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Giornata della Memoria, dividere tutto in un ottuso dualismo è follia: ecco come rifuggirla

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di Eugenio Lanza

È passata una settimana circa dalla Giornata della Memoria, e in questi giorni non ho potuto fare a meno di ragionare sul suo significato, e interrogarmi sull’effetto che le iniziative associate alla stessa possano avere avuto nel contrasto all’antisemitismo. Quest’anno, probabilmente, tale ricorrenza ha rappresentato un momento più delicato che mai. Nel 2025, infatti, le questioni dell’Olocausto e della storia della comunità ebraica sono purtroppo divenute vittime dell’asfissiante polarizzazione mediatica.

Mettiamo le cose in chiaro: l’antisemitismo non è certo una novità. In questi tempi, però, anche chi non è legato a ideologie odiose si pone una domanda un po’ semplicistica ma forse legittima. Perché il popolo ebraico ha diritto a veder solennemente ricordato il proprio momento più buio dalle istituzioni, mentre quelle stesse istituzioni non riconoscono il genocidio palestinese? Perché addirittura disconoscono le sentenze che condannano il volgare omicida che lo sta attuando? Dall’autunno del 2023 Israele sta portando avanti una strage senza pietà nei confronti di un’intera popolazione inerme, rinchiusa in una prigione a cielo aperto chiamata Gaza. Lì gli ospedali sono i bersagli preferiti del mostro sionista, e nessuno è risparmiato dalla crudeltà delle bombe. Più di 45mila persone sono state trucidate in nemmeno sedici mesi, e Netanyahu è l’incarnazione del male assoluto nel nostro tempo. Ad ogni modo, è necessario ribadirlo, un genocidio non ne cancella un altro.

Purtroppo, questo è però un rischio reale nella nostra società. Osservo infatti un fenomeno pericoloso: l’avanzare del fango di un ottuso dualismo, che annulla il pensiero e trascina verso due sponde alternative: con gli ebrei o contro di loro. Questa è una follia da rifuggire con ogni mezzo, sorta su un antichissimo muro che sembra dividere “noi” da “loro”. Tale barriera è nata forse da convinzioni teologiche autoreferenziali, ma è stata poi eretta senza dubbio su millenni di crudeli persecuzioni. Per combattere tale deriva è allora necessario un mezzo innovativo: la contaminazione. Partendo, ad esempio, dalla conoscenza di personaggi di etnia ebraica che hanno contribuito al progresso dell’intera umanità.

Ve ne propongo cinque. Il primo è Leo Sternbach, chimico nato in Istria nel 1908 ma trasferitosi negli Usa per fuggire dai tedeschi. A lui dobbiamo la scoperta delle benzodiazepine, e la conseguente commercializzazione di una classe di farmaci indispensabili in tutti gli angoli del mondo, che migliorano l’esistenza a milioni di persone. Il secondo è Franz Kafka, vissuto tra Ottocento e Novecento, gigante assoluto della letteratura moderna. Esponente di punta dell’esistenzialismo, ha scritto racconti e romanzi eterni e profondissimi, dove ha esplorato lo scontro intimamente umano contro le crudeli assurdità dello stare al mondo. Il terzo personaggio risponde al nome di Karl Marx, e non necessita di presentazioni. Ateo per scelta ma proveniente da una famiglia di origine ebraica, ha permesso ai posteri di comprendere l’origine delle diseguaglianze materiali nel mondo capitalista. Il quarto è Moni Ovadia: cantante, attore e scrittore italiano di origine bulgara, a noi contemporaneo. Orgogliosamente ebraico e antifascista, è anche fermamente antisionista, e in questi mesi ha denunciato a gran voce la brutalità del genocidio in atto a Gaza. Il quinto ed ultimo è il sociologo Zygmunt Bauman, nato in Polonia nel 1925 in una famiglia ebrea e morto nel 2017. Lottò da giovane contro i nazisti e più tardi contro i negazionisti. Teorico della “società liquida”, a lui dobbiamo un geniale aggiornamento della sociologia marxiana.

Questi giganti, e l’universalità delle loro opere, ci impongono di uscire dalla palude delle polarizzazioni. Si tratterebbe del primo passo verso la Giornata della Memoria che io un giorno auspico possa arrivare. Una giornata in cui si parli con risolutezza di vittime e di carnefici, non ci piove, ma anche di eroi e di un’unica comunità umana.

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