa 70mila euro. Abbiamo potuto farvi fronte, tra giustizia amministrativa e civile, grazie alla raccolta di fondi, con mercatini di vendita di oggetti usati, organizzazione di cene, concerti… Altrimenti non avremmo potuto sostenere le cause e rispondere alle accuse che ci sono state fatte. Da notare che noi non abbiamo mai ricordato tutti i problemi che Kronospan ha avuto in altri Paesi, dalla Romania alla Spagna, dalla Russia alla Gran Bretagna, per questioni ambientali. Ci siamo limitati a tutelare la salute pubblica dei nostri territori.

Una vicenda tribolata e onerosa, ma aver visto la multinazionale che significato ha?
La morale positiva è che la sentenza ha affermato la bontà della nostra posizione e la libertà di critica dei cittadini, a fronte di querele o atti di citazione che vogliono intimidire. So di altri gruppi che ci pensano due volte prima di prendere posizione, temendo ritorsioni legali.

L'articolo “Noi attiviste contro il colosso in difesa della salute. Assolte in tribunale, così intimidiscono i cittadini. Per pagare le cause costrette a fare raccolte di fondi” proviene da Il Fatto Quotidiano.




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