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Un weekend in Val di Fiemme, dove il silenzio delle Dolomiti incontra l’arte contemporanea e la storia millenaria: il nostro itinerario

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Chiudete gli occhi. Immaginate il silenzio ovattato di un bosco innevato, il profumo resinoso degli abeti, il sole che filtra tra i rami e accende di riflessi dorati i cristalli di neve. Sentite il fruscio degli sci che scivolano sulla pista, il ritmo cadenzato dei vostri passi con le ciaspole ai piedi, l’eco lontana di una melodia che nasce dal cuore di un violino. È la magia della Val di Fiemme, un angolo di paradiso incastonato tra le Dolomiti, un luogo dove la natura suona una sinfonia di silenzi, dove la storia si intreccia con la leggenda e dove l’arte contemporanea dialoga con la maestosità delle montagne. Un luogo dove si può sciare sulle orme dei campioni olimpici e perdersi tra boschi incantati, alla ricerca del legno che dà voce ai violini

Dimenticate le affollate piste da sci e il frastuono degli après-ski più mondani. Qui, nella Val di Fiemme, incastonata tra le maestose Dolomiti e con vista sulle Pale di San Martino, il tempo sembra essersi fermato, avvolto nel silenzio di una natura ancora incontaminata. Un itinerario fuori dalle rotte del turismo di massa, dove il paesaggio mozzafiato si fonde con una storia millenaria e le piste della leggendaria Marcia Longa, gara iconica di sci di fondo, e dove nel 2026 si svolgeranno ben 32 gare delle Olimpiadi di Milano-Cortina. Sì, la Val di Fiemme si prepara a diventare un palcoscenico mondiale. Ma la sua anima autentica, quella che la rende unica, risiede altrove: nella pista di fondo più grande d’Italia, con i suoi 80 km di circuiti, nei boschi sonanti di abete rosso, legno prediletto da Stradivari per la sua straordinaria capacità sonora, e nella Magnifica Comunità di Fiemme, un’istituzione secolare che custodisce gelosamente questo territorio. Qui, dove lo sguardo si perde tra le vette del Latemar e delle Pale di San Martino, le sagome imponenti del Lagorai e la Foresta di Paneveggio con i suoi celebri abeti di risonanza, si respira un’atmosfera unica, intrisa di storia e di passione per lo sport.

Un weekend tra sport, natura e cultura
Il weekend in Val di Fiemme non può che iniziare con l’immersione totale nella natura. Agli amanti dello sci di fondo, la valle offre un vero e proprio paradiso: 80 km di piste che si snodano tra boschi innevati e panorami mozzafiato. Per chi preferisce un’esperienza più tranquilla, una ciaspolata a Passo Rolle è l’ideale per godere della vista spettacolare sulle Pale di San Martino, magari al tramonto, quando le cime si tingono di rosa. In valle, lo sci nordico è una vera e propria religione. Non a caso, la valle vanta un curriculum sportivo di tutto rispetto: tre mondiali di sci nordico, oltre 400 gare di Coppa del Mondo di fondo, salto e combinata nordica, lo Skiri Trophy XCountry (il mondiale di fondo dei bambini) e, soprattutto, la leggendaria Marcialonga, che ogni anno attira oltre 250.000 appassionati da tutto il mondo. E non stupisce che proprio la val di Fiemme sarà protagonista con 32 gare delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano Cortina 2026, i primi giochi olimpici diffusi, a cavallo di tre regioni alpine. La tradizione dello sci di fondo in Val di Fiemme ha radici profonde, che risalgono al 1968, quando Franco Nones conquistò l’oro olimpico nella 30 chilometri a Grenoble e diede il via alla nascita della Marcialonga nel 1971. Da allora, la valle ha sfornato una lunga serie di campioni, da Giorgio e Bice Vanzetta a Cristian Zorzi, Antonella Confortola, Lidia Trettel e Giacomo Bertagnolli. La particolare morfologia del territorio, con i suoi ampi spazi e i suoi dolci pendii, la rende il luogo ideale per lo sci di fondo. Tra i percorsi più celebri, gli anelli a Lago di Tesero, tecnici e impegnativi, e la rete di piste al Passo del Lavazè, varie e ultrapanoramiche, situate a 1800 metri di quota, su un altopiano a cavallo tra Trentino e Alto Adige, con le scenografiche creste delle Dolomiti a fare da sfondo. A Passo Lavazè, i quasi 80 chilometri di piste si distendono tra pascoli e pinete, lontano dai centri abitati, offrendo tracciati adatti a tutti, dai principianti agli esperti. I novizi possono cimentarsi sulla pista azzurra Campiol, un percorso sinuoso che regala la vista sul Corno Bianco, il Corno Nero e le Dolomiti del Latemar.

Passo Lavazè e Passo Rolle: sci e ciaspole tra panorami ineguagliabili
Per chi ama lo sci tradizionale, invece, le cinque aree sciistiche della Val di Fiemme, parte del vastissimo carosello del Dolomiti Superski, offrono oltre 110 chilometri di piste, servite da cabinovie e seggiovie di ultima generazione. Sul Cermis, di fronte a Cavalese, si può affrontare la mitica nera Olimpia, una delle discese più lunghe delle Dolomiti. Nello Ski Center Latemar, raggiungibile da Pampeago e Predazzo, si scia sempre al sole, sopra il livello della vegetazione, e si può fare una sosta sulla pista Agnello per ammirare le installazioni di RespirArt, uno dei parchi d’arte più alti al mondo. A Passo Rolle, sotto le imponenti Pale di San Martino, un comprensorio più raccolto, con 15 chilometri di piste, offre emozioni uniche lontano dalla ressa dei grandi comprensori: qui si trovano la nera Paradiso, teatro di gare internazionali, e la pista Castellazzo, vicina al Cimon della Pala, il “Cervino delle Dolomiti”.

I Boschi Sonanti: dove Stradivari trovava il legno per i suoi violini
Il viaggio alla scoperta della Val di Fiemme prosegue poi tra i suoi “boschi sonanti”, un’esperienza sensoriale unica, un luogo dove la natura si fa musica. Qui crescono gli abeti rossi di risonanza, alberi dalle caratteristiche uniche, prediletti dai maestri liutai, tra cui il leggendario Antonio Stradivari, per la costruzione di violini dal suono ineguagliabile. Si narra che Stradivari stesso si aggirasse nella Foresta di Paneveggio, oggi conosciuta come la “Foresta dei Violini”, alla ricerca degli alberi perfetti, con tronchi privi di nodi, dalla fibra fine, dritta e regolare, cresciuti lentamente e in modo costante, senza subire gli stress di bruschi cambiamenti climatici o ambientali. Questi abeti, infatti, possiedono un legno particolarmente elastico, capace di trasmettere il suono in modo eccezionale, grazie anche ai canali linfatici che, come minuscole canne d’organo, creano una naturale cassa di risonanza. Per preservare queste preziose caratteristiche, gli alberi vengono abbattuti in luna calante, tra ottobre e novembre, quando il tronco contiene meno linfa. Un tempo, la Piccola Glaciazione che caratterizzava il clima del Sei e Settecento, unita all’assenza di fenomeni di degrado, favoriva la crescita di esemplari perfetti, che resero celebri in tutto il mondo i violini Stradivari e dei liutai cremonesi.

La Foresta dei Violini è un luogo magico, dove arte, folklore e botanica si intrecciano in un racconto affascinante. Un racconto che potrete rivivere visitando la foresta, raggiungibile dal Centro Visitatori di Paneveggio, poco distante dal Lago di Forte Buso, percorrendo la statale 50 che da Predazzo sale verso Passo Rolle. Camminando tra questi alberi secolari, potrete quasi sentire l’eco delle note dei violini che da essi hanno preso vita, e comprendere appieno perché la Val di Fiemme sia considerata una culla di eccellenza, non solo naturalistica, ma anche artigianale e artistica. Un luogo dove la natura, con la sua perfezione, ha ispirato e continua a ispirare la creazione di capolavori senza tempo. Oggi il Corpo Forestale sta cercando di salvaguardare in tutti i modi quel che resta di questi straordinari boschi, decimati prima dalla tempesta Vaia del 2018 e poi dal bostrico, il Covid dell’abete rosso. La Val di Fiemme continua comunque a fornire il pregiato legno di risonanza, circa una decina di metri cubi all’anno, alla fabbrica di tavole di risonanza per pianoforti di Tesero, ai liutai cremonesi e al mercato giapponese, leader mondiale nella costruzione di tavole armoniche. Per approfondire la conoscenza di questo legno unico, merita una visita la xiloteca di Paneveggio, gestita con sapienza e lungimiranza dalla Magnifica Comunità: qui sono custoditi i tagli di legno armonico raccolti negli anni, in attesa che i maestri liutai li scelgano e li acquistino per realizzare i loro strumenti. A poca distanza, il Parco dei cervi, all’interno del Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino, permette di osservare da vicino cervi, camosci e caprioli nel loro ambiente naturale.

La Magnifica Comunità: un’istituzione millenaria
La storia della Val di Fiemme è indissolubilmente legata alla Magnifica Comunità, un ente che dal 1111 amministra il territorio con uno spirito comunitario e un’attenzione alla sostenibilità che ha pochi eguali al mondo. Un patto stipulato a Bolzano con il Principe Vescovo di Trento, che riconosceva a questa valle un’autonomia amministrativa in cambio di tasse e giustizia: nasceva così un’enclave unica, un insieme di genti provenienti da 8 “regole” (paesi), oggi diventate 11, che si estendono dalla Val di Fiemme fino a Moena e Truden, in Sud Tirolo. Una visita al cinquecentesco Palazzo della Magnifica Comunità a Cavalese è un tuffo in questa storia affascinante. Oggi museo, con una pinacoteca che espone le opere dei pittori fiammesi della “golden age” del Settecento, un tempo ospitava anche il tribunale e le carceri. Qui potrete ammirare l’archivio storico, che conserva documenti dal Duecento, e scoprire come la Comunità gestisca ancora oggi boschi, prati, malghe e un’importante segheria, in un sistema di economia circolare che recupera persino gli scarti del legno per produrre energia termica.

Cavalese: tra storia e arte contemporanea
Cavalese, la cittadina cuore pulsante della valle, vi sorprenderà con i suoi palazzi storici, testimonianza della ricchezza portata dai mercanti di legname nel Settecento, e con il suo inaspettato Museo di Arte Contemporanea. “Nessuno si aspetta un museo contemporaneo a Cavalese”, afferma l’assessore alla cultura Beatrice Calamari, sottolineando l’unicità di questo luogo, che vanta “un museo ogni 2000 abitanti”. Grazie alla direttrice Elsa Barbieri, la galleria sta vivendo una nuova stagione di rilancio e si fa promotore di un dialogo profondo tra arte e territorio, come testimonia la mostra “Le stelle che non ti ho detto”, la prima dedicata alle opere tessili di Fulvio Morella, ricamate in un personale “braille stellato“. Curata dalla stessa Barbieri insieme a Sabino Maria Frassà, direttore di Cramum, la mostra è un viaggio nell’intimo e nell’universale, un invito a “toccare il cielo con un dito“, come suggerisce Frassà, citando il gesto michelangiolesco della Creazione di Adamo. “Da sempre, l’essere umano alza gli occhi al cielo in cerca di salvezza, speranza e sogni”, afferma Frassà. E proprio al cielo, alle stelle, Morella dedica la sua ricerca artistica, iniziata nel 2022. Dal 1° febbraio al 29 giugno si potranno ammirare diciotto opere, diciotto “citazioni” che spaziano da La Bibbia a San Francesco, da Seneca a Nietzsche, passando per Freud, Jung, Baudelaire, Emily Dickinson e Saint-Exupéry, fino a Pierangelo Bertoli e al poeta serbo Miodrag Pavlović.

Le sue opere, come Pupille, Sipari, Flash e Montagne, sono un inno alla fragilità e alla forza dell’essere umano, un invito a guardare oltre il visibile, a “vedere chiaramente le oscurità”, come scriveva Freud. “L’eternità è un bel posto: me lo tengo stretto in questi tempi oscuri”, scriveva Miodrag Pavlović in una citazione ripresa da Morella. Un’eternità che l’artista ci invita a riscoprire dentro di noi, in quelle “stelle non dette”, in quei pensieri e sentimenti inespressi che brillano nel profondo della nostra anima. Il “braille stellato” di Morella diventa così un linguaggio universale, un ponte tra il visibile e l’invisibile, tra la materia e lo spirito. “La perfezione non ha limiti”, afferma l’artista, citando Richard Bach ne Il gabbiano Jonathan Livingston. Una ricerca della perfezione che non è mero esercizio estetico, ma una tensione profonda, un moto interiore che si plasma e si riflette nella materia, trasformando l’arte in uno strumento per farci tendere, sfiorare e abitare l’infinito.

A cena nella Stube di Sissi o nel Maso dello Speck
Nessun viaggio in Val di Fiemme può dirsi completo senza averne assaporato le eccellenze gastronomiche. Conncedetevi una cena a La Stube di Cavalese, un ristorante storico dove, si narra, amasse cenare la Principessa Sissi. Accomodatevi attorno alla stube al centro della sala, proprio sotto il letto dove un tempo riposava l’imperatrice, e lasciatevi trasportare indietro nel tempo, assaporando i piatti tipici della tradizione trentina in un’atmosfera unica e suggestiva. Per un’esperienza che unisce tradizione e gusto, merita poi una cena il Maso dello Speck, un antico maso trasformato in un tempio dei sapori locali. Qui, dove ancora oggi si producono speck, salumi tipici e altre prelibatezze, potrete non solo acquistare prodotti genuini, ma anche degustarli nell’accogliente ristorante. Lasciatevi tentare dai canederli formaggio e speck, un classico intramontabile, o dalle costine di maiale alla birra di Fiemme, un piatto ricco e saporito che vi conquisterà. E per un pranzo veloce o uno shopping goloso, il Caseificio Sociale di Predazzo e Moena è una tappa obbligata. Qui troverete una vasta selezione di formaggi locali, prodotti con il latte fresco degli alpeggi della valle, e altre eccellenze del territorio. Un’occasione imperdibile per acquistare un souvenir gustoso o per concedersi una pausa all’insegna dei sapori autentici della Val di Fiemme. Un viaggio nel gusto che completerà la vostra esperienza in questa valle straordinaria, regalandovi un ricordo indelebile anche per il palato.

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