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L’aula di Lamezia è inagibile e le udienze di Rinascita Scott si tengono a Catania, i penalisti calabresi protestano: “Gestione militare”

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“Processi di massa, negazione dei diritti”. “Stop al gigantismo giudiziario”. “Non trattiamo numeri”. “La giustizia torni nei tribunali, no agli hangar”. “No alla delocalizzazione dei processi”. Lunedì mattina le Camere penali calabresi hanno protestato mostrando cartelli davanti all’aula bunker di Bicocca, a Catania, dove è iniziato il processo d’appello “Rinascita-Scott”, nato da un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro contro le cosche vibonesi. Le prime udienze si terranno in Sicilia perché, a causa dell’alluvione dello scorso ottobre, si è allagata l’aula bunker di Lamezia Terme, costruita appositamente per il maxi-processo alla cosca Mancuso di Limbadi.

La struttura, di proprietà della Regione Calabria e voluta dall’ex procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, è costata oltre due milioni di euro ma è inagibile da quattro mesi: nonostante sia stata ricavata in una conca al centro della Piana di Lamezia Terme, nessuno in questi anni si è occupato della pulizia dei canaloni né è stata costruita una barriera a tutela dello stabile. Che così, con il maltempo, è letteralmente finito sott’acqua, con l’impianto elettrico andato in tilt. Il ministero della Giustizia ha stanziato i fondi per il ripristino, che però non è stato ancora completato. Non essendoci in Calabria un’altra aula in grado di ospitare 236 imputati con i rispettivi avvocati, il processo è stato trasferito in Sicilia.

Una premessa è d’obbligo: il disagio di dover percorrere centinaia di chilometri e attraversare lo Stretto per celebrare le udienze è reale, sia per gli avvocati che per gli imputati calabresi. Un disagio che i difensori fanno, quindi, bene a lamentare e che peraltro condividono con i magistrati della Corte d’Appello e della Dda di Catanzaro. Lo spostamento a Catania di certo non è un bel segnale per uno Stato che non riesce, dopo quattro mesi dall’alluvione, a ripristinare una struttura giudiziaria così importante. Leggendo il documento diffuso dalle Camere penali “contro l’intollerabile degenerazione del sistema della Calabria giudiziaria”, però, la sensazione è che la protesta finisca per sparare nel mucchio, andando oltre il disagio per la trasferta siciliana e approfittandone per contestare tutti i processi con tanti imputati.

Lamentandosi delle udienze di “Rinascita-Scott”, infatti, i penalisti calabresi parlano addirittura di “gestione militare dei maxi-processi”. In alcuni passaggi la nota utilizza un linguaggio volutamente pomposo e a tratti incomprensibile a chi non è addentro alle dinamiche processuali: “Abbiamo subito il trattamento degli asserviti quando hanno imposto l’agenda ossessiva da 170 udienze all’anno in media per sostenere la marcia forzata a garanzia della permanenza in vincoli dei presunti innocenti. Abbiamo subito il trattamento degli invisibili senza diritto di interloquire nemmeno sulle precondizioni per l’esercizio dignitoso dei diritti difensivi quando ci hanno negato anche l’opportunità di esprimere risposte puntuali o di vista nel calendario delle massime pene e punto le unilaterali distopiche soluzioni per risolvere alla meglio l’agibilità dell’hangar lametino”. “Sulla testa degli imputati e dei loro avvocati”, prosegue il documento, “anche l’obbligatoria udienza di massa verso sedi lontane. Sui loro diritti si scarica il fallimento dell’organizzazione militare della giustizia penale calabrese. Abbiamo accettato le regole aberranti del processo dematerializzato e ci hanno negato anche i “diritti minorati” contemplati dal simile processo tecnologico della contemporaneità”. I penalisti hanno deciso di manifestare “anche per i giudici che dovrebbero soffrire, come noi, la mortificazione del loro ruolo, che non si può esprimere in sintonia con l’alta funzione che svolgono, se non è garantita la dignità dell’imputato e del suo difensore. I diritti della difesa nel processo a gestione militare sono compatibili soltanto con la difesa che non li esercita; perché se sceglie di esercitarli scopre che l’efficientissimo sistema di smaltimento deinemici della società” messo in piedi si incepperebbe”.

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