Millennium racconta gli operatori umanitari in guerra: 356 uccisi nel 2024, un record
Il 2024 si è chiuso con la morte violenta di 356 operatori umanitari, secondo l’Aid Worker Security Database. Un dato senza precedenti, su cui pesa soprattutto la guerra nella Striscia di Gaza. Le vittime totali sono oltre il doppio rispetto a cinque anni fa e quattro volte rispetto a vent’anni fa. Una tendenza che, secondo l’Onu, “s’inserisce in quella più ampia di aumento delle violenze contro i civili nelle zone di conflitto” – anche queste mai così tante dalla fine della Seconda guerra mondiale – in disprezzo alle leggi internazionali e alle Convenzioni di Ginevra.
Parte da qui l’articolo di Maddalena Oliva, vicedirettrice del Fatto Quotidiano, che sul mensile MilleniuM di gennaio (in vendita da gennaio nelle edicole, nelle librerie selezionate e nei principali store online. Acquista subito la tua copia su Amazon o su gli altri store online, oppure scopri come abbonarti qui) descrive la drammatica realtà di chi in guerra ci va non per uccidere, ma per soccorrere i feriti, fornire cibo e generi di prima necessità, assistere le popolazioni colpite.
Oltre al pericolo di vita, il personale delle Ong che opera la fronte è esposto a violenze, detenzioni, traumi psicologici indelebili, come raccontano diversi intervistati. L’articolo è corredato da foto di operatori di Medici senza frontiere all’opera in diverse aree di intervento.
Nello speciale fotografico dedicato a “otttant’anni di guerre e pace”, Millennium, diretto da Peter Gomez, regala ai lettori un inserto pieghevole, curato da Stefano Citati e Francesco Ridolfi, che mostra appunto il doppio volto dei conflitti contemporanei: le aree dove si combatte, dall’Ucraina all’Etiopia, e le zone di intervento delle organizzazioni umanitarie.
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