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“Insegno a Melbourne, senza rimpianti. In Italia guadagnerei di meno con lo stesso costo della vita. E qui c’è tutela dei beni comuni”

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“In Australia se lavori non hai il problema di come arrivare a fine mese, se vai in un parco alle due di notte non trovi una situazione rischiosa e se hai i soldi puoi aprire un’impresa con un click da casa”. Sono solo alcuni dei motivi che hanno spinto Andrea Pagani, 44 anni, livornese trapiantato a Melbourne, a progettare il proprio futuro nella terra dei canguri. Dopo un’esperienza decennale nella ristorazione ha deciso di vendere la sua attività, oggi insegna Lingua e cultura italiana alla Monash University e lavora in un programma in lingua italiana in radio. “Quando sono arrivato c’erano pochi ristoranti italiani, oggi ne trovi uno di riferimento in ogni quartiere e trovare la burrata o lo spritz al pub è diventato normale. Tanti immigrati, poi, hanno iniziato a fare impresa. Siamo passati dall’importazione del made in Italy al made by italian, con una buona qualità”.

Andrea dopo la laurea inizia a lavorare come montatore per il cinema. La ricerca della stabilità lo porta prima a imparare i segreti della cucina, lavorando come cuoco, e poi, insieme ad un socio, ad aprire un negozio online di prodotti biologici toscani. “Non vengo da una città particolarmente dinamica, volevo provare a vivere all’estero”, confessa. L’occasione si presenta nel 2013 quando un conoscente che esportava prodotti toscani a Melbourne gli propone di lavorare in un ristorante di cui era socio. Con la sponsorizzazione, in tre anni ottiene il visto permanente, al quarto la cittadinanza. “Averla cambia tutto, esisti a livello economico: puoi fare un contratto telefonico o accedere al sistema sanitario pubblico mentre senza sei obbligato a fare un’assicurazione privata. E poi hai più diritti finanziari, sul lavoro, non devi più inghiottire ingiustizie”, sottolinea.

Una volta diventato cittadino australiano gli viene offerta la possibilità di gestire un ristorante e di diventarne socio. “Qui fare impresa molto più semplice, la burocrazia viene smaltita da casa con un click mentre in Italia dovevi aver a che fare con un sacco di enti diversi e tempi infiniti”. Nel frattempo, però, inizia anche un dottorato all’università che durerà quattro anni: “Mi sono trovato a lavorare in ambienti, il cinema e la ristorazione, dove non ci sono orari. L’insegnamento mi avrebbe permesso di averne di normali”. Ed è durante un lavoro di tutoraggio in università che capisce che quella è la strada che vuole intraprendere. Un giorno Andrea viene intervistato dalla Sbs, il network radio australiano che trasmette in sessanta lingue diverse, fa colpo sull’intervistatore e lo chiamano a collaborare al programma in lingua italiana della mattina in cui ancora lavora. Intanto, nel 2020, nasce il figlio Gino. “Mio figlio mi ha fatto capire che la mia vita stava andando da una parte ed era giusto cambiare. Quando il mio socio ha deciso di tornare in Italia per lavoro ho deciso di vendere il ristorante”. Prima, però, Andrea restituisce l’opportunità che gli era stata data facendo terminare la sponsorizzazione per la cittadinanza ad un suo lavoratore.

Dopo il dottorato aveva iniziato ad insegnare Lingua e cultura italiana, cinema compreso, e dopo una battaglia contro il precariato è stato stabilizzato. “Oggi – dice – guadagno di più di quando gestivo il ristorante”. “La domanda su dove far crescere mio figlio me la sono posta ma non è stata una scelta così difficile. Il sistema di istruzione australiano è ottimo, buone strutture per bambini, percezione del rischio bassa, multiculturalità – afferma – . E in Italia con il mio lavoro percepirei un reddito molto inferiore e, da quello che vedo tornando, con un costo della vita ormai quasi simile”. Certo, da immigrato ha potuto vedere “un certo tipo di razzismo ma con la questione etica della colonizzazione e degli aborigeni il discorso di rispettare le diversità è un mantra che insegnano fin dall’asilo”. E poi il rispetto dei beni comuni: “Per fare un esempio nei quartieri ci sono delle aree con barbecue pubblici che tutti possono usare, sempre puliti, in Italia quanto durerebbero? Non è semplice bontà ma anche una frequente e più semplice manutenzione in carico alle amministrazioni cittadine che qui sono divise per circoscrizione e possono agire in autonomia dall’amministrazione centrale”. Dell’Italia, oltre agli affetti, la nostalgia si fa sentire soprattutto “per il nostro patrimonio artistico-culturale, in Australia puoi trovarti a fare chilometri di nulla. Ma non ho rimpianti”.

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