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Spagna, la riduzione dell’orario a 37,5 ore a settimana aiuterà di più chi lavora part-time, il turismo, l’agricoltura e le donne

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Il governo spagnolo ha dato via libera martedì alla proposta di legge per ridurre l’orario settimanale di lavoro da 40 a 37,5 ore. Il disegno, approvato sulla base di un accordo con i sindacati ma senza l’ok dell’associazione iberica delle imprese, verrà ora sottoposto alla discussione del parlamento e si prevede venga approvato nella seconda metà del 2025, per diventare effettivo a partire dal 2026.

Gli effetti pratici della legge varieranno in base ai settori professionali e alle regioni, in un Paese diviso in comunità autonome e dove le disuguaglianze economiche tra i territori sono molto marcate.

Il ministero del Lavoro di Yolanda Diaz, leader della sinistra che ha fortemente voluto il progetto, prevede che la riduzione dell’orario di lavoro per legge andrà a beneficio di circa 12 milioni di lavoratori, soprattutto quelli che sono impiegati nei settori del turismo. La riduzione dell’orario di lavoro settimanale è a parità di salario, e non inciderà sulle norme sul minimo salariale. Potenzialmente, questo comporta un aumento degli stipendi: le ore extra lavorate oltre le 37,5 settimanali legali, infatti, dovranno essere retribuite come straordinario. Il massimo di straordinari consentiti in Spagna è di 80 ore all’anno e non si prevede che saranno aumentate.

La proposta di legge non prevede una modifica automatica ai contratti esistenti, ma affida alla contrattazione collettiva tra sindacati e imprese il compito definire i dettagli specifici della riduzione dell’orario. Questo significa che alcune categorie potranno ottenere benefici differenziati.

È previsto un periodo di transizione durante il quale le aziende possono adattarsi alle nuove normative e sono stabilite sanzioni pesanti per le aziende che non rispetteranno le nuove regole, con multe fino a 10.000 euro per lavoratore in caso di violazione.

Ci guadagnano di più i lavoratori part-time e le donne – I lavoratori part-time avranno un maggiore beneficio, riequilibrando così anche le disuguaglianze strutturali di genere. L’accordo tra il governo e i sindacati, se verrà confermato dall’iter parlamentare, dà ai lavoratori con lavoro part-time il diritto di continuare a lavorare lo stesso numero di ore di prima, ma queste arriveranno a rappresentare una percentuale maggiore dell’intera giornata lavorativa, il che significa che dovranno ottenere un aumento salariale proporzionale all’incremento. A beneficiarne, si stima, saranno soprattutto le donne, che rappresentano il 75% dei due milioni di contratti part-time interessati dalla riduzione dell’orario di lavoro. Al contrario, il 60% dei 10,5 milioni di dipendenti a tempo pieno che saranno interessati dalla riduzione dell’orario di lavoro sono uomini.

I 4 settori maggiormente interessati dalla riduzione dell’orario – Secondo le stime del ministero spagnolo, in quattro settori di attività il 90% dei lavoratori attualmente è impiegato per più di 38,5 ore alla settimana. Saranno quindi queste categorie a smettere di lavorare più a lungo.

Si tratta, del settore alberghiero e della ristorazione, dove la riduzione media dell’orario di lavoro comporterà per i dipendenti una media di quasi due ore in meno a settimana, del comparto dell’informazione e delle comunicazioni, dove la riduzione dell’orario di lavoro stimato è di 109 minuti, del commercio, che lavorerà 98 minuti in meno a settimana e, infine, del settore dell’agricoltura, dell’allevamento e della pesca, dove si lavoreranno in media 97 minuti in meno a settimana.

D’altra parte, in alcuni settori la misura non avrà alcun impatto. I dipendenti del settore dell’istruzione hanno già un orario di lavoro pari a 34,3 ore settimanali massimo. I funzionari della pubblica amministrazione si fermano a 35,9 ore, e la soglia delle 37,5 non è superata neanche nel settore bancario e assicurativo.

Le differenze regionali: meno nei Paesi Baschi, più al sud e nelle isole – La contrattazione collettiva è molto variabile a seconda delle Comunità spagnole. Oltre la metà dei lavoratori dei Paesi Baschi, per esempio, ha già un contratto con meno di 37,5 ore a settimana. In Navarra la situazione è simile, con un 40% di contratti full time con orario settimanale ridotto. All’opposto nella Comunità Valenciana e nelle Isole Canarie, dove i mestieri del turismo e la ristorazione sono più forti, lavorano meno di 37,5 ore solo il 6,9% e il 7% dei lavoratori, rispettivamente. Più in generale, nella maggior parte delle altre regioni si calcola che sarà interessato dal taglio orario tra il 93% e l’86% dei dipendenti con contratti collettivi.

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