Söder, alleato della Cdu, chiude la porta a Afd: “Con loro danni enormi, sono nemici della democrazia”
“L’Unione e io personalmente garantiamo: non ci sarà assolutamente alcuna cooperazione con l’AfD. L’AfD è il nemico della nostra democrazia, è e rimane l’avversario del sistema”. Mentre in Germania prosegue la polemica dopo la controversa decisione di Merz di mettere ai voti la legge anti-immigrazione contando anche sul sostegno dell’AfD, Markus Söder, governatore della Baviera e leader della Csu, alleata della Cdu, chiude la porta a un possibile asse col partito di ultradestra. Söder ha definito Alternative für Deutschland “in gran parte un partito radicale di destra, anticostituzionale“, capace di causare “danni enormi” alla Germania “con i suoi piani assurdi“. Ha ricordato che AfD “vuole uscire dalla Nato, dall’Ue e dall’euro. Rovinerebbe economicamente il nostro Paese e comprometterebbe la nostra sicurezza. Solo la Russia ne sarebbe felice. Ecco perché rimaniamo fermi: mai con l’AfD“, ha ribadito il leader bavarese. Il capo della Csu ha difeso tuttavia l’alleato Merz sulla questione migratoria e la necessità di una svolta in materia di asilo. Tra i franchi tiratori che hanno affossato la stretta sui migranti al Bundestag, ha sottolineato Söder, “non c’erano rappresentanti della Csu“.
Il corteo contro Afd – E a tre settimane dal voto, Berlino si prepara a una mobilitazione di massa per ribadire un chiaro “no” a qualsiasi apertura all’AfD. Il corteo – che sarà accompagnato dallo slogan “La rivolta delle persone perbene: noi siamo il Brandmauer!’ (cioè, il ‘muro di protezione’ contro l’estrema l’ultradestra) – partirà dal Bundestag marciando fino alla Konrad Adenauer Haus, sede della Cdu, dove domani Merz presenterà il suo programma. Tra gli interventi più attesi, quello di Michel Friedman, giurista e filosofo ebreo che dopo quarant’anni ha detto addio alla Cdu in segno di protesta proprio contro le aperture all’AfD. Prenderanno la parola anche l’attivista Luisa Neubauer, la scrittrice Carolin Emcke, l’ex presidente della Chiesa evangelica tedesca Heinrich Bedford-Strohm e Serpil Unvar, voce dell’Iniziativa di Hanau, organizzazione nata per commemorare le vittime dell’attentato del 19 febbraio 2020 e combattere il razzismo e l’estremismo di destra.
Cosa è successo – Friedrich Merz ha pagato l’azzardo dell’apertura all’ultradestra in Parlamento con una solenne batosta, a tre settimane dalle elezioni. La proposta di legge sulla stretta ai migranti, voluta dal leader e candidato cancelliere della Cdu, è stata infatti respinta a sorpresa dal Bundestag a Berlino. Evitando così un risultato temuto alla fine un po’ da tutti, probabilmente anche dal promotore di un’iniziativa politica quanto meno discutibile. Perché nella lettura di molti l’approvazione di un testo giuridicamente vincolante grazie ai voti dell’ultradestra di Alice Weidel sarebbe stato “un danno ulteriore”, dopo la prima mozione passata mercoledì, fra le grida di giubilo di Alternative fuer Deutschland. Bollata dal cancelliere Olaf Scholz come la storica caduta di un “tabù”.
Una seduta parlamentare accesissima, in aula e fuori – tre ore di interruzione dei lavori sono servite ai partiti a negoziare anche dietro le quinte -, ha avuto un esito per nulla prevedibile: 338 voti a favore, 349 contrari (secondo il riconteggio del Bundestag fatto in serata) e 5 astensioni hanno rispedito nel cassetto le norme che avrebbero imposto un indurimento del regime migratorio. Le nuove norme prevedevano ad esempio il blocco dei ricongiungimenti familiari per quanti abbiano ottenuto il diritto alla protezione, ma non all’asilo; e l’ampliamento delle competenze della polizia federale. Una stretta voluta sull’onda dell’indignazione per l’ennesimo attacco col coltello, per mano di un afghano, che nel parco di Aschaffenburg, in Baviera, ha ucciso un bambino di due anni e un uomo intervenuto per salvare i piccoli di un gruppo di un asilo nido.
Di chi è la colpa, o il merito (a seconda della prospettiva) di aver fermato l’approvazione spinta dai conservatori, e appoggiata da liberali, Bsw e Afd? Oltre ai no fermissimi di Spd e Verdi, al momento del voto erano assenti dodici parlamentari dell’Unione Cdu-Csu e ben 16 liberali (due di loro hanno votato contro, 5 si sono astenuti). E questo non può far escludere del tutto che la fronda sia stata pilotata di fronte alla bufera scatenata dal primo caso di collaborazione con Alterativa, due giorni fa, al Bundestag. Assai meno contenta di allora, Alice Weidel, subito dopo, ha sentenziato: “Una vera svolta sull’immigrazione è possibile solo con Afd. Quella che abbiamo visto oggi è l’implosione di un partito conservatore. Friedrich Merz era scattato come una tigre ed è atterrato come uno scendiletto”, l’aggiunta velenosa.
Anche i socialdemocratici continuano a tentare di approfittare il più possibile dell’errore del candidato favorito nei sondaggi: “Merz oggi ha fallito due volte. Nella sua ricerca di una strada verso Afd. E nella ricerca di una maggioranza. I cittadini devono decidere se vogliono un cancelliere del genere in tempi così difficili”, il commento del capogruppo Rolf Muetzenich. Parlando al Bundestag, era stato ancora più duro: “Il peccato ormai resta, ma possiamo ancora chiudere insieme le porte dell’inferno”. Dal canto suo, Merz è apparso sereno davanti alla stampa: “Mi sento rafforzato – ha spiegato alla luce della compattezza dei conservatori -. Mi dispiace che non sia riuscita la svolta sull’asilo, ma questo risultato fa comunque chiarezza su dove siamo noi e dove sono i socialdemocratici e i Verdi“, ha continuato. “È stata una settimana molto vivace, ma il parlamentarismo tedesco ne esce vincente”. Con appena una dozzina di assenti (su 196 deputati) l’Unione di Merz ha effettivamente tenuto: un dato importante dopo le critiche arrivate da Angela Merkel, che ha pubblicamente detto quanto fosse “sbagliato” aprire a una collaborazione con l’ultradestra. Ma l’ex cancelliera, a quanto pare, viene ascoltata sempre di più proprio fra gli avversari: come dimostra il fatto che la sua biografia fosse in bella mostra, in Parlamento, fra i banchi di Olaf Scholz e Robert Habeck.
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